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Una Guida per i viaggi in Overland in moto

Da Max Draper @maxmoto1975

In quanti vorrebbero partire e lasciarsi alle spalle la vita di tutti i giorni? Salire in sella e affrontare un viaggio come quelli che molti motociclisti hanno realizzato in solitaria. Ma non è una cosa banale, ci vuole preparazione, quindi ecco una piccola guida di un motociclista viaggiatore: Daniele Cossu, i Viaggi in Overland

Scritto da Daniele Cossu

Dopo il mio viaggio in solitaria in Siberia e Mongolia (luglio-agosto 2008) ecco qualche considerazione su come penso che si possano affrontare avventure simili minimizzando i rischi.

Quelle che seguono sono regole a mio avviso imprescindibili per avere la massima probabilità di tornare a casa sano, salvo e contento dopo un viaggio overland. Le consiglio a chiunque valuti di viaggiare senza appoggi esterni e senza compagni di viaggio.

La prima e più importante delle regole esposte farà forse “male al cuore” già a leggerla. Se così fosse, lasciate perdere di fare gli overlander, soprattutto se avete un periodo di tempo limitato!

Allora, in ordine di importanza:

1. Prevedere l’abbandono del mezzo! (per guasto grave, distruzione, impossibilità di recupero a costi/tempi ragionevoli): la moto deve essere di valore pari o inferiore a quello che si è disposti a “spendere” per il viaggio. Se torna con te bene, altrimenti pazienza. Va intesa come parte del “costo del biglietto”. Molti comprano una moto da 14000 euro ma non sarebbero mai disposti a bruciarla in un singolo viaggio. Ciò pone fin dall’inizio in una condizione molto difficile e anche pericolosa, perché può spingere a scelte errate in caso di emergenza. Io ho scelto un Super Ténéré del valore di 2000 euro, che per me valeva come “biglietto per la Siberia”, spendibile e deperibile.

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2. Bagagli: se prevediamo l’abbandono del mezzo, di conseguenza la disposizione dei bagagli essenziali deve permettere di trasformare il viaggio in moto in un vero e proprio trekking (anche di più giorni) per raggiungere un’altra modalità di trasporto e rientrare a casa:

  • le valigie fanno tanto “spedizione estrema” ma due borse morbide laterali, collegate fra loro, permettono di indossarle facilmente e incamminarsi;- tutta l’attrezzatura da campeggio deve essere ultraleggera ed entrare nelle borse mobili, insieme ai documenti (in scatola stagna) e a ogni altro oggetto che non si possa abbandonare;
  • una ghirba d’acqua da 8-12 litri è fondamentale, insieme a viveri per un numero sufficiente di giorni (le “barrette” evitano di dover cucinare o preparare con acqua i cibi)

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3. Scelta del percorso: deve tenere conto delle “vie di fuga” in moto e senza moto. Per la parte principale del mio viaggio sono sempre stato entro i 60 km dalla ferrovia transiberiana. Ci sarei potuto arrivare a piedi. Anche in Mongolia, il percorso è stato attentamente considerato in funzione della distanza dai villaggi. Oltre al fatto che, trovandomi in un Paese di nomadi, è paradossalmente assai facile imbattersi in qualcuno anche nei luoghi più remoti. Inoltre, grazie all’integrazione gps-Google Earth, con l’aiuto di alcuni software specifici è possibile salvare e portare con sé la mappa satellitare completa della regione visitata senza dipendere dall’accesso online, con un livello di informazione enormemente più elevato rispetto alle mappe cartacee.

4. Soccorso sanitario d’emergenza: un’assicurazione è indispensabile, che comprenda l’evacuazione in elicottero nei casi più gravi, il ricovero ospedaliero, le spese chirurgiche, il rimpatrio e possibilmente anche l’indennizzo alla famiglia in caso di morte.Un semplice apparecchio di recente produzione permette inoltre di lanciare un SOS tramite un particolare canale di una rete satellitare, dando la propria posizione a costi ridotti e attivando i soccorsi, inclusi nel costo del servizio.

