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Una guerra incomprensibile, per fortuna

Creato il 10 agosto 2011 da Tnepd

Una guerra incomprensibile, per fortuna

Una guerra incomprensibile, per fortuna Il termine ‘caso’ è improprio, azzarderei del tutto privo di significato. Va chiarito una volta per tutte che in natura il caso non esiste. Il caos si, ma non il caso. Persino il caos non è lì per caso. Si usa definire ‘casuale’ un evento che accade senza il nostro intervento diretto ma non ci si scappa, una causa c’è sempre. Allora si finisce per considerare casuale tutto ciò a cui non sappiamo dare una spiegazione, ciò di cui non conosciamo la genesi o non comprendiamo la logica. A ben vedere questi non sono eventi casuali, bensì incompresi o – se ci interessano le ragioni invece che le cause - incomprensibili. Un esempio emblematico dell’utilizzo improprio del termine caso: “Ci siamo incontrati per caso. Un incontro ‘casuale’ fra due individui prevede in realtà milioni di variabili a noi ignote che concorrono a far sì che i due si trovino nello stesso luogo alla stessa ora; è l’effetto di un numero incalcolabile di fatti, connessi l’uno con l’altro, che avvenendo o non avvenendo permettono quell’incontro. Non è un caso, è il prodotto perfetto di variabili che non conosciamo. Il termine corretto è fortuito, non ‘casuale’. Proseguiamo. L’uomo medio prova un timore istintivo per ciò che non comprendeergo lo chiama casuale – perché fondamentalmente si tratta di qualcosa che è fuori dal suo controllo. Alcuni esorcizzano il deficit di comprensione della natura con l’ausilio di una figura divina scelta tra quelle disponibili in un Pantheon che si fa sempre più affollato, altri affidandosi alla scienza, altri all’oroscopo (la maggior parte a ben vedere).

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