Ciao amici del blog! Oggi voglio proporvi la recensione a una serie di libri storici che mi hanno davvero colpita.
Vi sto parlando della saga su Roma di Adele Vieri Castellano!
Premetto che ho “corteggiato” questi romanzi a lungo prima di decidermi ad acquistarli. C’era qualcosa, ogni volta che mi accingevo a premere la conferma dell’ordine, che mi faceva ripensare all’acquisto. Ebbene, dopo mesi di tentennamenti alla fine li ho comprati tutti in blocco. E per fortuna, dico adesso!
Pochi altri romanzi sono arrivati là dove è riuscita quest’autrice con la sua storia, tanto che ho dovuto aspettare di essermi staccata un pochino dalle vicende per poter scrivere una recensione.
Roma, quindi, l’antica Roma con lo splendore del suo esercito, il migliore che sia mai esistito, così lo definiscono gli storici. Rufo, il protagonista maschile dei primi due libri che ho letto, fa parte di quest’esercito. Lo incontriamo nelle terre dei barbari, un uomo forte, risoluto, apparentemente incapace di provare emozioni. È un soldato di Roma, pronto a tutto per salvare la vita dell’imperatore, sebbene egli non sia amato né dai sul esercito, tantomeno dai cittadini romani. Ed è grazie a questo che Rufo entra nelle grazie di Caligola e fa ritorno a Roma per proteggerlo.
Essere tanto vicino all’imperatore avrà, come capirete leggendo, i suoi pro e i suoi contro. Se da un lato permetterà a Rufo di assaporare il lusso della corte imperiale, dall’altro lo metterà di fronte a scelte che spesso minacceranno la sua incolumità.
Accanto a lui, Aquilato, l’amico di sempre. Un barbaro preso in ostaggio e cresciuto a Roma dove ha imparato come si vive nella civiltà. Eppure Aquilato resta uno straniero, pur amando con tutto se stesso Roma e mettendo la sua vita al servizio della città, il suo animo rimarrà libero.
Rufo e Aquilato condividono un passato. La loro amicizia nasce da un violento episodio che non vi svelerò per non togliervi il pathos che quest’avvenimento porta con sé.
In fine ci sono due donne. Livia, una nobile romana che però non ha avuto una vita semplice, frutto del tradimento della madre, cresce portando sul capo la vergogna di chi l’ha generata. È promessa al figlio di un ricco mercante, un ragazzo di cui lei si innamora a prima vista, complice la sua bellezza. Come la vita insegna però, il fascino non sempre cela un animo nobile e per Livia il fidanzato non si rivelerà il sogno che tanto sperava.
Incontreremo poi Ishold, principessa barbara il cui popolo è stato sconfitto dai romani. La ragazza e suo fratello saranno fatti prigionieri e lei conoscerà Aquilato, la personificazione di ciò che tanto odia; un uomo che si è assoggettato al volere dei conquistatori facendo sue le loro tradizioni, dimenticando il suo popolo.
In ognuno dei tre libri c’è una storia che però io ho scelto di presentarvi nel suo complesso.
“Roma 39 d.C. Marco Quinto Rufo” è il prequel delle vicende. Narra la vita di Rufo prima di tornare
a Roma. Il libro è stato pubblicato successivamente, ma io vi consiglio di leggerlo per primo.“Roma 40 d.C. Destino d’amore” ci racconta invece l’arrivo a Roma di Rufo e il suo amore per una donna che crede di non poter avere. Livia e Rufo saranno i protagonisti di questo secondo libro.
In “Roma 42 d.C. Cuore nemico” i protagonisti delle vicende saranno Ishold e Aquilato. Il loro amore travagliato e combattuto, soprattutto da loro stessi, vi terrà incollati alle pagine.
Ho capito che quello che mi frenava dall’acquistarli era il fatto che fosse palese che questi romanzi, pur essendo ambientati nel passato, fossero dei Romance. La mia paura era quella di trovarmi di fronte a tante paginette smielate in cui la storia romana fosse solo una vaga cornice. Niente di più sbagliato!
