C’era una volta una casa con un giardino, il quale era così grande, così bello e ricco di fiori e piante che anche d’inverno gli uccellini e gli scoiattoli lo abitavano. Nella casa viveva una nonna e, come tutte le nonne che si rispettino, era saggia e voleva bene ai suoi nipotini e ai suoi gatti. Ogni Natale la casa e il giardino venivano preparati per l’arrivo degli amati nipoti. Proprio due di essi sono i protagonisti di questa storia: la ‘povna e Cugino.
Nell’innumerevole lista che mi è stata presentata ho scelto loro come i nipotini più belli e simpatici che una nonna abbia mai avuto o desiderato.
Ho detto prima che il Natale era una festa importante, e i due cuginetti lo aspettavano ansiosi tutto l’anno. La nonna aveva già pensato all’abete; la ‘povna e Cugino dovevano solo addobbarlo. Nell’anno in cui la storia si volge l’albero era venuto particolarmente bello e luccicante, tanto era pieno di palle colorate, torroncini e pupazzi di cioccolato.
Sapete quando uno sente nell’aria che un giorno sarà speciale?
Beh, la ‘povna e Cugino avevano capito che quel Natale non solo sarebbe stato meraviglioso, ma anche unico.
Con questo presentimento avevano scritto già da tempo le letterine a Babbo Natale, non chiedendo i solito noiosi giocattoli che dopo un anno sarebbero passati di moda, ma “qualcosa” di sorprendente e di veramente utile, magari magico. Si affidavano al buon senso di Babbo Natale.
Immaginate la loro emozione quella notte fatale! Non stavano più nella pelle e nei pigiamini pensando che il giorno dopo quel “qualcosa” li aspettava sotto l’albero, impacchettato. Nonostante dormissero (si fa per dire), in camere separate, ebbero contemporaneamente la brillante idea di andare l’uno nella camera dell’altro per farsi forza a vicenda. E qui, purtroppo, dovo introdurre un altro personaggio: il vero e proprio antagonista dei due bambini, Questo acerrimo e pericoloso nemico non era altri se non la loro cugina Thelma, la quale non aveva abbastanza pochi anni per giocare con loro e neppure sufficientemente tanti per dare buoni consigli: un vero cataclisma.
Thelma dormiva nella camera con la ‘povna e la sua scomoda presenza si manifestò subito quella notte quanto la ‘povna tentò di sgattaiolare fuori dal letto e fu fermata dall’odiosa voce della cugina che faceva pressapoco così:
“Ma sei impazzita? E’ tardissimo, torna subito a letto!”
Ma per fortuna il sonno amico dei bambini intervenne e fece addormentare presto Thelma. Così la ‘povna, accompagnata da potenti russate, riuscì a fuggire.
Quando i due cuginetti si incontrarono a metà strada, nel corridoio, Cugino disse: “Presto, ‘povna, mettiti il cappotto! Sai cosa facciamo ora? Andiamo fuori e aspettiamo nel pratino Babbo Natale; non potrà non vederci, senz’altro si fermerà per salutarci”.
CHE SPLENDIDA IDEA!
La ‘povna non se le fece dire due volte e tutti e due uscirono nella neve imbacuccati fino al naso. “Sento il cuore che va più veloce della mia moto” – disse Cugino.
“Cugino, Cugino!” – strillò la ‘povna – “Guarda!”.
Su, nel cielo nero, un puntino luminoso stava diventando sempre più grande. Pochi istanti dopo con un sibilo e un rumore assordante di campanelle e zoccoli la slitta di Babbo Natale si posò a terra davanti ai loro occhi. Era proprio come l’avevano sempre immaginata: quattro renne bardate di rosso e oro trainavano la grande slitta bianca, sulla quale, oltre a un simpatico omone grasso, c’erano enormi sacchi da cui spuntavano tanti pacchetti. Babbo natale era veramente vestito di rosso e aveva grossi stivaloni neri per poter camminare anche nella neve. La barba bianca gli arrivava all’ombelico e sa sotto il cappello di pelliccia si intravedevano due occhi vivaci. Scendendo dalla slitta tirò un grosso sospiro e i tre bottoni della giacca saltarono via, cadendo nella neve (la sua panciona era paragonabile solo a quella di Mr. Mifflin quando era grasso).
“Per tutti i panettoni del mondo” – esclamò Babbo Natale – “Cosa faccio adesso?”
Inforcò gli occhialini, tolse i finimenti alle renne e tutti e cinque si misero a cercare per terra. “Venite qua, non fate gli stupidi, siamo già in ritardo” – ordinava.
