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Alcuni fatti sullo Yosemite National Park:1) Il parco ha una superficie di 3081 kmq, vale a dire che è grande più o meno come la Val d'Aosta.2) Il parco è sempre pieno. I visitatori, infatti, vengono tutti concentrati in un'area di dimensioni ridicole rispetto alla grandezza totale del parco, la Yosemite Valley, e come risultato è sempre difficilissimo trovare da dormire. I motivi di questa scelta sono ovvi e più che condivisibili: concentriamo tutti gli umani paganti - ma anche vociferanti e inquinanti - in una piccola zona-disneyland tutta per loro, così il resto del parco potrà starsene tranquillo, al riparo da orde di ciccioni con macchine fotografiche enormi e da esaltati simil-rambo con coltello da scuoiatore attaccato al polpaccio.
Io e Jonathon, dopo esserci illusi che prenotando più di un mese prima per tre giorni infrasettimanali dopo l'inizio delle scuole avremmo trovato una sistemazione decente (anche per il portafoglio), abbiamo dovuto ripiegare su una canvas cabin al Curry Village. La canvas cabin, come si vede dalle foto, è un ibrido tenda-bungalow, con pareti di tela ma dotata di letti e pavimento di legno. Il Curry Village è uno dei villaggetti in stile shopping mall che si trovano sparsi qua e là per la Valle dei Turisti. C'è un autobus gratuito che li gira tutti, passando anche dai campeggi veri e propri e dagli alberghi di lusso come l'orrido e costosissimo Ahwahnee (con il suo doveroso nome indiano), costruito in pietra e cemento simil-legno
Ora, c'è da dire che io detesto profondamente andare in campeggio. Tre sono le cose che non sopporto: dormire per terra (cosa che mi provoca in men che non si dica un attacco di cervicale di proporzioni epiche); il rumore (riesco ad addormentarmi solo se circondata dal silenzio degli spazi siderali); condividere i gabinetti. La canvas cabin, che a dire il vero è piuttosto carina, risolve egregiamente il primo problema, ma lascia aperti gli altri due. E sorvolando sull'ovvio problema del gabinetto condiviso, per il quale non c'è proprio niente da fare, le probabilità che i vicini di tenda non rispettino l'orario del silenzio (dalle 10 di sera alle 6 del mattino, come scritto sul poster della Camp Etiquette appeso all'interno di ogni cabin) sono altissime.E tuttavia, come dicevo, le possibilità di trasferirti altrove all'interno del parco, per esempio in uno spartanissimo bungalow con le pareti di legno e il bagno, sono nulle. Tutto pieno da qui all'eternità.
Questo è il primo motivo per cui d'un tratto mi sono ritrovata a sognare un piccolo bed & breakfast sulle Dolomiti, o anche, senza andare troppo lontano, sulle Alpi piemontesi che vedo dalla finestra di casa mia in Italia. Una camminata corroborante in mezzo alla natura e poi, la sera, un bel posticino caldo e accogliente dove mangiare qualcosa di buono. Ed ecco l'altro problema: mangiare qualcosa di buono.Per fortuna la seconda sera abbiamo scoperto che è possibile recarsi in pellegrinaggio al caffè (attenzione, non al ristorante!) dell'orrido Ahwahnee, dove si può mangiare decentemente senza farsi staccare la pelle di dosso, come invece succede al ristorante. La prima sera invece abbiamo cenato nella deprimente mensa del campeggio, dove abbiamo consumato cibo disgustoso su tavoli sporchi, circondati da enormi schermi che trasmettevano sport e gente che si metteva a guardare lo sport di fianco a te mettendo il piede sulla sedia dove fino a un istante prima sedeva tuo marito, momentaneamente in fila per prendere una porzione di qualcosa di disgustoso da mangiare.Insomma, ospitalità italiana (quantomeno nei posti di montagna non devastati da enormi alberghi e impianti sciistici) batte ospitalità americana 1-0.
Ma naturalmente allo Yosemite National Park c'è altro, molto altro. Domani pubblicherò qualche foto che dimostrerà tutti i motivi per cui vale comunque la pena di andarci. Ebbene sì, il posto è di una bellezza sublime.
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