Dopo un mese di pausa, torna la rubrica mensile. Come sono felice, mi mancava. E poi maggio è stato un mese davvero intenso. Curiosi?
I libri di maggio
Maggio è stato un mese discreto in fatto di letture. Mi sono imbattuta in una serie di buoni libri e il ritmo ne ha giovato. Ho iniziato il mese portando a termine una lettura cominciata ad aprile, Timira – Romanzo meticcio di Wu Ming, che mi è piaciuto moltissimo e sono davvero dispiaciuta di non avervene parlato, ma ve lo consiglio vivamente, soprattutto se vi piace il genere storico ma fatto in modo diverso e contemporaneo e se volete saperne di più della storia di questo Paese lontano dai canali ufficiali.
Le altre letture sono state tutte estremamente piacevoli, il mio giudizio è positivo e naturalmente ve le consiglio. Eccole:
- Stupore e tremori di A. Nothomb.
Uno sguardo ironico e spietato sulla società nipponica, sulle gerarchie e gli "stupori e tremori" su cui si basa il mondo del lavoro, sulla condizione della donna nel Sol Levante, a cui ingessano il cervello e il cuore. Noi occidentali appariamo deboli ai loro occhi, sogniamo e sudiamo, attaccati a una finestra dalla quale immaginiamo di volare. Loro producono e non si permettono di concedersi la minima libertà o fantasia. E quando volano, lo fanno per davvero. Sebbene il racconto sia un po' datato, ambientato negli anni '90, l'immagine del Giappone che ne scaturisce mantiene la sua autenticità e attualità. E all'occidentale che tenta l'integrazione non spetta che il fallimento, in un contrasto di ideologie e stili di vita a cui, se ci si piega, dimostra tutto il suo carattere paradossale e contraddittorio, e se si decide di resistergli, si rimane semplicemente stupiti e sopraffatti.
Lo stile della Nothomb è scorrevole, fluido, animato da un'ironia intelligente e caustica e da momenti di studiata e irriverente drammaticità. Leggerò di sicuro altro di suo. - Una cosa divertente che non farò mai più di D. Foster Wallace.
Mi è piaciuto? Si. Mi è piaciuto tanto quanto mi aspettavo? No. Tuttavia non si rimane indifferenti di fronte alla prosa ironica e brillante di David Wallace Foster, con guitti di pura genialità. Vorrei leggere altro per farmene un'idea più ampia e articolata. Lo farò senz'altro. - Sofia si veste sempre di nero di P. Cognetti.
Il mio libro preferito del mese. Ve ne parlerò meglio nella prossima recensione (sperando di non farvi aspettare troppo!)
La velleità femminile del mese
Maggio è un mese fruttuoso anche per il mio lato più vanesio. A inizio mese, grazie alla promozione Pupa, mi sono portata a casa due smalti della nuova collezione Lasting color gel, per la precisione il numero 032 BLACK BURGUNDY e lo 044 TAHITIAN SUNRISE. Il burgundy, ça va sans dire, è il mio preferito.(foto dal web)
La vera chicca, però, è stata lei, la palette Sleek del Mar Vol. 1, comprata da Sephora quando ero entrata solo per comprare il correttore. Sì, certo. Si tratta di una palette molto estiva, con colori vivaci e briosi, adatti al periodo, e la maggior parte degli ombretti è matt e si sfumano molto bene. Si tratta della mia seconda palette Sleek, l’altra che ho dà sui toni del blu e non riesco a usarla sempre, persino d’estate, qui invece c’è invece una bella gamma di nuance da sfruttare. Il prezzo come sempre è ottimo, 9.90. In definitiva, sono contentissima del mio acquisto e mi preparo a feste tropicali!
Faccio cose, vedo gente…
Sabato 17 maggio, in concomitanza con il Festival dei Lettori a Bologna, sono andata a un incontro con Paolo Cognetti. A guardarlo, Cognetti, pare un boscaiolo molto più a suo agio tra i boschi che in piena città. Vengo a scoprire che, in effetti, Cognetti vive in un paese della Valle d’Aosta, tra montagne e foreste, per curare una nostalgia atavica, ma anche che è nato e cresciuto a Milano, dove ha vissuto buona parte della sua vita, e che adora New York, città che ha iniziato a conoscere a 24 anni senza più fermarsi, al punto da scriverci addirittura due libri. Un incrocio tra il nonno di Heidi e Carrie Bradshaw. Con meno patinatura, meno barba, e più Hemingway e Carver.
