UNA DONNA AL QUIRINALE? SI’: ILDA BOCCASSINI
Per stanarli accettò di farsi trasferire – era l’autunno del 1992 – per due anni a Caltanissetta e poi sei mesi a Palermo, in un tempo in cui i magistrati saltavano in aria su quintali di tritolo.
Tornata a Milano non ha lasciato né l’antimafia égli altri rischi del mestiere: “prestata” ai reati della pubblica amministrazione, ha sostenuto – con Gherardo Colombo – la pubblica accusa che portò, tra l’altro, alle condanne di Cesare Previti e del giudice Vittorio Metta per corruzione.
Nel 2007 ha fermato una quindicina si appartenenti alle nuove Br che avevano nel mirino proprietà e aziende della famiglia Berlusconi.
Tra il 2009 e il 2010 ha scoperchiato per prima, in collaborazione con la Procura di Reggio Calabria, il pentolone della ‘ndrangheta al Nord, portando centinaia di imputati a un maxiprocesso senza precedenti.
E, nel frattempo, sul suo tavolo, è planato il celeberrimo “processo Ruby”, quando all’ufficio da lei diretto è stato trasferito, fascicoli al seguito, il collega Sangermano già impegnato sul caso.
Inchieste e risultati hanno regalato a Ilda Boccassini, oltre alla stima di molte persone, una vita blindata e nemici potenti, esponendola ad attacchi anche volgari, che hanno avuto in risposta solo lavoro e silenzio.
(https://speradisole.wordpress.com/2011/10/10/le-hanno-chiamate-%C2%ABtoghe-rosa%C2%BB/)