I soliti tre vengono minacciati da un trafficante (il sempre amato John Goodman), pare che Chow gli abbia rubato dei soldi ed essendo loro l’unico suo punto di contatto sono loro che devono trovarlo e consegnarlo. Questo li porterà in Messico e quindi di nuovo a Las Vegas per concludere quello che li era iniziato.
Il film cambia il senso di marcia, anziché muoversi a ritroso, per la prima volta segue il senso giusto e tutto sommato non guasta, un cambio nella solita trama non fa che bene. L’incipit per il resto è identico, stesse dinamiche di gruppo, stesso umorismo esagerato e fisico di Galifianakis (un poco meno originale del solito, ma comunque rimane ancora la cosa migliore del film), molto velocemente però (più o meno da quando lasciano il Messico) il film si affossa, tende a voler concludere la trilogia con un ritorno alla normalità di tutti (il che vuol dire far rinsavire Alan) uccidendo completamente l’idea originale del film (perfettamente descritta nel flashback presente nel secondo film in cui Alan ripercorre gli eventi del giorno prima immaginando il gruppo come dei bambini). Inutile dire che la normalizzazione sposta l’attenzione della storia verso un lato più serio calando l’umorismo e soprattutto irrita molto per una forzatura che non serviva. Anzi, non ero proprio andato al cinema per vedere questo.
Una pessima conclusione per una serie che, probabilmente, era meglio non fosse una trilogia.