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Una collezione e i misteri dell'arte contemporanea

Creato il 19 febbraio 2012 da Alfa
Una collezione e i misteri dell'arte contemporanea
Nel 1917 un artista decise di partecipare con una propria opera a una mostra organizzata a New York dalla “Società per gli artisti indipendenti”. Le diede il nome di “Fontana” e la firmò “R. Mutt”. L’opera, un orinatoio rovesciato, venne considerato una provocazione inaccettabile e rifiutato dalla società organizzatrice. Ma venne esposto ugualmente dall’autore, tra le polemiche.
Intervenne allora l’artista francese Marcel Duchamp che difese l’opera, sostenendo che non aveva alcuna importanza il fatto che il signor Mutt l’avesse o meno realizzata con le sue mani. L’artista aveva reinventato l’oggetto capovolgendolo e dandogli un nome.
L’opera andò persa quando la mostra fu smantellata e due facchini buttarono nell’immondizia quello che per loro era un semplice orinatoio, ma quella che poteva sembrare una semplice provocazione diventò un caso, quando si scoprì che il signor “R. Mutt” era in realtà lo stesso Duchamp.
Se consideriamo che lo pseudonimo scelto da Duchamp, cultore di simboli alchemici, evoca la parola tedesca “mutter” (madre) e che l’oggetto esposto rovesciato ha la forma di un utero, si comprende come la sua “Fontana” fosse carica di significati. Un’opera della serie “ready made”, con cui aveva inventato l’arte concettuale contemporanea.
L’arte del Novecento è stata percorsa da numerose altre sperimentazioni artistiche che superano l’idea di arte accademica. Carriere artistiche, turbinose, provocatorie, spesso sofferte. Percorsi di ricerca che sorprendentemente trovano un punto di incontro sul lago d’Orta, nella casa studio di un pittore che a Vacciago di Ameno ha trovato il suo rifugio.
È Antonio Calderara (1903-1978) che abbandona l’arte figurativa dopo un grave lutto, la morte della figlia Gabriella a soli 10 anni, per abbracciare una nuova strada di ricerca che ha il suo interesse nella luce “che tutto invade, che tutto distrugge per essere lei sola protagonista.”
È una ricerca spirituale che lo porta ad inseguire sulle tele la sua idea di infinito. Un lavoro incompreso dai più che sembra condannarlo alla solitudine. Poco alla volta, però, alcuni amici cominciano ad accostarsi. Sono artisti che a loro volta seguono percorsi sperimentali, di avanguardia.
L’artista decide così di trasformare la sua casa studio di Vacciago in una Collezione di Arte Contemporanea, ambientandovi non solo le sue opere, ma anche quelle di altri 133 artisti, come Fontana, Manzoni, Pomodoro, Azuma per citarne solo alcuni. Calderara si spegne nel 1978, felice di dire di aver  vissuto di pittura. E lasciando a noi una straordinaria testimonianza delle principali correnti dell’arte contemporanea del Novecento.

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