“Oltre a questo, non mi aspetto certo di potermi un giorno svegliare e vederlo intento a leggere Kant. Devo confessare, però, che ogni tanto mi capita di sognare Tommy che mi parla spedito. Penso che sarà accaduto anche ad altri genitori, nel più profondo universo onirico c’è nostro figlio che parla e si comporta come ogni altro ragazzo della sua età.”
Tommy ha 14 anni ed è affetto da autismo, un ormai noto quanto ancora misterioso disturbo che colpisce le funzioni cerebrali. Tuttavia questo non è un romanzo ma la storia reale di Tommaso e della sua famiglia riportata dal padre Gianluca Nicoletti, noto giornalista e scrittore e attualmente speaker di Radio24 ed editorialista de “La Stampa”.
La vita con una persona autistica, come facilmente si può intuire, non è semplice e tutto cambia nel momento in cui ci si ritrova ad occuparsene in prima persona. Nicoletti narra la sua esperienza con il figlio Tommy, un ragazzo che vive letteralmente in un altro mondo, un mondo molto differente da quello a cui siamo abituati, privo di pregiudizi ed ipocrisia.
Un mondo più libero ma al tempo stesso legato all’impossibilità di svolgere determinate attività in modo completamente autonomo. Ciò che fa Nicoletti è mostrare l’infinità di questioni che si ritrova a dover affrontare con e per Tommy.
Perché i problemi non sono legati solamente all’autismo ma anche a questioni burocratiche e soprattutto all’insensibilità della gente. Troppo spesso ancora oggi le persone hanno timore di approcciarsi a chi mostra comportamenti atipici e differenti dai loro, nonostante la società ci porti quotidianamente a convivere con essi.
È più facile lanciare occhiate furtive o emettere sentenze negative piuttosto che provare a conoscere e stare vicino a chi ci sembra “diverso”. “Una notte ho sognato che parlavi” (Mondadori, febbraio 2013) è la consapevolezza di come la vita possa arricchirsi da un’esperienza che in alcuni momenti può risultare insostenibile, è lo sfogo di un genitore che giorno dopo giorno deve organizzare la propria esistenza in base alle esigenze del proprio figlio senza mai tralasciare l’aspetto della vita futura.
È un libro scritto con dissacrante ironia che tutti dovrebbero leggere per sorridere, emozionarsi, per conoscere quegli aspetti dell’autismo a noi precedentemente sconosciuti, per sfatare i falsi luoghi comuni legati a questa patologia ed avere la consapevolezza di quanto poco sarebbe sufficiente per far stare bene chi convive con noi su questo pianeta.
Written by Rebecca Mais
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