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5. Banditismo: se si viaggia in una zona ad alto rischio di banditismo (come la Siberia) occorre non dare troppo nell’occhio. Per quanto ci piaccia l’idea di andare in giro con un gioiello di moto, meglio farne a meno e andare con un mezzo meno appariscente. Prevedere le tappe diurne e notturne in funzione della sicurezza. Elevate percorrenze chilometriche quotidiane aiutano a evitare parte dei pericoli.

Fermi restando i punti di cui sopra, occorre ovviamente fare in modo che le situazioni di abbandono del mezzo o di evacuazione non si presentino. E allora:

6. Caratteristiche meccaniche: la moto deve essere di semplice manutenzione e riparazione. Punto. Una vecchia moto a carburatori, senza sonda lambda e catalizzatore è sicuramente più semplice da riparare per i “bush mechanics” siberiani rispetto a una sofisticata moto “adventure” ad iniezione elettronica. Può essere vero che quest’ultima rischia meno di guastarsi, ma quando accade generalmente il viaggio è finito e – appunto – a volte va abbandonata per evitare di mettersi nei guai. Il motore deve essere di provata affidabilità. Idem per il telaio e per ogni altro componente. Per questo, moto di 10-15 anni fa danno la garanzia di conoscere tutto di loro: la moto deve essere rinforzata nei suoi punti deboli conosciuti.

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7. Pezzi di ricambio: occorre portare praticamente tutto quello che potrebbe guastarsi o rompersi senza poter essere sostituito in tempi ragionevoli. In Siberia e Mongolia, equivale quasi a una moto di ricambio. Alla fine, solo il motore e il telaio restano le parti non sostituibili. Avevo con me due regolatori di tensione, centraline, pompa benzina, leve freno e frizione, kit frizione completo, risers, pasticche freni, kit catena corona pignone, pedali freno e cambio, cavi vari, guaine, fusibili, lampadine, viti e bulloni, fil di ferro, mastice sigilla-metalli, camere d’aria rinforzate, leve per riparazione pneumatici, chiavi varie, filtri benzina, aria e olio, olio per rabbocco ecc. ecc.

8. Autonomia elettrica: la disponibilità di energia elettrica è uno dei grandi punti deboli dei viaggi in solitaria: se ci si affida solo alla batteria della moto, in emergenza si rischia di rendere inutilizzabili in poche ore gps, dispositivi di emergenza, radiotrasmettitore, computer, lampade elettriche ecc: tutto insieme! Allora si rischia davvero di lasciarci le penne. E’ fondamentale avere un pannello solare avvolgibile di dimensioni adeguate per ricaricare in emergenza la batteria, un power inverter a 220v (per alimentare tutto quanto sopra più fotocamera, videocamera e ammennicoli vari) con relativi fusibili, connettori e spinotti di riserva, ecc.

9. Lingua: importante essere capaci di leggere i cartelli stradali (sic!) e di interagire un minimo con la popolazione locale. Un traduttore vocale non è un gadget inutile: permette di spiegare più facilmente un problema anche a chi è analfabeta.

Daniele Cossu, il suo viaggio in Oveland. consigli utili

Ecco, per ora questo è quello che mi viene in mente di consigliare a chi voglia fare un lungo viaggio in solitaria. Con un po’ di coraggio ma senza incoscienza: bisogna studiare e lavorarci su per tutto il tempo necessario. Neanche la fortuna (il caso) può aiutarci veramente: guidando per 14-16 ore e 1000+ km al giorno, ci si rende ben presto conto che il bilancio alla fine della giornata è composto invariabilmente da un po’ di “fortune” e da un po’ di “sfortune”.

Buona strada, overlander! Il decimo consiglio aggiungilo tu.

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