Magazine Cultura
non si tratta di un romanzo, ma di una raccolta di ricordi e di riflessioni. mi è sembrato di leggere un diario sul quale la Yoshimoto abbia voluto annotare, per condividerle, le sue oservazioni sul mondo e certe conclusioni che ha tratto sulla vita. mi hanno fatto sorridere i paragoni tra Giappone e Italia perchè ho avuto l'impressione che il nostro paese e noi italiani siamo visti sotto una luce fin troppo favorevole, perfino idillica. coi Giapponesi invece a volte l'autrice non ci va certo giù leggera, ma in fondo quelli che descrive sono i mali di qualunque società troppo "civilizzata" nella quale gli uomini hanno perso il contatto con la propria anima e sono diventati incapaci di godere delle piccole gioie e delle piccole bellezze. in fondo il messaggio di questo libro vuole proprio suggerirci questo: di imparare a usare il nostro cuore molto più di quanto usiamo il nostro cervello, di riscoprire l'istinto e abbandonare, per quanto possibile, uno stile di vita che ci rende tutti simili a robot. perchè, come dice la Yoshimoto, quando si muore l'unica cosa che si può portare con sè sono i ricordi, e allora è importantissimo costruirsene tanti e belli.