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una novità al giorno. Dopo le ferie, Ian McEwan, Miele, Einaudi

Creato il 28 luglio 2012 da Atlantidelibri

Ian McEwan,Miele, Einaudi
Traduzione di Maurizia Balmelli

«Mi chiamo Serena Frome e poco meno di quarant’anni fa mi mandarono in missione segreta per il British Security Service».

Siamo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta. La Guerra Fredda è terribilmente calda e la rivoluzione sessuale con la sua invasione di minigonne non contribuisce ad abbassare la temperatura. In una Cambridge agitata dai primi fermenti della contestazione, Serena studia matematica ma riversa le sue ambizioni letterarie in un giornale studentesco dove cura una rubrica editoriale. Scrivendo di libri scopre di essere diversa dalla massa dei suoi coetanei, generalmente orientati a sinistra: recensisce entusiasta Solženicyn, Miłosz, Koestler e tutti gli altri autori che,
direttamente o indirettamente, criticano o soffrono la censura del blocco sovietico. Nel frattempo intreccia una relazione con un professore di storia, Tony Canning, cinquantenne, sposato, che fin
dai tempi della guerra aveva collaborato con i Servizi inglesi. Insomma: una spia.
Sarà lui a introdurre Serena all’interno dell’MI5, il controspionaggio inglese. E cosa c’è di più eccitante per una ragazza romantica, sognatrice e un po’ ingenua che giocare alla spia?
Alcuni mesi dopo, a Serena viene affidato un incarico: gestire il finanziamento da parte dei Servizi, attraverso una Fondazione di facciata, di alcuni scrittori, giornalisti, intellettuali «non allineati»
all’ideologia egemone – socialista, filocomunista o filosovietica – dell’intellettualità britannica. Non si tratta di intervenire su ciò che scrivono ma di «facilitargli la vita», sovvenzionandoli, di modo che possano scrivere e pubblicare i loro testi. Blandirli, attirandoli come api al miele. Nome in codice: «Operazione Miele».
Solo l’immaginazione di McEwan poteva creare una spia tanto improbabile (ma adorabile) quanto Serena: eppure, come sempre nei suoi romanzi, il ribaltamento dei cliché è un gioco serissimo, un’indagine sulle relazioni e sulle menzogne che le tengono in piedi.
La penna con cui McEwan ci riconsegna gli anni Settanta non è certo intrisa nel miele della memoria: con la lucidità spiazzante che gli è propria, l’affresco che ne fa l’autore di Espiazione
spazza via tutti i luoghi comuni su quegli anni. Un romanzo che guarda a Le Carré e a Graham Greene, ma che è anche una riflessione sulla scrittura, un grande atto d’amore verso la letteratura e il suo potere di ribaltare la verità, di trovare una via di fuga anche quando tutto sembra perduto.



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