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Una grana spinosa per l’Antimafia: il caso del collaboratore Varacalli

Creato il 13 luglio 2011 da Yellowflate @yellowflate

Una grana spinosa per l’Antimafia: il caso del collaboratore VaracalliIl pentito Rocco Varacalli, collaboratore di giustizia che ha fatto emergere l’infiltrazione delle ‘ndrine in Piemonte e Liguria e che con le sue dichiarazioni sta creando non pochi problemi per le ‘ndrine della Locride,  da tempo si trova in Sardegna, sotto protezione, potrebbe presto essere trasferito in altra localita’  perche’ denunciato per maltrattamenti dalla sua convivente. In questi giorni, per cercare di risolvere la situazione e’ arrivato  a Cagliari il procuratore di Torino Giancarlo Caselli. che ha incontrato per un’ora il procuratore Mauro Mura.  Contrariamente a quanto il collaboratore di Giustizia ha sempre pensato, e cioè che per lui il pericolo potesse arrivare dalle cosche danneggiate dalle sue dichiarazioni, oggi la minaccia gli viene dalle parole della sua convivente che avrebbe messo al corrente le illecite attività del fidanzato, Rocco Varacalli.

Il Varacalli , capomafia della ndrangheta calabrese, dal  trascorso nebuloso, è uno dei rari pentiti di ‘Ndrangheta, il suo profilo si definisce sempre più con il caso Roberto Romeo un odontotecnico di 26 anni,  ucciso a Rivalta nella gelida notte del 30 gennaio 1998, quattro colpi di pistola al torace, due alla testa. E’ proprio il Varacalli che dopo aver fatto luce su questo delitto disegna anche la nuova mappa delle mafie del territorio piemontese. Da allora con l’aiuto di un altro collaboratore di giustizia  Rocco Marando,  della famiglia che controllava la zona di Volpiano, beni 150 arresti  hanno assestato un duro colpo alle attività illecite delle cosche,anche se, da maggio scorso Marando non è più reperibile.

Più o meno due anni fa, la scena si sposta in Sardegna,   un maresciallo dei carabinieri lascia incustodita la pistola di ordinanza che ha in dotazione, qualcuno ne approfitta e se ne impossessa. Quell’arma ricompare nelle campagne di Ussana dove i militari di Dolianova  indagano sull’omicidio di Alberto Corona,un giovane pastore di Donori ammazzato  in un ovile di Serdiana a pochi chilometri dal luogo del ritrovamento dell’arma. Accusati del delitto due pastori che lavoravano  per Varacalli, Raffaele e Francesco Baldussu, padre e figlio. Il movente: una questione di gelosia. L’indagine: il materiale portato da Varacalli. Ora  gli avvocati dei due pastori accusati di omicidio sostengono che a uccidere Corona sarebbe stato proprio il pentito per coprire un traffico di droga scoperto per caso dal Corona.
Ed ora, un’inchiesta nata un mese fa, dopo la denuncia dell’attuale compagna, una donna di Selargius da cui ha anche avuto un figlio: la donna avrebbe citato anche un episodio che sarebbe accaduto due anni fa, epoca in cui Varacalli l’avrebbe minacciata con una pistola. Indiscrezione che non ha però trovato conferme. Dal canto suo il calabrese nega decisamente qualunque minaccia nei confronti della compagna, che a suo dire lo avrebbe accusato solo per gelosia spinosissimo caso che sta mettendo in subbuglio la direzione nazionale Antimafia.

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