Con sprezzo del pericolo, come si dice nelle cronache poliziesche, Stefano Fassina , responsabile economico del Pd, ha osato infrangere il tabù delle elezioni anticipate, ha agitato quel fastidioso feticcio democratico chiuso dal partito nel caveau della premiata Banca Monti. In realtà è già da tempo che gli ammanchi nei bilanci politici dell’istituto di credito e la concreta possibilità che non vengano distribuiti dividendi e che anzi tocchi rimpolpare le casse, sta agitando le notti bianche del partito. Dilaniato tra neoletti che vogliono a tutti i costi arrivare al 2013 e vecchi big che cominciano ad assaporare lo spettro di una perdita del posto per mancanza di voti, amleticamente diviso tra i reazionari margheritini tutti cassa e chiesa e tenui socialdemocratici tra i quali l’unico rosso è quello del pomodoro nel bloody mary, già da tempo si coltiva il tarlo che affidare il governo a un’armata brancaleone di tecnici sedicenti e legati alla finanza, anche in maniera ambigua e mai chiarita (qui) non è stata un ottima idea.
Ora poi per uno di quei capricci del destino, si è visto che i capitali della banca Monti erano stati messi in una divisa che si è rapidamente svalutata. L’elezione di Hollande, le elezioni in Usa, il fallimento delle ricette demenziali messe a punto dalla Bundesbank e seguite dai burobankers di Bruxelles, i disastri elettorali della Merkel, hanno messo in crisi il paradigma stesso sul quale si era costruita tutta la vicenda della lettera di Bruxelles e del fiscal compact, a tal punto che ora è in aperta discussione la stessa permanenza nell’Euro con una di quelle drammatiche accelerazioni che gli errori catastrofici producono. La necessità con cui sono stati giustificati i massacri, si è tramutata nella necessità di cambiare rapidamente strada.
Rimangono certo i Letta, i Follini, i Boccia tutta gente che oltre a portarsi dietro come la conchiglia della lumaca l’ottusità di apparato e il nulla politico, vive un esistenza parassitaria ai margini dell’establishment economico o vaticano e si stringe al montismo come un coro di eunuchi davanti all’organo. Così non si accorgono che le premesse cui hanno aderito come un santino sono già di fatto saltate, che in realtà è già cominciato il dopo Monti. Che dopo la mattanza di diritti, sui quali si dovrà tornare, vengono i problemi veri finora esorcizzati per vent’anni. Il soldato Fassina non è stato altro che un oca del Campidoglio che ha deciso di svegliare la guarnigione e per questo merita una medaglia. Si vedrà presto se si tratta di soldati o di altrettante oche per il fois gras delle tavole dei vlasti.