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Una notte ho fermato un taxi con l’ombrello e…

Creato il 16 marzo 2011 da Olga

Una notte ho fermato un taxi con l’ombrello e…

E’ stato bellissimo per la musica che c’era in macchina. Beethoven, nona sinfonia, ma in generale classica. Può, mi chiedo, un uomo scegliere colonna sonora migliore per una serata di pioggia urbana? No… Io credo di no. Chopin forse. Un’operetta? Sì.

Il tassista era uno di quegli uomini chiaramente rock. Giacca di pelle, capelli grigi, età sui 50, ma sudati. Uno di quelli che sì, beve e fuma. Magro. Il valore di quell’uomo sta nella buona qualità della scelta: incommensurabile. Il sapere l’adatto. Ci sono di quelli che amano il jazz , no? E lo mettono sempre, anche di fronte ai maccheroni in compagnia. Ma il jazz richiede impegno, mel migliore dei mondi possibili anche un live, e acclimatamento dell’udente, per essere veri. Tanto spesso ci vorrebbe un “viva la pappa”,  senza troppo onanismo intellettuale.

Il tassista era un uomo rock, che andava, di giorno, per i rolling stones, per i dire straits. Ma la notte, ma la notte… è sempre tutto diverso.

E allora ho pensato: il rock non è mai stato per noi. Beh, ragazzi, temo di no. Il rock è per cinquantenni. Il rock è una cosa che hai dentro ma non si vede in giovinezza: lo stagionato ha il tratto più marcato.  Il volto con le sue rughe. Nell’espressione, l’essenza.

E poi niente, gli ho detto “spero di rivederla” (segretamente, l’ho amato).


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