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Una fiaba per adulti

Creato il 29 luglio 2011 da Patrizia Poli @tartina

 

     

Dalla sua pubblicazione (1954) fino a oggi, The Lord of The Rings di Tolkien ha suscitato opinioni controverse riguardo al genere letterario cui l’opera appartiene.

Fra coloro che lo ritenevano attribuibile a un genere specifico e soltanto a quello, il critico di maggior rilievo è senz’altro Northrop Frye che in The Secular Scripture del 1976, all’interno di una rivalutazione e delimitazione della tradizione del “romance” inglese, affermava:

“Nel ventesimo secolo, il romance ritornò di moda dopo la metà degli anni 50, con il successo di Tolkien e l’ascesa di ciò che comunemente viene denominata fantascienza.”

Frye, quindi, considera, sia le opere tolkiniane sia quelle di scrittori di fantascienza, alla stregua di sottogeneri del romance, per la presenza in essi di meccanismi tipici del romance stesso quali la polarizzazione (netta divisione fra personaggi positivi e personaggi negativi), la quest, il lieto fine.

Edmund Wilson, nel famoso articolo apparso su Nation (Aprile 1956), “OO those Awful Orcs”, che ne ha fatto il caposcuola di una serie di detrattori, considerava The Lord of The Rings un libro per bambini, attribuendo a tale definizione tutte le valenze negative possibili. Per Wilson, The Lord of the Rings non era che una “fiaba” leggera e fatua.

Sulla scia di Wilson, un recensore del “Times Literary Supplement” prediceva nel 1955, per altro con scarse capacità divinatorie,

“this is not a work that many adults will read right through more than once”

relegando anch’egli l’opera nella stanza dei bambini.

continua…


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