Una giornata perfetta

Creato il 16 gennaio 2010 da Mammacattiva
Se avessimo l'opportunità di chiedere l'istituzione di una nuova festività nel calendario "lavorativo", proporrei di garantirci un giorno di vacanza in una città dove per tutti gli altri è un giorno di lavoro.
Questo l'ho scoperto quest'anno che lavoro in una città diversa da dove vivo per cui il giorno del santo patrono me ne sono rimasta a casa mentre il resto del mondo, il doc, i miei bambini, gli amici conducevano la loro vita normale.
[opera di Marta Czok - La spiegazione]
Mi sono alzata presto, ma non troppo, insieme a tutti. Ho fatto colazione senza ingozzarmi. Mi sono fatta carina e non per motivi professionali e ho portato i bambini a scuola.
Rewind: Che quel giorno li avrei accompagnati a scuola, Leo lo sapeva da un po' ed era molto gasato. La sera prima sono arrivata che erano appena andati a letto e sono corsa ad annusarli. Picca era ancora un po' sveglia e mi ha abbracciata. Leo, come sempre era crollato in quei circa trenta secondi ma appena gli ho piantato la bocca sulle guance è scattato in piedi e mi ha detto "Oggi mi po(r)ti tu a scuola?".
Back Forward: La prima è stata Picca. Dal passeggino ogni tanto si girava per capire se veramente ero io o un ologramma e sorrideva sorniona. Leo mi stringeva la mano e saltellava. Al nido le maestre mi hanno riconosciuta perché due anni prima ci portavo Leo, allora con il pancione e poi con la piccola ai corsi di massaggio. Che tempi! Pur di schivare la depressione mi muovevo compulsivamente per le strade.
Dopo toccava a Leo e abbiamo preso un autobus, solo due fermate che per Leo è come andare sulla giostra (e costa pure meno).
Alla materna sono arrivata quindici minuti in ritardo e la maestra (antipatica quanto una puzza) mi ha sgridata. Aveva ragione. Le regole sono regole. Io però ero solo un sorriso e l'ho ignorata. In fondo in tutti gli altri giorni dell'anno Leo è il primo che entra. In compenso ho conosciuto la nuova maestra, quella brava e simpatica (sarà un caso che Leo nomina solo lei). Che questo sia successo a gennaio è sempre meglio che non averla conosciuta affatto. Mentre aiutavo con il grembiule, Leo mi ha bisbigliato nell'orecchio che era tanto che non andavamo a bere insieme una cioccolata calda. "Fa feddo", mi ha detto. "Ok, ci andiamo quando ti vengo a prendere". "Mi vieni pu(r)e a p(r)ende(r)e?"...
Dopo è stato un delirio di onnipotenza. Ho sentito l'amica S. e siamo andate insieme a fare la seconda colazione. Siamo state da Fram Cafè, un luogo delizioso nel centro storico di Bologna, anche questo meta preferita del mio periodo di maternità. Il nome del locale prende spunto dal rumore sordo della caduta del quadro nel film "La leggenda del pianista sull'oceano" di Tornatore, quando in un giorno qualunque e all'improvviso tutto può cambiare. La proprietaria, Elena, ha chiamato così questo posto magico, in onore delle svolte nella vita (quando appunto fai FRAM!) invitando chi passa a lasciare in una gabbietta un messaggio, esprimendo un desiderio di cambiamento. Per me ha funzionato.
Poi non mi sono persa una vetrina. Volevo fare qualcosa di intelligente ma sono riuscita solo a seguire i cartelli SALDI.
Ho provato a raggiungere l'amica N. per disturbarla a lavoro, ma sono stata risucchiata dalla passeggiata. Ho comprato dei regali, un libro per i miei bimbi, costato un occhio della testa, di un'illustratrice che mi piace molto: Un leone a Parigi di Beatrice Alemagna.

Gli facevo la corte da tempo e solo una giornata perfetta poteva convincermi ad acquistarlo.
Ore 13:30 ho recuperato Picca. Mi sono nutrita dell'illuminazione nel suo sguardo quando sono comparsa. Mi ha fatto vedere tutte le sue cose e di nuovo guardava in su, sorridendomi, temendo che scomparissi. Ho pensato "figuriamoci se a casa va a dormire". Invece, arrivate a casa, ciao ciao, ninna, ronf.
Mi sono ributtata nella città. Destinazione amica S., all'ottavo mese di gravidanza. Poi è arrivata l'ora del recupero pomeridiano di Leo. Neanche a dirlo, mi ha subito ricordato la promessa e davanti a ogni bar mi chiedeva se fosse quello il luogo della cioccolata. Servizio completo: tazza grande e panna montata. Era talmente emozionato che l'ha fatta cadere due volte.
Drin, drin. Il doc telefona. Siamo fortunati. Oggi arriva presto. Passa per casa, recupera Picca e ci raggiunge.
Una giornata proprio perfetta.

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