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... un western «aussie»

Creato il 26 maggio 2014 da Omar
... un western «aussie»Il cinema australiano è diventato, ormai da un bel po', un serbatoio di (spesso validissime) proposte in celluloide alternative a quelle di Hollywood. Dai primi Mad Max sino al più recente Wolf Creek (presto parleremo anche del formidabile sequel dell'horror di McLean), la terra degli aussie ha saputo in questi anni crearsi un proprio spazio di sperimentazione cinematografica e, grazie anche al sontuoso scenario naturale a disposizione, ci ha regalato tutt'una serie di pellicole magari di chiara derivazione a stelle a strisce, ma sempre dalla forte impronta originale. Mystery Road, di Ivan Sen, ne è l'esempio più fulgido.... un western «aussie»Lungometraggio dai ritmi dilatati, in cui la desolazione desertica dei luoghi sembra replicarsi nel crogiolo dei rapporti umani, reticenti quando non omertosi, il film del 2013 è uno strano punto d’incontro tra western, poliziesco e noir, visivamente assai intrigante, con una bella (ma forse un po' frettolosa) sparatoria finale che mette efficacemente a frutto l'accumulo di tensione. La vicenda s'impernia su una struttura classica: una ragazza aborigena viene trovata in un canale di scolo ai bordi di una strada, da un camionista. Il caso viene affidato al detective Jay Swan, un aborigeno integrato, originario del paese. Ma non è l’unico omicidio simile, e non l’ultimo. Jay dovrà lottare contro la diffidenza dei bianchi, ma anche contro quella della sua gente, convinta che ormai lui li abbia rinnegati. ... un western «aussie»Coadiuvato dallo splendore dell'outback, il cast sforna belle prestazioni potendo contare sulle incisive facce di Hugo Weaving, che non ha bisogno di presentazioni (remember Matrix?), e su quella del nativo Aaron Pedersen, nella parte del detective protagonista. Gli scarni dialoghi promettono risvolti ambiziosi (alla Coen, per intenderci) che forse un po' vengono disattesi nel finale, ma Mistery Road ha dalla sua la volontà di procedere per gradi, illustrandoci con velata malinconia la vita nei quartieri poveri degli aborigeni, il razzismo ancora pulsante e vivido, e lo fa senza fretta. 121 minuti che scorrono lenti, se vogliamo, senza annoiarci però, lasciando allo spettatore tutto il tempo di trarre le proprie conclusioni sulla vicenda. Muy interessante.

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