Da “I tempi andati e i tempi di cottura (con qualche divagazione)”.
La Polinesia Francese
Come ho già detto , ormai sono sposata da 40 anni sempre con lo stesso uomo e nella prima metà di questo lungo e felice periodo di convivenza e connivenza, ci eravamo ripromessi di festeggiare le Nozze d’argento con un viaggio in Polinesia.
Ci siamo riusciti nel 1992, un po’ prima di quella importante scadenza, grazie ad una serie di fortunate circostanze legate alla mia professione di allora, che ci hanno consentito di fare un viaggio al di sopra delle nostre aspettative e anche del nostro budget.
Si è trattato di una crociera a 5 Stelle su un veliero altamente tecnologico, il Wind Song (e già il nome faceva sognare, o no?) che partendo da Papetee ci ha portato a Huahiné, Raiatea, Bora Bora e Moorea.
I vantaggi : in crociera disfi le valigie una volta sola pur spostandoti ogni giorno. Inoltre ti organizzano escursioni in piroga per raggiungere una piccola isola e risalire il corso di un fiume fra le mangrovie, grigliate con champagne sulla spiaggia più bianca del mondo di un Motu della Barriera Corallina , dove la conchiglia più piccola era grande come una tazza da tè, mezza giornata di osservazione della fauna marina a bordo di una barca dal fondo di vetro, la partecipazione ad un pasto degli squali (e per un attimo abbiamo anche temuto di essere noi il pasto, ma ci é andata bene) e la visita a villaggi di coltivatori di orchidee e di vaniglia nelle isole maggiori, inoltre intensa attività balneare sulle spiagge vicine all’approdo e water sport tipo banana Boat e parasailing.
Inoltre, tutte le sere cena formale, intrattenimento con bellissime danzatrici di tamurè, incontri con giovani tahitiane che ti insegnavano venticinque modi diversi di indossare il pareo, tutti dimenticati, discoteca ,casinò o piano bar.
Gli svantaggi: da Verona a Tahiti ci sono volute 36 ore di viaggio; a mio marito viene la nausea anche solo guardando l’oblò della lavatrice, le creme solari con indice di protezione 30 fanno giusto ridere e febbraio nel Pacifico Meridionale è ancora Stagione delle piogge.
Era tale comunque l’entusiasmo per questa fantastica opportunità, che abbiamo superato tutto , anche le difficoltà di riprenderci dal volo charter, di adattarci al rollio della nave, di rassegnarci alla pioggia torrenziale del primo giorno, che ha riempito le piroghe, e al mal di mare sempre in agguato. A bordo,comunque, appoggiate su mensole e tavolinetti c’erano ciotole di pillole contro la nausea da cui servirsi liberamente, per evitare i disagi della navigazione……anche quando si era alla fonda.
A raccontarla così,sembra un inferno, lo so , ma invece è stata veramente una vacanza indimenticabile: pensate solo alla prima parte del racconto.
Per farla breve, le difficoltà climatiche si sono esaurite già il secondo giorno di navigazione, non appena gli alisei hanno sostituito i monsoni e le escursioni giornaliere sulle isole e gli atolli si aprivano su orizzonti inimmaginabili.
I pesci, perfino gli squali, si lasciavano avvicinare con un’indifferenza stupefacente, forse dettata ormai dall’abitudine alla curiosità degli umani.
Le palme si incurvavano con estrema eleganza su spiagge dorate o bianchissime, veramente da sogno. E ti pareva proprio di viverlo in sogno, dai vividi colori abbacinanti della sabbia, dal cielo azzurro e dell’oceano turchese, verde e blu.
Sarebbero bastate a nutrirti le sensazioni e le emozioni che solo il clima, la vegetazione e i profumi delle isole sub-tropicali possono regalarti, ma a bordo c’era comunque uno chef Francese molto dotato, versatile e capace.
A mio marito credo che l’impressione di sognare venisse soprattutto dalla quantità , ai limiti del sovradosaggio, di Dramamina che ingurgitava, incoraggiato comunque e assistito dal Medico di bordo, un Inglese ricco di humour che ricordava uno di quegli Ufficiali delle Colonie dell’Impero Britannico del 1800 che si vedono nei film.
E solo quando si è svegliato, al ritorno, Lino si è reso conto di avere i polpacci e le scapole bruciati dall’esagerata permanenza a pelo d’acqua praticando snorkeling come se quello fosse l’unico scopo della sua vita, che allo scalo di Parigi non avevano caricato i nostri bagagli sull’aereo per Linate e che a Milano pioveva. Proprio come il primo giorno a Tahiti.
Dalla Polinesia ho portato alcune perle nere veramente notevoli, il ricordo di persone deliziose frequentate in un clima molto più rilassato di quello della Fiera dell’Orologeria di Ginevra, bellissimi parei che uso tutt’ora in casa per far fronte a certe afose giornate estive, annodati con grazia ma poca fantasia, o trasformati nel mantello del Conte Dracula quando voglio divertire mio marito alla fine di una giornata particolarmente pesante di Borsa in flessione .
Ahimè nessuna ricetta , ma se trovate voi da qualche parte i tipici prodotti esotici locali come i leggendari frutti dell’albero del pane o i tuberi di taro, tarna e ufi, chiamatemi .
Qualcosa inventeremo.
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