Di Marco Crestani
Libereditor’s Blog ha rivolto 4 domande 4a Davide Musso, giornalista e scrittore tra i più interessanti dell’attuale panorama italiano che nel 2007 ha esordito con la raccolta di racconti Vita di traverso per i tipi di Gaffi editore.
(L.B. sta per Libereditor’s Blog, D.M. per Davide Musso)
(L.B.): Secondo lei in Italia il racconto breve è davvero morto? Oppure è ancora vivo e può far male (magari grazie al web)?
(D.M.): Il racconto breve è vivo, ma certo non se la passa bene. Non sto parlando degli autori: ce ne sono, e anche bravi, comePaolo Cognetti per esempio. Però il racconto commercialmente funziona poco (cioè: i lettori sembrano non amare molto il genere, e le raccolte di racconti vendono pochissimo), di conseguenza gli editori tendono a non pubblicare racconti o quasi, e gli scrittori puntano (o vengono indotti) a scrivere romanzi. Anche quando, per natura, farebbero meglio a stare su misure più contenute.
(L.B.): C’è un racconto che ha scritto e pubblicato che più degli altri l’ha coinvolta emotivamente?
(D.M.): Non ho scritto moltissimi racconti, ma sono molto legato a “Ivan”, contenuto nella raccolta Vita di traverso: ha molti tratti autobiografici ed è legato a un episodio della mia vita che dimenticherò difficilmente.
(L.B.): E un racconto breve (italiano o straniero) che vorrebbe aver scritto lei?
(D.M.): “Impronte” di Amanda Davis, pubblicato nella raccoltaFaith. Poco più di due pagine dirette come un pugno nello stomaco, con un finale che lascia il segno.
(L.B.): Secondo lei perché si scrivono racconti oggi?
(D.M.): Credo per lo stesso motivo per cui si sono sempre scritti: per raccontare delle storie.