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Una notte al Monte Koya

Creato il 14 giugno 2014 da Patrickc

Ci si lascia alle spalle le folle di Osaka e si incontrano alberi altissimi, tombe secolari e si dorme (per forza) sul tatami di un tempio. Anche per questi motivi il Koyasan è un posto unico. E meraviglioso

Non sapevo che in Giappone, sul monte Koya, ci fossero le sequoie giganti come in California, penso. Poi guardo bene questi alberi superbi, alti decine di metri, severi e tranquilli e mi accorgo che non sono sequoie. Sono grandi, ma non così tanto: cedri, scrive la guida. Io però mi sento ugualmente piccolo come in quelle incredibili foreste della California. Qui la natura è potente. Chissà se erano c’erano già alberi così quando nell’805 Kobo Daishi giunse in questi luoghi e scelse di costruire un tempio. Forse alcuni di questi esistevano già allora. La scelta comunque non mi stupisce, lo capisco mentre cammino fra le migliaia di tombe secolari immerse nella foresta, ormai parte del monte. Tutto, in questo luogo, parla di eternità e quindi di sacro.

Il sentiero fra i grandi cedri del monte Koya

Il sentiero fra i grandi cedri del monte Koya (foto di Patrick Colgan, 2014)

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La forma della Pagoda a cinque piani, usata per le tombe, rappresenta i cinque elementi, quindi l’eternità: terra, acqua, fuoco, vento e aria

Il monte Koya è un posto senza paragoni nel Giappone. E’ un luogo di natura potente, dove si avverte distinatamente un filo che collega una storia millenaria. Forse è il posto più bello che ho incontrato in sei viaggi in questo Paese. E’ il centro del buddismo Shingon ed è una meta religiosa e turistica. Ma non è fra le più frequentate.  E’ in tutte le guide, ma tanti si stupiscono quando racconto del mio viaggio. Anche e soprattutto i giapponesi. Forse perché è una meta particolare: qui si dorme solo nei templi, si mangia vegetariano con i monaci, ci si alza all’alba per assistere alle preghiere. Oppure forse perché arrivare qui richiede un po’ di tempo e fatica. Ci si lascia alle spalle le folle e le luci di Osaka con la metropolitana. Poi si prende un treno locale, si scende e si prende un altro treno, sempre più piccolo, che si inerpica per montagne impervie al centro della penisola di Wakayama. Non è finita: per arrivare in cima al monte Koya (o Koyasan, come si dice in giapponese) bisogna prendere una funicolare e salire fino a mille metri. E poi un bus per arrivare nel cuore dell’abitato, in mezzo ai templi.

E’ anche un luogo estremamente strano, perché qui si fondono varie anime del Paese: accanto al rigore e alla spiritualità si trovano templi con internet wi-fi, le bici noleggio hanno un motorino elettrico per arrampicarsi sulle salite senza fatica, si esplorano i templi con un’audioguida. E’ pur sempre Giappone.

Dove alloggiare

Al Koyasan si sta almeno una notte, non ci sono alternative. Un po’ perché andare e tornare in giornata è difficile, un po’ perché sarebbe completamente insensato. Dormire sul monte almeno una notte è una parte essenziale dell’esperienza che richiede anche tempo. Al monte Koya si alloggia solo nei templi, si dice shukubo (come nel libro ‘Il monaco e la signora’), ma a differenza che in altri posti qui i monaci sono abituati ad accogliere gli stranieri nelle foresterie. Le camere sono in stile tradizionale, spesso molto grandi e belle, ma ci sono alcune regole. Si arriva rigorosamente prima delle 17, si paga – in genere – in contanti, si mangia alle 18 tutti assieme e la cucina è vegetariana: raffinatissima, ma con sapori molto particolari, anche difficili. La mattina si è svegliati all’alba e invitati ad assistere alle preghiere.

Il prezzo non è economico: varia da 9.000 a 15.000 yen a persona per notte, pasti compresi (parliamo, al momento di 70-120 euro, più o meno). Forse il sito migliore per prenotare è Japanese Guesthouses che fornisce un’intermediazione gratuita. Quale tempio scegliere? C’è una vasta scelta – sono una cinquantina, circa la metà del totale, i templi che offrono alloggio – e io posso solo dire di essermi trovato stupendamente al Sojoshin-in. Altre informazioni le puoi trovare su Japan guide.

La cena vegetariana al tempio (foto di Patrick Colgan, 2014)

La cena vegetariana al tempio (foto di Patrick Colgan, 2014)

La cena vegetariana al tempio (foto di Patrick Colgan, 2014)

La cena vegetariana al tempio (foto di Patrick Colgan, 2014)

La cena vegetariana al tempio (foto di Patrick Colgan, 2014)

La cena vegetariana al tempio, tempura (foto di Patrick Colgan, 2014)

La cena vegetariana al tempio (foto di Patrick Colgan, 2014)

La cena vegetariana al tempio (foto di Patrick Colgan, 2014)

Cosa vedere (e come) sul Koyasan

Il mausoleo di Kobo Daishi

Un cimitero e un bosco da visitare di notte, senza paura

Innanzitutto devi esplorare il tempio dove alloggi, le sue stanze, i suoi giardini. Poi, il modo migliore per respirare l’atmosfera di questo posto è camminando lunga i circa due chilometri di sentiero che si snodano fra le tombe e i grandi cedri per arrivare al mausoleo di Kobo Daishi.

