Magazine Cinema
di Francois Ozon
con Romain Duras, Anais Demoustier, Aurore Clement
Francia 2014
genere, melò, thriller
durata, 107'
Tra stereotipi e nuove conferme, il sottile confine delle identità sessuali e le conseguenze che esso comporta sulla stabilità dell’istituzione familiare sono i temi principali di "Una nuova amica", ultima fatica di Francois Ozon, in cui l’elaborazione del lutto per la perdita dell’amica d’infanzia e la condivisione del segreto che in qualche modo la riguarda, sono alla base della storia di desiderio e di passione destinata a sconvolgere le certezze degli inquieti protagonisti.
Trattandosi di un melo' che assume quasi subito le forme di un thriller hitchockiano e che si nutre, seppur con toni meno viscerali, della schizofrenia sentimentale tipica del cinema di Almodovar, risulta difficile addentrarsi nei particolari della trama senza togliere allo spettatore il gusto della sorpresa. Basterà dire che la stravagante abitudine di David, interpretato da Romain Duris, così pubblicizzata in fase promozionale, e' solo uno dei motivi d'interessi del film, che utilizza l'ambiguità sessuale del protagonista, non tanto per capire le ragioni della sua diversità, quanto piuttosto come espediente narrativo (l'intreccio nasce dal tentativo di nasconderla) e in funzione del mondo che descrive, rivelato dai cliché e dalle ipocrisie suscitat dalla presenza dell'indeciso protagonista.
Più utile e' invece soffermarsi sulle caratteristiche del film, a partire dalla particolarità della messinscena, che spinge il film dalle parti della fiaba grazie al lavoro di astrazione operato sugli ambienti, carichi di dettagli scenografici, eppure attraversati da una costante di indeterminatezza che impedisce di stabilire coordinate spaziali e temporali e amplifica le caratteristiche di universalità del racconto. Così come rilevare la capacità di Ozon di far parlare gli oggetti, decisivi quando si tratta di far calzare a Claire (Anais Demoustier)un paio di occhiali scuri per segnalare la decisione di nascondere al marito le abitudini di David, oppure, nell'ultima scena, di affidare alla diversa tipologia di scarpe (con e senza tacchi) indossate dai protagonisti, il compito di definire una volta per tutte il loro ruolo all'interno del sodalizio. Particolari invisibili ma determinanti, che sembrano voler giocare con l'occhio dello spettatore. Forse per ricordagli che nulla è come sembra e che in certi casi l'apparenza inganna.
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