Nel leggere “Cattedrale” sono arrivato al racconto che da il titolo a questo post.
In giro, e non solo sul Web, ci sono un gran numero di opinioni, critiche, recensioni a proposito di questo viaggio nel dolore. Qui il lettore non ci troverà niente di nuovo, anzi; sta per andare in onda la fiera dell’ovvio.
Senza svelare troppo: un bambino viene investito da un’auto pirata (l’autista non sarà mai rintracciato). C’è una festa di compleanno che non avrà mai luogo, e una torta che non sarà mai tagliata, e mangiata.
Come si vede, ho detto troppo, praticamente tutto.
Lo sguardo di Carver sui protagonisti è limpido, asciutto. Se scrivere è dura, raccontare in maniera efficace il dolore, lo smarrimento, la rabbia, pretende da parte dell’autore una disciplina rara.
Cosa c’entra la disciplina? Non è forse la qualità che occorre per resistere alla scrivania, e riscrivere, tagliare, limare, cancellare e cancellare ancora?
Anche.
Però ne esiste un altro tipo. Quella che impedisce all’autore di partecipare troppo. È un rischio che io conosco bene, e che sto cercando di scrollarmi di dosso.
Tuttavia, quando si entra nel territorio della disperazione, è facile scivolarci dentro, e far deragliare sia storia, che lettore.
Occorre allora, imporsi una traiettoria differente. Spingersi oltre quello che si sa, che sembra facile, perché lo è, e gli diamo del tu; ma questo può essere male. Rischioso.
Secondo me, Carver arriva a un punto della sua storia dove avrebbe potuto metterci un bel punto, e finirla lì. Sarebbe stato comunque un’ottima prova.
D’accordo, c’era un telefono che squillava, e una voce che chiamava i genitori.
Però Carver non solo crea l’incontro, ma permette a quella voce, a quella figura, di partecipare. Di emergere sino a svelare una profondità, un’umanità, tale da renderlo memorabile.
Qualche tempo fa, avevo scritto un post a proposito dell’essere democratico. Adesso so indicare perfettamente cosa significhi. Ho l’esempio perfetto.
Si poteva scegliere uno sviluppo diverso: ricorrendo alla rabbia, alla violenza. Carver ha preferito scegliere la compassione per quel suo personaggio.
E credo che in questo caso, abbia prodotto un gioiello.