Cognetti ci racconta come è nata la sua passione di lettore prima e poi scrittore, il suo amore per la letteratura americana, i primi passi nella scrittura. Dai maestri americani – Hemingway Carver, Salinger, Munro – Cognetti prende in prestito la forma del racconto, che gli è congeniale, affinando poi l’arte con una tradizione del racconto che possiamo trovare persino in Italia, in Fenoglio o Pavese o in Il sistema periodico di Primo Levi. Per me che amo la forma del racconto, è stato un piacere sentirne parlare con tale slancio da uno scrittore italiano: Cognetti difende l’esistenza del racconto non come forma minore, ma semplicemente diversa, dove alla finitezza del romanzo si contrappone il senso di incompiuto e aperto che lascia il racconto. “Il racconto è la poetica del frammento.”
Non può mancare la parentesi dedicata a Sofia si veste sempre di nero, forse il suo libro più famoso. Qui la forma racconto viene utilizzata per creare un romanzo, realizzando quella che è la verità di ogni scrittore con i suoi personaggi: ogni autore sa quel poco che basta dei suoi protagonisti e somma quel che conosce in un romanzo. Ogni frammento, quindi, può essere visto come un racconto, ed è quello che succede con Sofia e la sua storia, a cui Cognetti confessa di essere affezionato un bel po’.
Infine, si è parlato anche del Cognetti regista di documentari e di New York è una finestra senza tende, libro con cui Cognetti aveva celebrato il suo amore per la città, attraverso anche un reportage allegato al libro, in cui Cognetti ci racconta la NY meno turistico, più nascosta e rilegge in chiave insolita luoghi topici della city. E’ stata l’occasione giusta per terminare l’incontro con la lettura di alcune pagine del suo nuovo libro Tutte le mie preghiere guardano verso ovest, una sorta di seguito al suo primo libro su New York.Un gran bel incontro, che mi ha lasciato molto incuriosita sia sull’autore che sulla persona. In fondo uno scrittore che adora New York come fa a non piacermi!
La turista per caso
A maggio io e la mia ex coinquilina abbiamo deciso di lanciarci in una due giorni di visita alla nostra terza ex coinquilina. Un trio fra i migliori avuti durante la mia vita di studentessa, che mi ha regalato due splendide amicizie. La reunion è stata anche l’occasione non solo per incontrare delle vecchie e care amiche (a cui se n’è aggiunta una terza, che meraviglia) ma per conoscere anche une regione che finora avevo solo intravisto dai finestrini degli innumerevoli treni presi, le Marche. Beh lasciatemi dire che è una regione meravigliosa!
Dopo il nostro arrivo ad Ancona, la nostra ospite inizia a scorrazzarci con la sua macchina, direzione mare. Arriviamo a Sirolo, paesino a sud del monte Conero che si affaccia sul mare e il cui territorio fa parte del Parco regionale del Conero. Sirolo è una bomboniera, una cittadella bianca fatta di viuzze e cortili, vicoli che salgono e scendono e terrazze che si affacciano su panorami mozzafiato. L’atmosfera è placida e rilassata, quella di un posto in cui il tempo è solo accessorio e dove la vita pare scandita da ritmi ormai dimenticati nelle grandi città. La vista del mare e delle coste a picco sull’Adriatico è qualcosa di emozionante e ci si innamora del luogo in un battito di ciglia.
Purtroppo il nostro tempo a disposizione è scarso e, dopo un gelato in piazza, ci rimettiamo in marcia con destinazione Recanati. Non potevamo mancare questa tappa che gli anni di scuola hanno impresso indelebilmente nella memoria. Tutti a casa di Giacomo (Leopardi, ndr) e ovviamente ad attenderci… c’è la pioggia! All’arrivo di fronte alla statua del Leopardi, il cielo si è aperto, lasciandoci sotto una pioggia scosciante, a cui poco sono valsi i nostri ombrellini e che ha alimentato la mia tesi per cui quel povero Giacomo porta una sfiga tremenda e se era depresso non era neanche poi colpa sua. Nonostante la pioggia, Recanati si è dimostrata un borgo grazioso dove si respira storia, tradizione e cultura.
