Anno: 2013
Nazionalità: USA
Durata: 100’
Genere: Commedia
Regia: Todd Phillips
Distribuzione: Warner Bros
Uscita: 30 Maggio 2013
Riepilogando velocemente, tutto è cominciato quando Todd Phillips – regista di Road trip (2000) e Starsky & Hutch (2004) – ha immerso Bradley Cooper, Zach Galifianakis ed Ed Helms nello scatenato dopo-addio al celibato di Una notte da leoni (2009), che li vide risvegliarsi con un gran mal di testa e la suite completamente distrutta, quindi impegnati a ricostruire in maniera progressiva quanto accaduto e a ritrovare lo sposo Justin Bartha, misteriosamente scomparso poche ore prima del suo matrimonio a Las Vegas.
Un successo mondiale che, tempestato di tigri, grotteschi agenti di polizia e il ritrovamento di un bebé, non ha potuto fare a meno di generare il sequel Una notte da leoni 2 (2011), sempre di Phillips, ambientato a Bangkok e nel quale era Helms a convolare a nozze; man mano che trovavamo in scena anche Paul Giamatti e Nick Cassavetes e che, tra imprevisti con transessuali e scimmiette, la dose d’azione risultava decisamente aumentata.
Come pure in questa terza avventura che il regista decide di far partire dal momento in cui, messi da parte i tatuaggi e distrutte tutte le prove, i quattro compagni di sbronza si ritrovano a vivere in tranquillità e privi di particolari eventi che scuotano le loro esistenze; senza immaginare, però, che il provoca-disastri Ken Jeong, rinchiuso in qualche oscura prigione thailandese, sia pronto a tornare all’opera.
Perché stavolta, con il veterano John Goodman incluso nel cast ed Heather Graham che riprende il suo ruolo ricoperto nel capostipite, sebbene si torni nella succitata Las Vegas non abbiamo alcuna festa nuziale in agguato, bensì una sequela di fughe e furti atta a delineare una miscela di commedia a stelle e strisce ed action-movie che, a differenza dei due tasselli precedenti, non si basa più sull’indagine, ma sulla ricerca.
Miscela che, accompagnata da una ricca colonna sonora spaziante da MMBop degli Hanson a Everybody’s talkin’ di Harry Nilsson, non tarda, però, a rivelarsi incredibilmente fiacca e molto poco capace di coinvolgere lo spettatore.
Da un lato a causa della totale assenza di originalità e della evidente mancanza di idee, dall’altro perché tutt’altro che felice si rivela il cambio di rotta rispetto ai primi due capitoli; tanto da far risultare questo terzo il più inutile di una trilogia che, nonostante il notevole (e inspiegabile) consenso dimostrato dal pubblico e, addirittura, da buona parte della critica, manifestò il fiato corto fin dal suo esordio, costruendosi in maniera esclusiva sulla tanto volgare quanto idiota comicità phillipsiana.
Una comicità di cattivo gusto che troviamo qui, fortunatamente, solo nella situazione con la giraffa e in un’ultima sequenza posta nel corso dei titoli di coda, ma che, in maniera paradossale, appare quale unico elemento capace di legare l’insieme alle passate scorribande di quello che ama definirsi “il branco”.
Francesco Lomuscio