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Una domenica senza Luca.

Creato il 18 luglio 2014 da Madameg

Un nuovo racconto di Deborah R. Ancora Luna e il suo mondo….

“I capelli sparsi sul cuscino, il corpo disteso e accarezzato dal pizzo di una canottiera e delle culotte bianco ottico, a disegnare linee sulla sua pelle scura.

Luna apre gli occhi dopo aver dormito un sonno agitato. Un sabato notte senza prospettiva, una domenica senza Luca.

E’ via questo week end; accennato per caso, in una telefonata. In un guizzo di ottimismo Luna si rallegra che Luca almeno l’abbia avvertita ma il sorriso svanisce presto quando immagina Luca “altrove”, forse con un’altra, forse con due.. Lo stomaco si stringe in una morsa.

tutte le mie calze.....o quasi!!

tutte le mie calze…..o quasi!!

“Devo distrarmi”. Guarda il suo armadio aperto, come la finestra, spalancata su un luglio acceso. “Rimetterò a posto questi cassetti”. Comincia a tirare fuori la sua biancheria intima, la piega, la ripone con grazia. Il cassetto delle calze esplode, sorride, ce ne sono proprio tante. Ne prende un paio, lo tocca: il tessuto è morbido, i dettagli preziosi. Sono le parigine che “quella volta” la spinsero a chiedere a Luca di essere legata.

Seduta sul pavimento appoggia la testa all’armadio e chiude gli occhi. Ricorda i suoi polsi fermati dalla calza e il gioco erotico che seguì; ricorda i suoi gemiti, la prepotenza di Luca sul suo corpo. Le piega e ripone.

Prende le autoreggenti, quelle delicate, quelle che Luca le fece indossare in una sera qualunque che diventò speciale nel momento in cui lui la sorprese mentre lavorava. La sera in cui “fu diverso”..Sospira Luna mentre ripensa a lui che entrò in casa inaspettato, le fece indossare le calze nuove e la scopò con passione e dolcezza. Ora piange. Le manca Luca come un pezzo della sua carne.

E queste poi, le calze a rete che la resero sirena per una notte, pescata, squamata, lisciata, trattata e poi lasciata lì, sola, libera, con i pensieri intrappolati nella rete e l’ombra di questa sulla sua pelle.

Ogni dettaglio sa di Luca. Ogni paio di calze sussurra “Luca”. Le sembra di impazzire. Guarda la biancheria, la tocca, ricorda. Chiude gli occhi e vede il volto di lui, il suo corpo scolpito, sente le sue mani forti, sente la forza sulla carne; si muove, si agita. Sospira mentre l’intensità dei suoi pensieri si fa violenta. Luca le tiene i polsi con una mano e il culo con l’altra; è sopra di lei, arresa e sciolta, si muove con lentezza, poi con forza. La lingua è un serpente che striscia dappertutto, che sente in un orecchio e ritrova sul seno; vede i suoi occhi che la fissano, le chiedono di parlare, le chiedono di dire ciò che le piace mentre lei è ancora muta, azzittita da tanto piacere e da tanta meraviglia. Sa che a Luca piace sentirla godere, vuole che lei gli chieda di farla godere, che gli chieda di muoversi con più forza, o con più dolcezza, vuole sentirsi dire che il suo membro forte la fa impazzire, che sentirlo scorrere dentro di lei la fa esplodere in un’eruzione di piacere intensa ed infinita. Una volta la prese con molta forza, quasi con violenza, guardandola negli occhi, le chiese: “Parlami”.

balza bianca

Innamorata. Luna è irreversibilmente innamorata. Di Luca, delle sue chiusure, del suo corpo forte, del suo fascino, del suo modo di scopare (che ancora non osa chiamare “fare l’amore”), dell’effetto che lei sa provocare giocando con i dettagli, con la sua personalità tradotta dagli accessori, come le sue calze. Apre gli occhi, il viso rigato di lacrime e di una voglia estrema di vederlo, di toccarlo, di parlargli. E’ vestita di bianco. Indossa un paio di autoreggenti bianche, con la balza in pizzo. Le ore si susseguono, la domenica scorre e lei lo vorrebbe adesso, vorrebbe che la vedesse così, ora che sembra una sposa, una crocerossina, un angelo..”

 Deborah R.



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