Io l’ho fatto due volte. Si parte dall’ichinohashi, il primo ponte, al margine orientale dell’abitato. La prima volta siamo andati di sera.  Con il buio si cammina fra le lanterne, percorrendo un sentiero lastricato fra gli alberi scuri e le tombe (pare siano 200mila su questo monte), ma la grande pace di questo posto ti fa dimenticare di trovarti in un grande cimitero e in una foresta, forse i due luoghi che di notte dovrebbero suscitare più paura, terrore addirittura. E’ emozionante arrivare al mausoleo col buio. Di notte è chiuso, ma è illuminato all’esterno da centinaia di lanterne: non si sente la necessità di vedere altro.

Koyasan, il sentiero di notte, fra le lanterne

Il sentiero per il Mausoleo di notte, fra le lanterne

Poi il sentiero l’ho rifatto di giorno, quando tutto assume colore e consistenza. E si notano cose diverse, come le statue che spuntano fra gli alberi e le loro espressioni, le pietre nascoste fra il muschio, le mille tonalità del verde illuminate dai raggi di sole che filtrano fra i rami,  il comportamento dei pellegrini.

Prima di entrare nell’area più sacra si attraversa un ponte, il  Gobyonohashi  sul quale si fa un inchino. Da qui è vietato fare fotografie. Ma non servono, qui si guarda e si ascolta: il mausoleo di giorno è aperto e dentro si può respirare l’incenso, ci si fa assorbire dal suono ripetitivo di preghiere e  canti.

Chi non ha voglia di camminare può anche prendere il bus e fermarsi al capolinea okunoin-mae per fare un –  più frequentato –  sentiero breve. Un percorso con molto meno fascino, ma interessante anche perché passa accanto a tombe moderne, alcune realizzate da aziende e particolarmente strane (c’è anche un grande razzo, per dire). E’ da fare.

Ma il monte Koya non finisce qui. Ci sono templi distribuiti su un’area abbastanza grande. Le distanze si possono percorrere a piedi (circa mezz’ora da un lato all’altro), ma ci sono anche bus e la possibilità di noleggiare bici a pedalata assistita all’ufficio informazioni, mezzo decisamente consigliato.

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“…le statue che spuntano fra gli alberi e le loro espressioni” (foto di Patrick Colgan, 2014)

Centinaia e centinaia di statuette trovate compiendo gli scavi per la costruzione di un tempio

Centinaia e centinaia di statuette trovate compiendo gli scavi per la costruzione di un tempio

Gli altri templi e santuari

Il Garan è il recinto di templi dove Kobo Daishi fece costruire il primo edificio religioso del monte Koya e ospita numerosi templi. E’ un luogo di grande fascino e pieno di pace. L’edificio che spicca fra tutti è sicuramente il Konpon Daito, un grande stupa bianco e arancione alto 45 metri che continene una grande statua di Buddha e un raro esempio di mandala tridimensionale (una rappresentazione del cosmo buddista, in breve).

Il Konpon Daito, nel Garan (foto di Patrick Colgan, 2014)

Il Konpon Daito, nel Garan (foto di Patrick Colgan, 2014)

Fra i tanti templi da visitare c’è anche il Kongōbu-ji centro del buddismo shingon con un bel giardino zen (ingresso 500 yen, include un tè). All’estremità occidentale del Koyasan c’è invece il Daimon, la grande, immensa porta che sorveglia l’ingresso del monte sacro (è nella foto all’inizio del post).

Come arrivare

Il modo più utilizzato è il treno, ma attenzione, non vale il Japan Rail pass. Perché si deve prendere una ferrovia privata dalla stazione Namba, a sud di Osaka, la Nankai Electric Railway. Ci sono sia treni diretti per Gokurakubashi, la stazione alla base del monte, sia espressi più lenti: ci vogliono dagli 80 ai 90 minuti e spesso è necessario un cambio a metà strada). Il prezzo è fra 1.600 e 1.200 yen a seconda del treno.

In coincidenza col treno, per salire ai quasi mille metri del monte Koya (a proposito, d’estate è una tappa rinfrescante), si prendono quindi una funicolare (380 yen, 5 minuti) e un bus per percorrere l’ultimo, tortuoso tratto di strada, che è vietato ai pedoni. Insomma, fra una cosa e l’altra vanno calcolate almeno due ore e mezza di viaggio dal centro di Osaka. Ci sono biglietti con tutto incluso a partire da 2.780 yen per andata e ritorno.

Come arrivare al Koyasan (da Japan-guide)

Come arrivare al Koyasan (da Japan-guide)

Altre informazioni si possono leggere in un utilissimo post di Tradurre il Giappone


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