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E’ la galassia più attiva e prolifica dell’Universo, si chiama HFLS3 e si trova a 12,8 miliardi di anni luce da noi. Gli astronomi di un gruppo internazionale di ricerca, utilizzando una serie di telescopi sparsi su tutta la Terra, hanno scoperto che questa galassia primordiale produce l’equivalente di 3000 stelle simili al Sole all’anno, una cifra che supera di circa 2000 volte la produzione stellare nella Via Lattea. E’ insomma un esempio da record di quel tipo di galassie primordiali studiate da un’equipe di astronomi alla guida del nuovo telescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), che proprio oggi avevano annunciato i loro risultati. Ma si trova in un’altra zona del cielo. HFLS3 è così distante che la vediamo com’era quando l’Universo aveva solo il 6% dell’età attuale (13,7 miliardi di anni). Si tratta di una galassia massiccia con un grande “serbatoio” di gas, la materia prima per la formazione di nuove stelle, e polvere cosmica, di cui sono ghiotte le stelle neonate. Questo nuovo studio ha raccolto dati e dettagli mai studiati prima per una galassia così lontana. Per determinare con precisione la distanza e le caratteristiche di HFLS3 si sono resi necessari ben 12 telescopi internazionali, sia di terra che orbitanti: la lista comprende telescopi ottici, a infrarossi, radio telescopi. Un importante contributo è stato dato dal Very Large Array (VLA) nel Nuovo Messico, utilizzato per ottenere maggiori informazioni sul gas e sulle onde radio emesse dai resti di stelle massicce ormai spente. Dai dati raccolti si evince che la galassia contiene un totale di stelle pari a circa 40 miliardi di volte la massa del Sole, più gas e polveri stellari per circa 100 miliardi di masse solari. “Questa galassia è la prova che 880 milioni di anni dopo il Big Bang si è verificata una rapida e intensa formazione di stelle”, ha detto Dominik Riechers, della Cornell University. Con queste nuove immagini i ricercatori hanno dato quindi una “sbirciatina” a uno dei momenti cruciali dello sviluppo delle prime galassie. Chris Carilli, chief scientist dell’Osservatorio Nazionale di Radio Astronomia (Stati Uniti) ha spiegato che la maggior parte delle informazioni sono state ottenute grazie all’utilizzo del VLA, osservando le emissioni radio del monossido di carbonio. Le tecniche usate dal team di ricerca permetteranno di scoprire nel futuro dettagli sempre più precisi sulla formazione delle prime galassie nei primi anni di vita dell’Universo. Questi studi saranno possibili grazie al lavoro combinato di VLA ed ALMA, entrambi radiotelescopi: il primo si occupa principalmente del gas freddo e delle emissioni radio di queste galassie; ALMA, invece, aiuterà i ricercatori analizzando il gas più caldo e la polvere cosmica. Fonte: www.media.inaf.it
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