Fresca, bionda e con una leggera schiuma.
Le onde erano lente in quella notte di luna piena, accarezzate dal balliore della luna nel cielo buio e limpido, coltre leggerissima sul mare freddo di una stagione ormai in fine. Dissetarsi nella notte, assaporare quel gusto unico legato al ricordo dell’estate ricordata e nello stesso tempo desiderata era un rituale fuori luogo nel vortice nebuloso dell’inverno. La bimba era sullo scoglio con la sua birra e i suoi pensieri, le sue mancanze e desideri, dubbi e uno sguardo perso all’orizzonte, con un velo nero sugli occhi. Il brivido di una memoria risvegliata da gesti e parole pronunciate sottovoce, da quella stessa voce confusa tra suoni e melodie che in passato l’avevano accesa, andavano a confondersi con le espressioni di un viso nuovo, ogni giorno più familiare e necessario.
Un altro sorso, la birra scendeva tra le labbra fino in gola, piacere e gusto.
La bimba immaginava le altre bimbe, lontane e felici, ognuna con i suoi crucci eppure sorridenti. Un giorno si sarebbero ritrovate, l’avrebbero raggiunta sullo scoglio e bevuto una birra insieme.
Nessuna nuvola in cielo, solo quella che dentro lo stomaco portava il segno di una lacerazione, fitta e recente, senza più sangue e dolore. Solo a tratti questo si svegliava, tornava a far male, a pulsare e farsi sentire. Il male che si prova nell’anima non è perenne, c’è e non c’è, si nasconde e a tratti si manifesta nuovamente, solo il tempo renderà l’alternarsi legato ad una distanza maggiore.
Un altro sorso ancora.
La bimba era forte mentre guardava il mare graffiato da invisibili saette provenienti dai suoi occhi. Generare fuoco, energia per restare in mezzo al mare, per esserci quando era calmo come in quella notte e quando sarebbe tornato ai suoi tormenti, tempestoso e pieno di rabbia.
Sullo scoglio s’infrangevano contemporaneamente paure e vecchie realtà, nebulose e senza più storia da allontanare e sicurezze presenti che non trovavano appoggio. Era la voce di quel momento a mancarle, quella che rispondesse e incontrasse la sua. La sentiva eppure non c’ era armonia, mentre in quel preciso istante il sonoro del mare era un tutt’uno con il rumore sordo dentro di lei.
L’ultimo sorso, pieno e rigenerante, portò la bimba altrove, nello scostante viaggio senza ritorno tra bianchi e neri, tra fluttuare e star fermi. Poi, si alzò in piedi e si diede la spinta per tuffarsi e il suo corpo bianco si perse nel nero delle acque mentre il vetro della bottiglia ormai vuota s’infrangeva. Sarebbe andato perso, per sempre.
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