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Una guerra incomprensibile, per fortuna

Creato il 03 dicembre 2010 da Tnepd

Una guerra incomprensibile, per fortuna Il termine ‘caso’ e’ improprio, azzarderei del tutto privo di significato.
Va chiarito una volta per tutte che in natura il caso non esiste. Il caos si, ma non il caso. Persino il caos non e’ li’ per caso.
Si usa definire ‘casuale’ un evento che accade senza il nostro intervento diretto ma non ci si scappa, una causa c’e’ sempre. Allora si finisce per considerare casuale tutto cio’ a cui non sappiamo dare una spiegazione, cio’ di cui non conosciamo la genesi o non comprendiamo la logica. A ben vedere questi non sono eventi casuali, bensi’ incompresi o – se ci interessano le ragioni invece che le cause -  incomprensibili.
Un esempio emblematico dell’utilizzo improprio del termine caso: “Ci siamo incontrati per caso.
Un incontro ‘casuale’ fra due individui prevede in realta’ milioni di variabili a noi ignote che concorrono a far si’ che i due si trovino nello stesso luogo alla stessa ora; e’ l’effetto di un numero incalcolabile di fatti, connessi l’uno con l’altro, che avvenendo o non avvenendo permettono quell’incontro. Non e’ un caso, e’ il prodotto perfetto di variabili che non conosciamo. Il termine corretto e’ ‘fortuito’, non ‘casuale’. Proseguiamo.
L’uomo medio prova un timore istintivo per cio’ che non comprendeergo lo chiama casuale - perche’ fondamentalmente si tratta di qualcosa che e’ fuori dal suo controllo. Alcuni esorcizzano il deficit di comprensione della natura con l’usilio di una figura divina scelta tra quelle disponibili in un Pantheon che si fa sempre piu’ affollato, altri affidandosi alla scienza, altri all’oroscopo (la maggior parte a ben vedere). Con un po’ di buona volonta’ e coi raffinati strumenti della tecnica e’ stato possibile ridurre al lumicino la quantita’ di eventi naturali incomprensibili. Ne restano si e no una dozzina che gli istituti di ricerca e le chiese del mondo fanno a cazzotti per accaparrarsi. A noi non interessano e passiamo oltre.
L’affare si complica quando si fa confusione fra il concetto di incomprensibile e quello di inevitabile. L’inevitabilita’, al contrario del caso, esiste ed e’ estremamente inflazionata. Vedremo a breve perche’. Un passo per volta. Che cosa significa che un evento e’ inevitabile?
Significa che non si puo’ evitare.
Non e’ inutile sarcasmo. Imprimiamoci nella testa che inevitabile e’ qualcosa che non si puo’ assolutamente, in alcun modo evitare. Nient’altro. Pare banale, lo so, ma non lo e’ affatto.
Una guerra incomprensibile, per fortuna Esempio cinematografico: il tanto atteso flare solare che fra ventiquattro mesi si dice dovrebbe bombardare di neutrini il nucleo del pianeta Terra provocando lo scioglimento della crosta terrestre e facendo sparire questo post dalla memoria storica collettiva. Questo sarebbe – per quanto ne so – un evento inevitabile. Non saremmo in grado di arrestarlo anche se potessimo prevederlo. Oggi un flare solare e’ un evento su cui non abbiamo la capacita’ di intervenire.
Mettiamoci il cuore in pace - se flare dev’essere, flare sia - e guardiamo oltre, perche’ non tutto e’ perduto: le conseguenze di un evento inevitabile infatti sono spesso evitabili. Evitare di morire tra i flutti dello tsunami provocato dal flare sarebbe infatti possibile, secondo James Cameron (o era Roland Emmerich?), a patto di avere un miliardo di dollari in contanti oppure un amico che conosce l’entrata di servizio dell’Arca numero 4, oppure infilandosi di straforo. La morale del film 2012 e’ tutta qui: “Ricchi, paraculati o portoghesi, il futuro e’ vostro!” Vedete per che vie traverse ci infilano le idee nella testa? Nulla e’ a caso...
Andiamo avanti... anzi no. Pensiamoci un momento: siamo nel 2010, abbiamo il know-how sufficiente a sopravvivere persino alle conseguenze di un flare solare. Siamo davvero avanti. Di accadimenti naturali inevitabili, al giorno d’oggi, ne rimangono proprio pochini. La porzione piu’ civilizzata dell’umanita’ ha da tempo a disposizione gli strumenti utili a comprendere e prevenire accadimenti che in passato si davano per ineluttabili.
D’altronde, senza eccedere in catastrofismi, l’esperienza di ogni giorno ci dimostra che la vita di un uomo del 2010 presenta una quantita’ di imprevisti di gran lunga inferiore di quella di un suo omologo, che so, del 1990. Un esempio su tutti: chi arrivava per primo ad un appuntamento nel 1990 era costretto ad aspettare il ritardatario chiedendosi dove fosse, a che ora sarebbe arrivato, se sarebbe arrivato. Oggi, al primo accenno di inquietudine, si prende il telefono cellulare e si chiama. Grazie alla prevenzione ed alle meraviglie della tecnica, la vita e’ sempre piu’ noiosa.
