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Una ciliegia tira l’altra

Creato il 08 giugno 2013 da Speradisole

UNA CILIEGIA TIRA L’ALTRA

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Chi sarà stato colui che ha sentenziato: «Una ciliegia tira l’altra e a prenderne una sola alla volta si vuota il cesto?» A che cosa intendeva alludere? Forse al groviglio dei piccioli che lega l’una all’altra le ciliegie? Forse alla squisita bontà del frutto che tanto alletta e tenta quando, fra il verde del fogliame, ammicca così rosso e promettente?

Le ciliegie annunciatrici dell’estate! Se ve ne offrono? Accettatele

Non ve ne offrono? Allora compratele e tante e mangiatene tante. Specialmente se avete bisogno di un leggero lassativo, o di un blando diuretico e se siete uremici.

Infatti la ciliegia, che viene da tutti considerata e apprezzata solo  quale alimento adatto a completare i pasti e a dare varietà ai cibi, ha invece titoli di benemerenza da parte della nostra preziosa salute. E ciò perché la ciliegia (come la marasca) contiene acidi e sali vegetali  che ne fanno, più che un buon dissetante, più che un eccitante del gusto, più che un semplice stimolante (come gli aromi), più che un vero alimento e più che un ottimo supplemento di altri cibi, un’autentica medicina.

Medicina. E come tale riconosciuta persino dagli antichi. Medicina complessa e completa perché la sua polpa, il suo nocciolo, il picciolo e persino la gomma che cola dal tronco racchiudono principi medicinali.

Galeno consigliava a quanti si lamentavano dell’intestino tardo o di “pietruzze” nella vescica, le “ciliegie dolci”; a chi aveva il “ventre soluto” , le “austere”; e a chi si  lagnava di gas eccessivi nello stomaco “le acetose”.

I saggi della vecchia Scuola Salernitana hanno scritto «Ceresa si comedas tibi conferat grandia dona; Expurgans stomachum , nucleus lapidem tibi tollit; Et de carne sua sanguis eritque bonus» Cioè: Se mangerai ciliegie ne avrai grandi doni, ti puliranno lo stomaco; il loro nocciolo  ti libererà la vescica dalle pietre; e, per la sua polpa, tutto il sangue del tuo corpo si farà migliore.

Anche alcuni medici “moderni” riconoscono alle ciliegie proprietà antiuriche, antireumatiche e antigottose. Nelle ciliegie si trova

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infatti un acido che ha la proprietà di trasformare l’acido urico, non facilmente eliminabile dal nostro organismo, in acido ippurico che invece è facilmente eliminabile; quindi le ciliegie sarebbero ottimi risolventi, ottimi eliminatori di acido urico e urati. Anzi è stato sperimentalmente provato che, dopo aver mangiato 750 g di ciliegie, non si trova più alcuna traccia di acido urico nell’urina.

Medicina completa perché all’azione antiurica della sua polpa la ciliegia aggiunge anche quella diuretica del suo picciolo. Un tempo si bevevano infatti decotti diuretici ottenuti bollendo 100 g di piccioli in un litro d’acqua. Per ottenere le due azioni principali della ciliegia insieme (antiurica e diuretica) dopo aver preparato la tisana con i piccioli la si versa su 250 g di ciliegie fresche (o secche se la stagione delle ciliegie fosse già tramontata), lasciando per 20 minuti le ciliegie in fusione, setacciando e spremendo leggermente.

Medicina complessa, perché secondo vecchi medici, persino le piccole mandorle racchiuse nel nocciolo presentano principi medicinali; inoltre l’olio spremuto da quelle stesse mandorle veniva consigliato da Mesuè il vecchio e famoso medico del califfo, per sedare i dolori dell’artrite e per togliere (sempre applicato localmente) verruche, macchie, acne, porri della pelle.

La gomma che, d’estate, cola dal tronco? Anche quella era infatti consigliata (sciolta nel vino) da Dioscoride per calmare la tosse insistente e per risvegliare l’appetito, e da Galeno per “triturare le pietre della vescica”.

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Di ciliegie quindi bisogna mangiarne e mangiarne tante e così avremo il “sangue lavato”: se soffriamo di uricemia e di gotta;

se siamo affetti da diabete (le ciliegie non contengono amidi e solo pochissimi zuccheri, e di questi la massima parte è rappresentata da levulosio, innocuo per i diabetici);

se siamo obesi (si perderanno più di dieci chili nutrendosi per trenta giorni di seguito esclusivamente con 1500 g di ciliegie e un litro e mezzo di latte);

se soffriamo di dispepsia o siamo assetati ; se siamo affetti da cistite, da calcoli vescicali e renali, da nefriti o se comunque abbiamo necessità di aumentare il lavoro eliminatore dei reni.

Mangiarle sì, ma ben lavate ed asciugate. Sullo straterello esterno del frutto c’è sempre polvere, il deposito delle mani di chi le ha già toccate, un po’ di antiparassitari. Lavarle sempre prima di mangiarle e asciugate con un telo. Per pulire i frutti vale più lo strofinarli che il lavarli.

Infine ogni ciliegia può riservare una piccola sorpresa, rannicchiato nella polpa può esserci un piccolo verme, soprattutto per quelle molto mature e rammollite e se non trattate con antiparassitari.  Se capita di mangiarne così abitate, non bisogna dare molta importanza al fatto. I succhi gastrici sono in grado di digerire benissimo il piccolo verme.

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Ciliegia Lapins

Piccola curiosità. Nella zona di Vignola (forse anche da altre parti), si trova una ciliegia chiamata Lapins. E’ una cultivar di vigoria medio – elevata a portamento assurgente, con produttività elevata e costante. E’ considerata un’ottima varietà per l’epoca tardiva di maturazione e per l’elevata produttività. Presenta frutti di pezzatura medio – elevata (peso medio 7,9 g). La buccia è color rosso scuro brillante, la polpa è rosa di consistenza medio – elevata. Per l’elevata produttività e la tendenza a fruttificare a grappolo richiede particolare attenzione negli interventi di potatura, al fine di salvaguardare la pezzattura e la qualità dei frutti. Va consumata fresca e si conserva per poco tempo.  E’ una bellissima pianta che in aprile si copre di fiori in maniera meravigliosa, e per fare il frutto ha bisogno delle api e di un vento gentile.

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Ciliegio Lapins in fiore



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