Adele Vieri Castellano dimostra dalle prime pagine di conoscere la storia che descrive e questo non è il contorno delle vicende, ma il perno centrale di tutti e tre i romanzi. La conoscenza di quest’autrice traspare dalle pagine e prende per mano il lettore portandolo fra le file dell’esercito e in mezzo agli intrighi politici che hanno sempre caratterizzato l’epoca romana. Ciò che ho maggiormente apprezzato di questo romanzo è proprio l’accuratezza con cui l’autrice ci “insegna” il passato. Quando leggo un romanzo storico è questo il mio obbiettivo, non solo una bella vicenda che riesca ad appassionarmi, ma soprattutto la consapevolezza che, una volta chiuso il libro, saprò qualcosa di più di quel particolare periodo storico.
I personaggi sono calati nel contesto alla perfezione. Non sia ha l’impressione, come spesso accade, di sentirli parlare come fossero uomini moderni catapultati nel passato. Le loro azioni, i loro dialoghi, la maniera in cui pensano e prendono decisioni, sono uno specchio fedele di quello che potrebbe essere stato il loro comportamento dell’epoca descritta.
Nessuno di loro appare stereotipato, sono al contrario originali e coerenti. Per tutto il corso della storia il lettore sarà in grado di riconoscere i personaggi nel loro operato. Ognuno di loro avrà la sua evoluzione, ma senza mai perdere la propria personalità. Sarà difficile non affezionarsi a Livia, partecipando alle sue controversie, anche se tante volte le scelte della ragazza vi faranno arrabbiare!
Impossibile non provare simpatia per Ishold, per l’indipendenza che cerca di cerca di tenere stretta, aggrappandovisi con i denti, per il suo carattere forte che alla fine si rivela fragile e sensibile.
Per quanto riguarda i due personaggi maschili, non c’è molto da aggiungere che Adele non abbia fatto. Rufo e Aquilato possono essere paragonati al giorno e alla notte per le loro differenze fisiche, ma caratterialmente si assomigliano molto. Entrambi determinati, leali, passionali. Ed è proprio la passione che muoverà i fili delle storie d’amore che intrecciarono le loro vite.
Rufo e Livia, un amore che la ragazza non vuole riconoscere e un’appartenenza che lui invece sente dalla prima volta che la incontra. Aquilato e Ishold, combattivi, nemici, eppure con l’anima legata anche se entrambi faticano ad accettarlo.
Una passione che quest’autrice ci descrive senza veli. Le scene hot sono forti, vere e intense.
Poche volte come invece mi è accaduto leggendo questi libri, ho avuto la sensazione di potermi voltare e trovare i personaggi accanto a me. Non ho trovato, come temevo, nulla di mieloso in questi romanzi. L’amore è trattato con un buon rapporto con la realtà, non è semplice, come non lo è nella vita di oggi, eppure è tanto forte da superare ciò che il destino gli pone davanti. Non aspettatevi dichiarazioni d’amore piene di frasi dolci, non è questo il genere d’amore che vivranno i nostri protagonisti. Dimostreranno invece i loro sentimenti con i fatti, non con le parole.
Anche i personaggi secondari sono dotati di grande spessore e ognuno di loro ha il compito di riempire un tassello delle vicende.
Sull’ambientazione si possono dire davvero poche cose. L’epoca romana è, a mio avviso, una delle più belle che si possano descrivere in un romanzo, ma qui non si parla solo di Roma, quanto anche delle regioni dei barbari, del loro aspetto selvaggio. Si evidenziano le differenze fra la città e questi luoghi sperduti, si vive nell’accampamento dei soldati come lo si fa alla corte dell’imperatore.
Intrighi, fascino, misteri, passioni, avventura, storia…sono molteplici gli ingredienti presenti in
questa saga, tutti amalgamati fra di loro con una maestria che è propria di pochi autori.Quando leggo le recensioni che i lettori fanno ai miei romanzi, il complimento che mi tocca più il cuore è quello di essere riuscita a sorprenderli. Sono convinta che per chi scrive, questo sia fondamentale. Sorprendere il lettore. Adele Vieri Castellano è riuscita a farlo con me, perché da lettrice leggermente prevenuta, ha fatto di me una delle sue più grandi estimatrici.
Voglio quindi ringraziarla per la passione che mette nei suoi romanzi e per aver deciso di condividere questo amore per la scrittura con noi lettori!
Se volete sapere di più su quest’autrice, vi invito a continuare a seguirci, perché fra qualche giorno pubblicheremo anche la recensione a “Il gioco dell’inganno” un romanzo che ci porterà ai fasti della bella Venezia.
Recensione a cura di Laura Bellini e Dylan Berro