Per sfuggire al piattume di questa esistenza senza imprevisti che si e’ creato con le sue mani, l’uomo medio ha elaborato due soluzioni: il consumismo e l’entertainment. Della perversione consumistica ci occuperemo altrove, ora limitiamoci a qualche spunto in merito all’entertainment. Anzitutto, cos’e’?
E’ la televisione ragazzi! Quasi tutta ma non proprio tutta. Ma anche il cinema, i videogames, la radio, il web e tutto cio’ che, in parole povere, ci intrattiene e distrae. Non fraintendetemi, il nostro breve elenco riporta gli strumenti, i media, di cui si abusa per diffondere entertainment anziche’ arte. Per economia espositiva sono volontariamente incorso nell’errore comune di sovrapporre il mezzo con il messaggio. Per non confondere l’uno dall’altra ci basta inquadrarne i fini: il fine dell’arte e’ indurre emozioni nell’osservatore, il fine dell’entertainment e’ distrarre l’osservatore dalla meditazione sulla propria scarsezza d’emozioni. In cosa consiste, in due parole, la fruizione dei prodotti dell’entertainment da parte dell’uomo medio? Consiste nella fruizione, in condizioni di sicurezza (generalmente un divano), di imprevisti simulati.
Arte ed entertainment, intenzioni diametralmente opposte che si contendono gli stessi media. Nella tenzone ha presto prevalso il secondo e – poiche’ il caso non esiste – se cio’ e’ accaduto non e’ stato per caso. Era anche inevitabile? Mah...
Dicevamo che e’ inevitabile qualcosa che non si puo’ assolutamente, in alcun modo evitare e nient’altro. Ho voluto reiterare il concetto perche’ magicamente, in questo mondo in cui saremmo capaci di affrontare un flare solare, il computo di cio’ che la gente considera inevitabile aumenta invece che diminuire. E’ assurdo ma e’ cosi’. L’odierno ‘inevitabile’ e’  un concetto ad ampio spettro che incamera sia gli accadimenti che realmente non possiamo evitare (abbiamo detto una dozzina in tutto) sia quelli che non abbiamo voglia, tempo o interesse di evitare. E questi sono tanti.
Una guerra incomprensibile, per fortuna - A tuo figlio mancano gia’ due diottrie, tende all’obeso ed ha grossi problemi relazionali con le sue coetanee! “Per forza! Sta sempre davanti alla tivvu’! Scusa, adesso ho da fare. Dagli 10 euro che va al Mac Donald’s coi suoi amici nerd.”
- Ci sarebbe una ragazza giu’ in contabilita’ che ormai e’ qui da tre anni. E’ brava, si da’ da fare. Forse e’ ora di metterla in regola o almeno di darle un aumento. Mi ha detto il suo capoufficio che sta prendendo degli antidepressivi negli ultimi tempi. “Si, si, lo faremo. (DRIN) - Pronto? Ah bene. - Sono arrivati i clienti giapponesi. Vuoi fare un tiro prima di andare?”
- Pare che le due Coree siano appena entrate in guerra e che le truppe NATO stiano seminando cadaveri in tutto il Medio Oriente da almeno vent’anni! “Cosi’ va il mondo!”
I traumi infantili, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, le guerre. Tutte cose evitabilissime con un po’ di buona volonta’. Invece la gente comune non le considera tali.
Visto da fuori e’ davvero curioso. In pratica l’umanita’ piu’ ‘evoluta’ – la cui vita e’ ormai un piattume insignificante senza imprevisti – si crea i problemi artificialmente per poi disinteressarsene.
I bambini che sembrano degli omini Michelin, gli adulti ridotti in condizione d’insoddisfazione permanente, le carneficine belliche sono tutti problemi che ci siamo creati da soli. Questi non sono dei flares solari, e’ tutta roba fatta da noi, un parto di noi umani. Non e’ inevitabile!
Una guerra incomprensibile, per fortuna Diciamocelo allora che non abbiamo voglia, o tempo, o interesse a risolverli certi problemi. E smettiamola di chiamarle inevitabili. Le nostre disgrazie, le nostre guerre non lo sono.
E invece l’uomo di poca volonta’ non se lo dice, s’industria a regredire – quanto meno nello spirito – ed a convincere se’ stesso che le guerre sono inevitabili, magari non tutte, ma certe guerre si. Quelle degli americani, di solito.
Se non ce la fa da solo, arriva il luccicante mondo dell’entertainment a distrarlo dal problema. Ma poi prevale la noia e tutto questo ‘inevitabile’ comincia a dar sui nervi. E’ il momento di regredire ulteriormente per arrivare a convincersi che non soltanto quelle guerre sono inevitabili, ma che sono addirittura eventi incomprensibili, misteriosi, al di sopra della nostra comprensione. E’ la fase del mito.
Ora siamo in questa fase. Dovremmo gia’ essere preoccupati da un pezzo ma non lo siamo. Io mi sto portando avanti, ma i brividi dietro la schiena mi verranno davvero quando qualcuno comincera’ a buttar li’ l’idea geniale che ‘ste guerre, tutto sommato, possono pure succedere per caso.
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