“Una città non è completa, se non ha il suo bagno turco.”
Così diceva la bella Sherazade ne “Le mille e una notte”. Aveva assolutamente ragione.
In occasione di San Valentino/mio onomastico/mio compleanno, il Cantastorie ha ben pensato di regalare a entrambi un Percorso della Rosa Lei&Lui con massaggio relax condiviso presso l’Hammam della Rosa di Milano (sì sì, lo so anch’io che è un uomo da sposare).
E’ stata un’esperienza meravigliosa, sia per il percorso in sé sia per la disponibilità e la gentilezza estrema del personale.
Probabilmente è da considerare anche il fatto che eravamo i primi della giornata ed entrare una buona mezzora prima degli altri clienti ci ha permesso di avere a nostra completa disposizione la struttura ancora perfettamente pulita e il personale che ha potuto seguirci (e coccolarci) passo dopo passo.
Mi scuso fin d’ora perché questo sarà un post lunghetto, ma quando cercavo informazioni in rete su quest’esperienza ho notato che le opinioni e i racconti scarseggiano, quindi spero che questo mio dettagliato intervento possa tornare utile ad altri curiosi futuri clienti.
Ma ecco com’è andata: l’Hammam della Rosa si trova in pieno Viale Abruzzi. Ieri pioveva, c’era il solito traffico. E il solito smog. E’ stata quindi una sensazione quasi irreale l’entrare in un salone accogliente e profumato d’incenso. Visto che si trattava della nostra prima volta all’Hammam, abbiamo dovuto compilare i moduli per ricevere le tessere di iscrizione e il kit hammam (che include il guanto peeling kassa e le ciabattine personali). Sono quindi stata gentilmente invitata, con molta discrezione, ad allontanarmi in modo che l’ammmore mio potesse occuparsi in tutta calma del pagamento, visto che si trattava di un regalo.
Una volta terminate le formalità, la ragazza che ci aveva accolti al nostro ingresso ci ha spiegato cosa si sarebbe svolta la nostra mattinata di tutto relax e, dopo aver avvisato il personale del nostro arrivo, ci ha fatto scendere nello spogliatoio per prepararci.
Parentesi: lo spogliatoio di cui parlo non è una stanza molto grande, ma ha tutto il necessario (ci sono perfino 3 asciuga-capelli e un tonico alla rosa per le signore).
E’ in comune, maschietti e femminucce, perché è dedicato ai percorsi di coppia. E tutto il percorso, naturalmente, è dedicato alle coppie, con la conseguenza che le donne devono indossare la parte superiore del costume (diversamente da quanto accade nei giorni di apertura esclusivamente femminile dell’hammam, in cui si può stare anche nude come mamma ci ha fatte). Noi siamo arrivati indossando già il costume, ma per cambiarsi in tutta tranquillità c’erano comunque dei bagni pulitissimi. Chiusa parentesi.
Una volta indossato il costume siamo stati invitati a fare una rapidissima doccia e a non asciugarci. Questo perché il passo successivo consiste nel farsi spalmare su tutto il corpo, viso e piedi esclusi, un velo di sapone nero (no, fanciulle, tranquille, nessuno vi vedrà con il corpo cosparso di materia scura: è trasparente una volta messo sulla pelle).
All’inizio è un po’ imbarazzante il farsi “servire” così, ma la signora che si è occupata di noi è stata talmente gentile che l’imbarazzo se n’è presto andato.
Senza contare che le parole “oggi non dovete pensare e nulla se non a rilassarvi. Di tutto il resto ci occupiamo noi.” hanno un suono dolcissimo e irresistibilmente peccaminoso.
Comunque. Tutti belli insaponati ce ne siamo andati nel calidarium, una stanza satura di vapore che ha una temperatura media di 45° che varia, dal basso verso l’alto, dai 30° ai 60°. Io, che odio il caldo, pensavo che sarebbe stata una vera tortura e invece è stato addirittura piacevole. All’interno c’è una fontanella d’acqua fredda con cui ci si può rinfrescare di tanto in tanto (solo viso e gambe, come viene raccomandato prima di iniziare).
Si può stare nel calidarium quanto si vuole, a seconda della propria resistenza, ed è possibile entrare e uscire a piacimento recandosi, tra un bagno di vapore e l’altro, nel tepidarium, vale a dire una grande sala calda e leggermente umida con panche di marmo riscaldate, mosaici e una bella fontana. Qui si possono reintegrare i liquidi persi con acqua, frutta fresca e thè alla menta (buonissimo, tra l’altro) e si può stuzzicare con qualche pasticcino arabo.
Seguono poi i trattamenti tradizionali dell’hammam: ci si stende su un lettino di marmo e, col guanto che ci è stato dato nel kit iniziale, viene effettuato il peeling (no maschietti, il peeling non vi fa la bua, tranquilli). Poi arriva il bello: il massaggio/lavaggio con sapone di Aleppo. Se ho ben capito (e ben visto) si tratta di una specie di federa che viene immersa nel sapone di Aleppo, gonfiata e passata sul corpo. Produce una sensazione stranissima e molto, molto piacevole. Per le femminucce questo è anche il momento del trattamento per i capelli, che diventano morbidissimi e rimangono profumati delicatamente di mandorle.
Fatto ciò si passa un po’ sotto la doccia per togliere i residui del sapone e ci si immerge nel frigidarium, una vasca idromassaggio tiepida che, oltre ad avere un effetto tonificante, serve a far recuperare al corpo la propria temperatura.
Visto che eravamo i primi e gli altri dovevano ancora finire peeling e massaggio, abbiamo avuto la vasca tutta per noi e, invece di un ciclo di idromassaggio, ne abbiamo fatti due (facendo gnegnegne a tutti quelli che passavano in mandrie più o meno numerose guardandoci con invidia u_u).
Saremmo rimasti volentieri a mollo per un terzo round, ma siamo stati invitati a spostarci nella sala relax per asciugarci prima del massaggio finale. La sala in questione è grande, molto accogliente, tappezzata di tappeti morbidi, cuscini e amenità simili. E anche qui c’è un tavolino pieno di cibo e bevande a disposizione dei clienti.
Dulcis in fundo… il massaggio. Venticinque minuti di paradiso. Eravamo nella stessa stanza, separati da una parete traforata e sottilissima. Massaggiatrice per me. Massaggiatore per il Cantastorie. Luci soffuse (quasi buio a un certo punto). Musica orientale di sottofondo.
L’unica ad essere agitata in tutto ciò era la mia massaggiatrice che, complici il suo collega e il Cantastorie, aveva il terrore che io scoppiassi a ridere da un momento all’altro causa solletico. Cosa che, naturalmente, non è successa (so essere una personcina seria, quando mi ci metto, ecco.)
Per finire siamo tornati nella sala relax e solo con calma, molta calma (e molto a malincuore, a onor del vero), ci siamo decisi a uscire da quell’oasi di coccole e piaceri per buttarci di nuovo nella grigia e piovosa domenica milanese.
Camminando su una nuvoletta rosa.