E non parlo di divertimenti, distrazioni o altro: parlo dei servizi di base, che sono (o dovrebbero essere) la normalità ovunque.
Eccetto che a Napoli.
Ho impiegato meno tempo a coprire il tragitto tra casa mia a Londra e l’aeroporto, assieme al viaggio Londra – Napoli (2100 km, 3 ore in tutto), che raggiungere casa mia a Bagnoli dall’aeroporto di Capodichino (4 ore e mezza, 8 km), tra disservizi in aeroporto, file chilometriche in centro, mezzi pubblici praticamente estinti.
Dopo due mesi ho trovato una città letteralmente dismessa, completamente diversa e totalmente distrutta rispetto a quando sono partito (e due mesi fa la situazione era già orripilante di suo, eh).
Napoli è una città putrida, esangue.
E morta.
A Gatwick, l’altra mattina, c’erano due ragazzi che parlavano.
Ragazzo A: “Sì, è bella Londra. Però…sai com’è, noi siamo napoletani. Noi senza ‘o sole, senza ‘o mare, nun ce firamm’ ‘e sta’.”
Ragazzo B: “Si, hai ragione. Qua il cielo è sempre plumbeo. Vuoi mettere fare una passeggiata a Mergellina sotto al sole? Non vedevo l’ora di tornare a casa.”
Nonostante tutto, oggi, sono d’accordo con loro.
Anch’io non vedo l’ora di tornare a casa.
A Londra.
Ps: sui motivi che mi hanno portato a rientrare per alcuni giorni nel Bel(?)paese mi taccio. Preferisco inoltre non divulgare gli episodi a cui ho assistito in queste 24 ore, altrimenti rischio di diventare scurrile. So solo che mi hanno convinto che l'essermene andato è stata assolutamente la scelta più felice della mia vita.