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Una fiaba urbana.

Da Blogdispiccioli @blogdispiccioli

Una fiaba urbana.
C'era una volta una ragazza leggera, non proprio una puttana. Una che l'amore lo fa per passione, diciamo. Il prezzo è basso e lei è accogliente, affamata, vogliosa d'amore, di tanti amori. Li attrae, li chiama a sé e li fa sentire speciali. Non nasconde però, come una sirena, il suo vero aspetto, lei si mostra com'è: giovane eppure già sporca, sgualcita e un po' ammaccata. Ma sorride, è entusiasta, vivace, come a dire, io in cambio non chiedo quasi niente, e offro mille e mille braccia per accogliervi. Ci si sono buttati a migliaia, tra quelle braccia, alcuni si sono persi, altri sono scappati, altri sono ancora lì, aggrappati con le unghie, sballottati di qua e di là, arrampicati su specchi che stanno andando in frantumi. Ma, come in ogni fiaba, il cattivo alla fine vince sempre. Mentre a mille si perdevano fra le sue cosce calde, altrettanti trovavano espedienti per volgere la situazione a loro vantaggio. E, come in ogni fiaba, per fare un sacco di soldi alle spalle di quei pazzi innamorati. Ed è così che sono arrivati i papponi. Vi piacciono i suoi seni, eh? Andate andate, arrampicatevi a frotte sui quei monti di paradiso! Nessuno riesce ad averne mai abbastanza. Ma non vedete stolti, come sono piccoli e raggrinziti? I clienti internazionali resteranno delusi! Niente panico, ci viene incontro la chirurgia, sistemiamo tutto in un batter d'occhio, e giuro, continueranno a sembrare veri, autentici, ma più grandi! Così c'è posto per tutti, dai! Tutti gli spettatori paganti, naturalmente. Non temete, chi non se lo può permettere potrà sempre godersi i piedi, l'accesso è gratuito! Se non avete mai pensato di avere un feticcio siete nel torto, miei cari, andate andate, scoprite e riscoprite le vostre fantasie podistiche. Certo che sono sporchi e mal curati questi piedini. Correre ai ripari, bisogna, con tanto di pedicure lussuosa e lussuriosa. Però voi straccioni, nel frattempo vi dovreste spostare...abbiamo trovato un luogo d'eccezione, ecco qua, che ne dite di queste natiche? Dai, che ce n'è per tutti! E a forza di trattamenti di bellezza, aggiustamenti di taglia, di forma e di colore, lei si ricopre di vestiti e gioielli costosi, e le voglie, i nei e i brufoletti vengono estirpati uno ad uno. Non è mica così facile però, alcuni oppongono resistenza, organizzano presidi, manifestazioni. Ma alla fine il più forte ha sempre la meglio. Parliamo di una fiaba, dopotutto.

Il processo di “Gentrification”, o borghesizzazione per dirla in volgare, sono vent'anni che cambia la faccia di Berlino. Il ritmo con cui questo accade è vertiginoso, e accelera esponenzialmente di anno in anno. Qualche settimana fa è stata la volta della storica Kunsthaus Tacheles, che finora aveva sempre resistito, ma ora pare sarà venduta sul serio. Negli ultimi anni sono stati sgomberati mano a mano quasi tutti i complessi che si occupavano di arte, musica e cultura libera (tra cui moltissimi, R.I.P. Kiki Blofeld, non altrettanto turisteggianti e un po' svenduti come Tacheles, a parer mio). Resiste solo il Schokoladen, da anni rampa di lancio per artisti e musicisti emergenti, a rischio sgombero una settimana sì e l'altra anche. Non solo, interi quartieri vengono via via 'rimodernati' e resi progressivamente più rispettabili, e borghesi. Come questo sia avvenuto e continui ad avvenire tra spinte dall'alto e dal basso è spiegato in modo abbastanza completo ed interessante in “Gentrification Berlino”, un documentario in italiano del 2009 che potete trovare qui. La parte più interessante, ed un po' inquietante, è il ruolo svolto dalle istituzioni. Il processo per cui un quartiere più popolare viene invaso dapprima da migranti (specialmente turchi), poi da studenti e giovani squattrinati e infine da artisti in cerca di nuovi spazi, che finiscono per portare qui l'attenzione dei turisti e degli investitori, non è infatti così darwiniano. Il governo, il comune e le compagnie private offrono metri e metri quadrati di atelier per una miseria nei quartieri che ritengono più disagiati, in modo da attirare gli artisti e tutto il seguito di vivacità (e giro di denaro) che essi si portano dietro, poi il quartiere viene man mano ristrutturato, gli viene data una nuova etichetta di centro artistico e culturale e naturalmente subisce un riprezzamento che costringe tutti gli abitanti originari ad andarsene verso zone meno distinte. Artisti compresi. Questi però possono contare su nuovi compromessi per ottenere spazi di lavoro a basso costo, a patto che si rechino nel Kiez deciso dall'alto. Mentre i turchi e gli studenti sono le proverbiali giraffe dal collo corto che devono spostarsi dove gli alberi sono più bassi. L'esempio più prototipico della gentrification è senza dubbio Prenzlauer Berg. Centro della vita alternativa (e sovversiva) di Berlino Est prima della caduta del muro , anche dopo ha continuato per qualche anno ad essere un quartiere popolare e perfino malfamato. Poi sono cominciati ad arrivare i giovani e gli artisti e nel corso di pochi anni il quartiere è cambiato dal giorno alla notte. Dopo le gallerie ed i negozi una serie di nuovi bar e locali ad hoc sono venuti al mondo col cesareo, le vecchie Kneipe fumose pressoché scomparse, e così le fasce della popolazione dal reddito più basso. Passeggiando oggi attorno alla Kollwitzplatz si calpestano strade perfettamente pulite, su cui si affacciano bei palazzi eleganti e ristrutturati da poco, sotto i garbati occhi dei giovani e ben vestiti avventori dei caffè con tavolini all'aperto. Gli unici suoni che rompono queste pace sono i continui vagiti ed urla dei bambini (naturalmente tutti teutonici) che affollano le vie inguainati in piccoli completini etno-chic. Certo, i cambiamenti sono cosa buona e giusta, di solito, e senza ristrutturazioni e modernizzazioni la città si sarebbe sbriciolata su se stessa. Il prezzo da pagare è, come si dice, l'underground, il basso costo della vita, le serate con le birre a un euro e cinquanta e i capelli che si impregnano di fumo, i luoghi di ritrovo scalcagnati come piace a noi. Insomma se no abiteremmo a Parigi o a Londra, giusto? Tutti voi che speravate che con pochi spiccioli questa ragazzina ridacchiante e imprevedibile vi si sarebbe concessa, se non siete già qui, correteci ora.  Perché temo che il canto del cigno si stia per spegnere. 
Giulia McNope 
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