L'interno della cattedrale prima della rimozione
dell'altare secentesco avvenuta nel 1985
Lo stemma vescovile di Mons. Carlo Mazza
Quel che segue è la trascrizione degli ultimi due paragrafi del discorso del Vescovo Carlo Mazza in occasione del 410 anniversario dell'istituzione della Diocesi:La Cattedrale come segnoAllora il nostro futuro non sarà altro che il nostro migliore presente, a condizione tuttavia che lo coltiviamo con il valore aggiunto della "speranza che non delude" (Rm 5, 5). Non dimentichiamo: se non lavoriamo nel presente, non potremo sperare in un futuro migliore. Anche se siamo una Diocesi piccola, la nostra forza consiste nel fatto di essere una Chiesa bella, perché baciata dalla bellezza di Dio.Ne è segno la nostra Cattedrale, la più bella di tutte. In effetti la nostra Cattedrale di San Donnino anticipa la formazione della Diocesi e ne è stata, per così dire, la causa prima: senza questa Cattedrale forse non ci sarebbe stata neanche la diocesi. E' la Cattedrale dunque il segno elevato di una Chiesa che si specchia nella sua storia e attinge da essa la linfa vitale di nutrimento e di sostentamento. Mettiamo al centro simbolico della nostra Diocesi la cattedrale. Ad essa facciamo riferimento senza paura come il libro della fede, della speranza e della carità. Il sangue del nostro Patrono San Donnino non sia sparso per noi invano. Esso continua a generare cristiani: l'esemplarità della fede viene dal martirio. Il futuro della nostra Chiesa non può che essere il suo passato: il martirio per Gesù Cristo.
ConclusioneNon è un caso che per celebrare degnamente i 410 anni di vita della Diocesi, ci siamo raccolti nel suo grembo, rappresentato appunto dalla Cattedrale. Essa è stata testimone di vicende spirituali e civili che hanno caratterizzato la nostra Chiesa. Era prima di noi, ci ha accompagnato nel cammino spirituale ed ora è il nostro simbolo più prestigioso e fascinoso, autentico segno di unità e di comunione, speranza per l'oggi e per il nostro domani.Di qui prendiamo spunto per ritrovare le radici della fede, ma altresì per sviluppare in forma lussureggiante l'albero e le fronde e i frutti. Risentiamo ancora la risonanza del profeta Ezechiele: "Là dove giungerà il torrente tutto rivivrà, crescerà ogni sorta di alberi da frutti" (Ez 47, 12). Sì, la parola del profeta richiama il vangelo di Matteo: "dai loro frutti, li riconoscerete" (Mt 7, 16.20). Siamo dunque frutto di una Chiesa madre che persevererà fino alla fine, accogliendo nel suo seno sempre nuovi discepoli del Signore.Allora il nostro canto acconsente con il canto del salmista: "Si parlerà del Signore/alla generazione che viene; annunzieranno la sua giustizia;/al popolo che nascerà diranno./ «Ecco l'opera del Signore!»" (Sal 21, 31-32).+ Carlo, Vescovo---------------------------------- L'intero discorso è riportato sul settimanale diocesano Il Risveglio del 18 febbraio 2011, mentre in questo blog troviamo il commento di Amedeo Tosi