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Una lacrima e tanta rabbia

Creato il 10 settembre 2010 da Pierotieni

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di Rosalba Colombo Torno dalle vacanze e faccio la mia solita bicilettata per Arcore. Passando dall'incrocio del centro ho la sensazione negativa che qualcosa non torni, i miei sensi recepiscono un cambiamento, c'è un vuoto. Una frazione di secondo e realizzo con tutti i sensi: hanno cominciato i lavori del condominio stazione, radendo al suolo tutto, pini secolari, faggi e una meravigliosa siepe trentennale. Un vuoto. In un angolo, pare una beffa o meglio una provocazione, hanno lasciato ammonticchiato l'impianto radicale di tre o forse quattro magnifiche piante, moncherini solitari, morti. Che desolazione! Contro questo progetto, così come è stato approvato, ci siamo battuti come Pd in tutte le sedi, in Consiglio Comunale abbiamo portato proposte, progetti alternativi, idee. Tutto bocciato. Abbiamo fatto presente che si poteva chiedere al costruttore un piano parcheggi interrato e un piano in meno in altezza, la salvaguardia del giardino esistente almeno per le piante ad alto fusto, oppure magari di costruire la nuova sede dei vigili. Niente, tutto bocciato! Abbiamo detto e ridetto, conti alla mano e senza demagogia, che  stavano svendendo una zona che poteva essere l’opportunità per dare benefici concreti ai cittadini. Abbiamo detto, sempre conti alla mano, che stavano di fatto svendendo l'area al ribasso a prezzi fuori mercato. Inascoltati!   Le nostre parole non erano isolate, lo stesso ufficio urbanistica aveva presentato con una relazione le proprie argomentazioni a riguardo: uguali alle nostre. Inascoltato anche l'ufficio! Questo è  l'atteggiamento di questa Amministrazione nei confronti dei costruttori, dei più e dei meno: prostrata ai piedi di chi  porta due lire per aggiustare il bilancio. Qual'è il beneficio per i cittadini di Arcore? La domanda resta senza risposta, ma la risposta c’è. A guadagnarci è solo chi costruisce. Per gli altri solo più traffico, niente parcheggi, niente benefici. Come al solito, come sempre. Restano solo le radici morte.

 


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