Sono solo alcune delle informazioni fornite. Il sindacato così non si accontenta di comunicare argomentazioni politiche generali sulla crisi del lavoro giovanile e nemmeno di lanciare una benemerita «contrattazione inclusiva» tesa a rendere stabili posti di lavoro precari e traballanti o a riempire di tutele e di diritti posti di lavoro considerati autonomi. Qui lo sguardo è rivolto alla massa di giovani che ancora non hanno varcato la soglia del pianeta lavoro e si aggirano in quella che sembra sempre di più una specie di giungla inestricabile.
Scrivono i promotori: «Negli ultimi anni diventa sempre più difficile per i giovani inserirsi nel mondo del lavoro una volta terminati gli studi. La ricerca è resa ancora più difficile in un mondo che ci circonda d’informazioni a riguardo (non sempre veritiere), tra le quali è necessario effettuare una selezione».
Ed ecco una serie di consigli, suggerimenti, strumenti. Come il bilancio personale delle competenze, il curriculum, le vie per lavorare all’estero. Così com’è redatta una minuziosa informazione su contratti di lavoro, tutele e diritti, fino ad arrivare alle modalità di richiesta della disoccupazione, alle agevolazioni per l’assunzione di giovani e lavoratori svantaggiati, nonché a stage, tirocini, apprendistato. C’è, infine, un settore su «come cambiare lavoro» visto che è sempre più difficile «trovare un lavoro che duri per tutta la vita». Ed ecco l’intenzione di presentare qualche suggerimento «su come orientarsi inizialmente nella ricerca di un nuovo lavoro, suggerendo servizi di prima informazione». Fino alla possibilità di «mettersi in proprio» capendo, innanzitutto, «se si possiedono le risorse professionali e personali necessarie a questo genere di sfida».
Una «bussola», insomma, che può essere la base di un dialogo coinvolgente. Dentro una realtà che non è solo un coacervo di «fughe», di fallimenti, di suicidi disperati. Esistono settori innovativi nei quali è possibile tentare l’approccio. Tra questi sono indicati: le biotecnologie e la fabbricazione di apparecchiature elettriche; eco green e trattamento rifiuti; fonti di energia rinnovabili e risparmio energetico; informatica e telecomunicazioni; domotica; turismo e servizi per la cultura. Nonostante la crisi, scrivono ancora gli autori del sito, «ci sono professionalità ancora molto richieste sul territorio e in particolare in Nord Italia: a Milano e in Lombardia quelle dell’ alto artigianato legato alla moda, come sarte e modelliste, sempre in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto quelle legate alla green economy, quali manager energetici e del ciclo dei rifiuti, e quelle del commercio online».
Mentre in alcune grandi città italiane (Milano, Bologna, Torino) sono promossi interventi su coworking, microcredito, start up, smart city. Certo esistono aspetti critici sul «capitale umano» come la scarsa conoscenza della lingua inglese. Alcune ricerche hanno sottolineato l’ esigenza di «sviluppare profili professionali che abbiano una visione complessiva dei processi produttivi e che sappiano in tal senso interagire più adeguatamente con i committenti». Così com’è segnalata la debole propensione dei giovani a spostarsi verso l’estero, nonché la proliferazione e l’abuso degli stage. Una realtà in cui occorre saper muoversi e in cui il sindacato può aprirsi a nuove dimensioni.
Sempre su Rassegna il segretario organizzativo della Cgil Piemonte Massimo Pozzi cita il caso degli oltre 6 miliardi messi in campo dalla Unione europea e che per essere attivati «richiedono elevate capacità di orientamento e progettuali». Questo sito rappresenta una spinta, un esempio positivo.