La ‘povna e cugino si guardavano stupiti in faccia.
“Cosa facciamo? Lo aiutiamo?” – domandò Cugino.
“Sicuro!” – rispose la ‘povna – “Andiamo a presentarci”.
Toccarono timidamente il vestito di Babbo Natale, il quale si voltò e sorpreso disse: “Chi siete voi due? I bambini questa notte devono dormire”.
Subito essi dissero in coro: “Siamo la ‘povna e Cugino, la aspettavano; se possiamo esserle di aiuto… a sua disposizione”.
“Ah, ho capito: quei due cuginetti che mi avevano chiesto ‘qualcosa’ di speciale! Mi dispiace ma io non ho trovato nulla che corrispondesse ai vostri desideri”.
Loro lo guardavano delusi.
“Però, già che ci siete, aiutateci a trovare quei tre bottoni. Fate attenzione perché sono un po’ dispettosi. Li lascerei anche qui, ma mi sono indispensabili; l’ultima volta che sono riusciti a fuggire, con tragiche conseguenze, fu nel 1834 a Stoccolma”.
“Agli ordini, Signor Babbo Natale” – dissero e senza perdere un minuto di più cominciarono a frugare nel giardino.
Erano così emozionati di aver conosciuto Babbo Natale e di potergli dare una mano che non pensavano già più al loro regalo che il giorno dopo non sarebbe arrivato. Ogni tanto si fermavano a guardare le renne, la slitta, il cielo, l’omone panciuto e si strofinavano gli occhi per essere sicuri di non sognare.
Sotto il rabarbaro i bottoni non c’erano; sul melo non erano saliti; nel roseto neanche una traccia.
“Aiutami a cercare nel pozzo, Greta” – diceva Babbo Natale a una renna.
“Birgitta, guardiamo fra i rami di questo cespuglio” – diceva a un’altra.
La ‘povna e Cugino per quando si dessero da fare non trovavano nulla.
“Dobbiamo ragionare, Cugino” – disse la ‘povna – “Se tu fossi un bottone in fuga dove ti nasconderesti?”
“Su una giacca che non fosse del mio padrone”.
“Hai ragione, come mai non ci abbiamo pensato prima?!”.
All’improvviso Cugino sgranò gli occhi e squittì:
“Li ho trovati, li ho trovati!”
Tutti si precipitavano vicino ai bambini: sul cappottino della ‘povna tre bottoni spiccavano per la loro lucentezza. Immaginate la contentezza di Babbo Natale, che poco ci manca cadesse a pancia all’aria a causa di un salto un po’ troppo entusiasta.
La slitta venne rimessa posto; Ingrid e Liv (le altre due renne) ricucirono i bottoni sulla giacca di Babbo Natale, il quale consegnò ai bambini i pacchetti da mettere sotto l’albero e disse:
“Siete stati bravissimi e per ringraziarvi vi regalo uno dei miei bottoni. E’ magico, sappiatelo usare con cautela; se lo lucidate ogni mattina sono sicuro che diventerà vostro amico! Così esaudisco anche il vostro desiderio. Arrivederci all’anno prossimo!”.
“Arrivederci ‘povna, arrivederci Cugino!” – salutavano le renne mentre la slitta si alzava dal suolo.
“Buon Natale!” – augurava l’omone panciuto.
I due cuginetti scoppiavano di felicità; salutarono anche loro la slitta e poi si diressero verso casa e prima di ritornare nei rispettivi letti la ‘povna disse a Cugino: “E’ stata la notte più bella della mia vita”.
“Anche per me” – rispose Cugino – “Non diremo mai a nessuno che cosa ci è accaduto”.
“No, mai; men che meno a Thelma”.
Misero il bottone in una scatolina morbida, lo nascosero e si diedero la buona notte.
Qui finisce la storia!
Sono sicura che voi vorreste sapere che fine fece il bottone e quali strani poteri avesse. La ‘povna e Cugino non rivelarono mai il loro segreto, ma io sono venuta a sapere, da fonte certa, che quel bottone assicurò a Cugino una garanzia a vita di incolumità dalle catastrofi (tipo gambe rotte) e alla ‘povna fornitura gratis, vita natural durante, di panzanella, panini e patatine e torte alla panna. Buon Natale!
Così scriveva Thelma nel lontano 1984, preparando, giovanissima, il suo racconto di natale auto-prodotto per i suoi ancor più giovani cugini.
Così lo ripropone la ‘povna a distanza di quasi trenta anni. E sceglie questo modo per fare gli auguri a tutti. E dunque, ancora una volta, buon natale.