Asserragliata sulla cima del colle famoso, Recanati celebra il genio di Leopardi in ogni dove: c’è la torre del passero solitario; la piazzetta del Sabato del Villaggio, dove c’è la casa di Silvia; Palazzo Leopardi, la casa del poeta ancora oggi abitata dai discendenti e che ospita una biblioteca con oltre 20.000 volumi; infine, c’è il Colle dell’Infinito, una passeggiata tra frasche e la celebre siepe, oltre la quale si assiste a un suggestivo panorama che raccoglie tutta la zona e i paesi circostanti e si allunga fino ai Monti Sibillini e le cime innevate, e allora capisci perché “il naufragar m’è dolce in questo mare”.
La seconda giornata il nostro viaggio ci porta su e giù per paesi e vie di campagna. Il paesaggio delle Marche è una tavolozza di colori che va dal giallo ocra dei campi ai rossi e marroni delle mura medievali, dal verde dei prati e dei boschi al blu del cielo e dell’acqua. La nostra ospite ci porta a Macerata per farci scoprire un posto molto interessante, lo Sferisterio, una struttura teatrale nota per la sua forma unica nel suo genere e per essere, a detta di molti cantanti lirici, l’arena con la migliore acustica in Italia. Un giro per il bel centro storico della città e poi ci spingiamo verso l’interno. Abbiano un appuntamento con un’amica che non vediamo da tantissimo e il luogo dell’incontro è il Balcone delle Marche, Cingoli. Dalle sue mura castellane, Cingoli regala un altro stupendo panorama che arriva fino al monte Conero e al mare e noi siamo ormai emozionatissime da tutta questa bellezza. Anche Cingoli è un paesino dove il tempo si è fermato e l’atmosfera è tra le più rilassate, non ci corre dietro davvero niente e nessuno e tutto quello che dobbiamo fare è goderci il panorama, la compagnia e la splendida giornata.
La reunion prosegue verso un posto che è stato davvero una gran sorpresa. La new entry del gruppo, infatti, ci porta verso il lago di Castreccioni, un lago artificiale creato da una diga sul fiume Musone. Il lago è ormai habitat di una natura rigogliosa che rende il posto autentico e affascinante. Le acque limpide riflettono i colori e il profilo dei monti che lo circondano e i giochi di luce che si creano sono suggestioni che lasciano ammaliati. Restiamo senza parole mentre sorseggiano un prosecchino nel bar a riva lago, una location perfetta per un aperitivo primaverile in pieno relax. Al tramonto del sole quasi mi sono sciolta a vedere i colori del cielo riflessi in acqua. Calato il sole, facciamo un ultima visita al paesino Apiro, casa di una delle mie amiche, che per anni ho chiamato Lapiro, dato che tutte le marchigiane che conosco mettono sempre l’articolo davanti il nome del paese, creando nei non marchigiani una gran confusione.
Il giro per paesini e borghi ci ha lasciato cariche di emozioni e ricordi piacevoli. Purtroppo due giorni non bastano per visitare tutto, ma l’idea che mi sono fatta è che le Marche sono una regione tutta da scoprire, che necessita i suoi tempi perché lentamente si svela, ma che sa regalare meravigliose visioni naturali e bellissime testimonianze storiche e culturali, un abbraccio tra cielo terra e mare che scalda il cuore.
La musica che mi frulla in testa
Maggio mi ha visto ancora in fissa per la canzone di Cesare Cremonini Logico #1. La tipica canzone che ti si infila in testa e non te la levi più per giorni. Vabeh, lo ammetto, non sono una di quelle che condanna Cremonini, anzi lui mi sta simpatico e questa canzone mi piace (anche se a sentirla in continuazione ha ormai quasi stufato).
Questo mese ho ascoltato anche il nuovo album di Damon Albarn, Everyday Robots, che mi ha lasciato piacevolmente soddisfatta. Ho ripreso anche Caustic Love di Paolo Nutini che non mi dispiace per nulla.
Tra le playlist di Spotify, ho ascoltato a ripetizione “Acoustic Lounge”. Adoro le versioni acustiche ed è straordinario come la canzone più pop appaia totalmente diversa nella sua cover unplugged.
E per questo mese è tutto. Buon giugno!