Le finali tra tedeschi e argentini offrono sempre alla statistica qualcosa di nuovo, o, meglio, qualcosa di usuale che, però, nell’atto conclusivo di un Mondiale non si era mai visto. E se Brown nel 1986 diventò il primo difensore a sbloccare il risultato in una finale, se Brehme nel 1990 decise per la prima volta un Mondiale dal dischetto, Brasile 2014 sarà ricordato come il primo Mondiale in cui a segnare il gol vincente in finale è uno partito dalla panchina.[1]
Il ventiduenne Götze, che l’anno scorso il Bayern ha strapagato al Borussia Dortmund, si è fatto tanta panchina dopo il flop con l’Algeria negli ottavi.[2] Nei pensieri di Löw è finito dietro Klose, che a 36 anni si è ripreso il suo posto da titolare, e dietro Schürrle, che proprio contro i nordafricani ha trovato il gol e la prestazione che lo ha elevato a primo cambio quando l’eterno Miro comincia a non farcela più.
Anche in finale Mario Götze si è accomodato in panchina. L’infortunio durante il riscaldamento per Khedira e la tranvata involontaria di Garay sul povero Kramer hanno, però, costretto Löw a far entrare Schürrle già nel primo tempo. Così quando sul finire dei tempi regolamentari è arrivato il momento di togliere Klose, è toccato al giovane talento del Bayern provare a incidere nel match. Il gol decisivo è arrivato al 113′, grazie a una bella azione sulla sinistra proprio del suo “avversario” Schürrle. Götze ha tagliato al centro, ha controllato il cross del compagno e messo dentro sull’uscita tempestiva di Romero.
La panchina è stata, comunque, la vera chiave di volta dell’intero match e non solo perché ha di fatto prodotto il gol vincente. La sostituzione di Lavezzi con Agüero, operata da Sabella al 46′, è stata altrettanto decisiva, a parer nostro, e non in senso positivo.
Vediamo perché. Il primo tempo è stato equilibrato e ha anche offerto emozioni. La Germania ha fatto la partita, ma la sua occasione più pericolosa l’ha costruita su calcio da fermo, quando al 45′ sugli sviluppi di un corner il palo ha negato a Höwedes la gioia del gol (sia lodato il dio del calcio). L’Argentina si è chiusa bene ed è ripartita meglio e con molta più frequenza che nella semifinale con l’Olanda. Messi con due accelerazioni ha messo in crisi Hummels, ma si è acceso a intermittenza. Molto più continuo è stato Lavezzi nel dare grattacapi alla difesa tedesca. Poi, come spesso accade, l’occasione più grossa è capitata a Higuaín su errore altrui (un avventato passaggio all’indietro di Kroos), ma questo non ha cambiato il verso del match perché il Pipita sull’uscita di Neuer ha messo fuori.
Lavezzi e Hummels
Date queste premesse, la sostituzione Agüero per Lavezzi è inspiegabile, se l’ex napoletano non ha avuto problemi fisici, e, per di più, deleteria per la partita e per gli spettatori. Nel secondo tempo, infatti, le redini del gioco passano nelle mani dell’Argentina, che prova a giocare di più la palla centralmente per innescare Agüero e Higuaín, ma Messi è scivolato fuori dal match e Mascherano-Biglia-Perez (e poi Gago) come piedi non stanno messi benissimo. L’unica cosa che si risolve è il mistero “cosa ci fa venire in mente la maglietta blu con cui Messi e compagni sono scesi in campo?”. La risposta è la Grecia: chiamata a impostare, l’Argentina sembra inadatta a costruire manovre lineari come la Grecia contro la Costa Rica.
Lo spettacolo ne risente. La Germania, infatti, aspetta maggiormente, in difesa Hummels non soffre più, mentre Boateng giganteggia e spesso si prende il lusso di provare a impostare. Insomma diviene la classica partita in cui c’è un’occasione ogni mezz’ora. Nel primo tempo supplementare Schürrle prima e Palacio (entrato al posto di Higuaín) poi hanno sul piede una palla d’oro, ma Romero para nel primo caso e l’interista tira a lato nel secondo. Si arriva così al minuto 113, quando il piccolo tedesco con la faccia da Thomas Brolin segna la rete che evita a tutto il mondo l’insopportabile pesantezza di un Mondiale deciso ai rigori. Un po’ come Iniesta, che quattro anni fa aveva segnato al 116′.
Selfie con Matthäus, Cannavaro e passarella
La Germania vince così il suo quarto Mondiale, il primo senza l’appendice Ovest nel nome. Ad alzare la Coppa del Mondo al cielo è Philip Lahm. Dopo Beckenbauer e Matthäus, il capitano del Bayern -che ha fatto un gran campionato non appena riportato da Löw sulla fascia destra (lodato sia di nuovo il dio del calcio e vituperato sia Guardiola)- è il terzo tedesco a poterlo fare. Se il regolamento della Coppa Rimet fosse ancora valido, la Coppa sarebbe finita per sempre nelle mani dei tedeschi. E, invece, fra quattro anni in Russia sarà ancora là.
Chiudiamo con i premi. Mentre Messi riceve l’ennesimo premio immeritato (il Golden Ball della FIFA come miglior giocatore del torneo), il tedesco Neuer si porta a casa il premio di miglior portiere, felice che non sia finita come con Kahn che nel 2002 ricevette la notizia prima della finale col Brasile e, proprio contro i verde-oro, commise un imperdonabile papera che spianò la strada all’1-0 di Ronaldo. Come miglior giovane è stato eletto Pogba, chissà perché. Alla Colombia è, invece, andato il premio fairplay. Immaginiamo che lo consegneranno direttamente a Zuñiga. Colombiano è anche il capocannoniere. Perché i sei gol di James Rodriguez non li ha raggiunti neanche Thomas Müller, che comunque si porta a casa l’importante riconoscimento di “Miglior giocatore secondo calcio romantico”.
Per il resto, dopo aver ricordato che (nonostante il timore iniziale) il Vecchio Continente ha vinto per la terza volta di fila e che per la prima volta una nazionale europea ha vinto nel continente americano, facciamo cader giù il sipario sul Mondiale. Sperando che nel frattempo Matthäus abbia smesso di farsi selfie.
federico
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[1] Altri gol dalla panchina in finale prima di Götze: 1982, Altobelli (subentrato a Graziani al 7′ del primo tempo) segna il 3-0 all’81′; 1986, Rudy Völler (subentrato ad Allofs all’intervallo) segna il 2-2 all’81′, poi Burruchaga dà il titolo all’Argentina.
La finale del 1974 non è decisa dal dischetto perché i due rigori fissano il risultato sull’1-1, poi Gerd Müller segna il 2-1 definitivo
[2] Götze è stato titolare anche contro il Portogallo (rigore dell’1-0 procurato) e contro il Ghana (gol dell’1-0). Contro l’Algeria è stato sostituito dopo l’intervallo