La sveglia suona alle nove. È buio pesto. Nevicava quando siamo arrivati ieri sera e ha continuato a nevicare per tutta la notte. Húsavík è coperta da un manto di neve immacolata. Sul versante della collina alle spalle della città brilla la scritta " 2015 ". A quanto pare le quattro grosse cifre luminose restano accese per tutto gennaio, come per ricordare l'arrivo del nuovo anno alla cittadina un po' addormentata. Le prime luci dell'alba si intravedono verso le dieci e ternta, quando usciamo poco dopo le undici è finalmente giorno.
Il cielo è brillante. Non si intravede neanche una nuvola, situazione piuttosto rara da queste parti. L'aria è limpidissima e intiepidita dal sole splendente. Ma appena si alza un po' di vento il freddo si fa tagliente e i fiocchi di neve fresca arrivano sul viso come fossero proiettili. È una giornata splendida, perfetta per riscoprire gli angoli di Húsavík che conosciamo tanto bene ma che appaiono adesso così diversi. Il faro, a nord della città, è la prima tappa.
Il sentiero che vi conduce, e che parte dalla strada principale, sembra non essere stato percorso da settimane. Ogni passo affonda di mezzo metro nella neve fino al parallelepipedo giallo che si erge sulla scogliera a strapiombo sul mare. Abbiamo un ricordo speciale di questo luogo.
Il 21 giugno eravamo qui, a vedere il solstizio d'estate. Non che sia l'unico giorno estivo in cui il sole si trovi sopra l'orizzonte a mezzanotte, ma per qualche motivo quello non è un giorno come gli altri da queste parti. Avevamo deciso di venire nonostante stesse piovendo ma una volta qui il cielo si è aperto, il sole ha infuocato il mare e tutto l'orizzonte, facendo risplendere il verde dell'erba delle scogliere e il viola dei fiori che in quel periodo colorano i prati.
Più di sei mesi dopo l'atmosfera è totalmente diversa ma identica allo stesso tempo. I tanti colori caldi sono un ricordo, il presente è dipinto di ghiaccio bianco e di mare blu. Ma il silenzio, il tempo che sembra sospendersi, sono gli stessi.
Anche la città sembra in parte diversa. Il porto, pieno di vita in estate, ora è orfano di molte navi e senza passeggeri in attesa, senza guide e capitani indaffarati prima di una partenza. Il campo di calcio, l'unico fazzoletto di terra non coperto dalla neve, è vuoto, senza squadre di ogni sesso e di ogni età che si alternano una dopo l'altra dalla prima mattina fino a tardo pomeriggio. Pochissime persone passeggiano per le poche vie della città. Senza dubbio la città è diversa. Non direi sia peggiore, né migliore. Solo diversa. Ma ugualmente affascinante.
Leggi la puntata precedente: l'aurora boreale di Húsavík