Confesso che quando ho letto di questo episodio, mi sono seduta con fare di chi la sa lunga: "Ah! Ecco! Vediamo adesso che fa il solito arrogante funzionario pubblico!" E ho iniziato a scuotere il dito indice come facevano le maestrine nell'Ottocento. Poi mi sono subito spenta. Vedo questo tizio, che poi è l'autista, che esce mestamente dalla bottega, apre la portiera posteriore come se pesasse tre quintali, appoggia il sacchetto sul sedile, rimonta in macchina e parte, sempre molto mestamente. Allora due sono le cose. O il prosciutto era per il capo, e allora capisco tutta questa mestizia. Oppure era per sé. In quest'ultimo caso, avrei un paio di cose da dire, al nostro caro, triste e dimesso autista di auto grigia con la sirena blu.Intanto, che comprare un etto di prosciutto non è un'attività così disdicevole da provocare un tale stato di prostrazione. Poi, che forse bisognerebbe imparare a fare la spesa in maniera razionale, pianificandola in momenti e luoghi adatti. Di solito non in orario di lavoro e non in zona pedonale quando si guida una macchina. Purtroppo non ci sono abbastanza donne alla guida di auto blu, né a ricoprire importanti cariche pubbliche per poter fare un confronto. Ma mi piace immaginare che una donna non l'avrebbe mai fatto. Non in maniera così dilettantesca (vabbè, forse la Santanchè l'avrebbe fatto e sarebbe anche partita sgommando). Secoli di spesa e di gestione domestica hanno permesso alle donne di sviluppare un senso pratico che non si è perso con l'ingresso nel mondo del lavoro. Cioè, anche io lascio l'auto in seconda fila quando devo comprare qualcosa di urgente al supermercato. Insomma, ogni tanto mi capita. Però quando esco trionfante con il mio prosciuttino, mi scaravento sulla macchina, apro la mia portiera e in un solo gesto, lancio il sacchetto sul sedile affianco, richiudo la portiera, metto la cintura, mi sistemo i capelli e parto, sintonizzando la radio. Tempo medio: 7 secondi, che arrivano a 8 se devo simulare un attacco di cuore per impietosire il vigile che mi sta facendo la multa.Insomma, non mi sento affranta. Fa parte della vita.Ecco, caro autista, mi sento di chiederti: perché sei triste? Non volevi comprare il prosciutto? Ti senti sminuito perché oggi è toccato a te? La ritieni un'attività inutile? Che c'è che non va?E chiedo a voi di essere clementi nei vostri giudizi. Quest'uomo ha bisogno della nostra comprensione. Ha bisogno di essere portato per mano nei meandri della quotidianità. Aiutiamolo.
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