La lapide custodita nel Museo di Sacramento
(Foto: James Estrin/The New York Times)
Ad effettuare la scoperta alcuni studenti della Yeshiva University ed un professore soprannominato l'ebraico Robert Langdon, in riferimento al personaggio creato dallo scrittore Dan Brown nel "Codice da Vinci".
Nel marzo 2012 il Professor Steven Fine, direttore del Centro degli Studi Ebraici di Yeshiva, scrisse un articolo per la rivista Biblical Archaeology Review sulle lapidi ebraiche della città di Zoar, che molti studiosi collocano sulle rive del Mar Morto. Una di queste, quella che reca il nome della donna defunta, era custodita nella collezione del Museo Woodland di Archeologia biblica, poco lontano la città di Sacramento. La lapide non era stata tradotta.
Il Professor Fine ed alcuni suoi studenti, pertanto, decisero di cimentarsi con la traduzione del prezioso reperto, che era stato inciso con parole della lingua aramaica. La traduzione ha richiesto diverso tempo. La lapide è ricavata dall'arenaria ed è delle dimensioni di un blocco note. Costituisce una finestra aperta sulla vita e la morte nel mondo antico, in particolare sulla vita e la morte a Zoar.
Zoar era una grande città cristiana, una città in cui si dirigeva il pellegrinaggio dei fedeli, ma che contava anche un numero notevole di popolazione ebraica.
Gli studenti che stanno studiando la lapide (Foto: James Barron)
Gli studenti che si applicavano alla traduzione della lapide di Sacramento sapevano che le lapidi provenienti da Zoar erano state scoperte nel XX secolo. Esse mostrano chiaramente le differenze nei riti funerari tra ebrei e cristiani. Le pietre tombali cristiane erano spesso scritte in greco e contenevano i classici simboli della fede cristiana: una croce, un pesce o degli uccelli. Le lapidi ebraiche, invece, erano scritte in aramaico, una lingua interpretabile solo dagli ebrei. Queste lapidi spesso recano inciso il simbolo della menorah.Nella lapide di Sacramento, scritta in aramaico, non è stato individuato il nome del padre della donna defunta. Non si conosce nemmeno l'età della donna, dal momento che questa non è indicata nelle lapidi ebraiche. Gli studenti hanno pensato di poter risalire alla datazione della lapide sulla base dei parallelismi che si possono ricavare dai dati incisi. Uno di questi è il tempio di Gerusalemme, distrutto dai Romani nel 70 d.C.. Questo sistema è stato utilizzato dagli ebrei di Grecia fino alla Seconda Guerra Mondiale, l'ultima volta è stata a Corfù, prima che i nazisti rastrellassero gli ebrei che vivevano lì.
Confrontando i dati in possesso dagli studenti con quelli storici noti, gli studiosi si ritengono sicurei che la donna a cui si riferiva la lapide è morta 362 anni dopo la distruzione del tempio. Tra i simboli incisi sulla lapide, il Professor Fine ha individuato una pala d'incenso, simbolo di cerimonie in un tempio.