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Una festa che non ci sarà

Da Calcioromantico @CalcioRomantico
Monza 1978, incidente al primo via

Accanto alla Lotus 79 di Mario Andretti, in prima fila al Gran Premio d'Italia il 10 settembre 1978 c'è Gilles Villeneuve per la gioia del popolo ferrarista che si sta sempre più affezionando a questo ventottenne canadese venuto dalle motoslitte. Per Gil è la seconda presenza in prima fila dopo il secondo tempo a Long Beach, ma a Monza per chi guida una Ferrari è tutta un'altra cosa.  I tifosi sono pronti per una gara mozzafiato e magari per una festa. Non sarà così.

Al via la prima variante diventa un collo di bottiglia: la McLaren di Hunt, stretta dalla Arrows di Patrese si gira e colpisce Peterson, che ha il muletto e ha avuto problemi nel giro di formazione e forse per questo è partito male. La Lotus dello svedese urta un guardrail a bordo pista e prende fuoco. Da dietro molte vetture arrivano con maggiore abbrivio perché il direttore di corsa Restelli ha dato il via prima che tutte le autovetture raggiungessero la posizione in griglia.  Le vetture coinvolte alla fine sono almeno dieci. Villeneuve, che in partenza aveva bruciato tutti, viene fermato. Tutto da rifare, ma soprattutto Vittorio Brambilla che ha ricevuto una ruota in testa e Ronnie Peterson che è cosciente ma ha le gambe distrutte sono portati d'urgenza a Niguarda.

L'aria in pista adesso è pesante, i piloti sono nervosi. Al restart il semaforo sembra fare le bizze e i due della prima fila partono in anticipo. La direzione con un po' di lentezza commina ai due un minuto di penalizzazione da aggiungere al tempo finale per partenza anticipata, ma intanto Gil è in testa e il pubblico che lo spinge aiuta a dimenticare quanto sucesso prima. Solo una tenuta peggiore degli pneumatici Michelin permetterà a 5 giri dal termine ad Andretti di tagliare il traguardo davanti a Villeneuve. Primo e secondo in pista, sesto e settimo in classifica per via della penalizzazione. Colin Chapman invece fa volare il cappello e saluta festoso Mario Andretti, vincitore morale, poi dice "Andiamo a vedere come sta quel diavolo di un Ronnie".  Niki Lauda, vincitore reale con la sua Brabham-Alfa, rifiuta il podio perché ha imparato sulla sua pelle cosa vuol dire un incidente. E purtroppo ha ragione perché Vittorio Brambilla riuscirà a cavarsela e a riprovare l'ebbrezza della pista, ma Ronnie Peterson, operato d'urgenza per ridurre le fratture, morirà di embolia la mattina dopo. 


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