Dragon Ball Z torna videogioco in una forma diversa dal solito picchiaduro a incontri: esperimento riuscito oppure no?
Dopo essere stato munto a più non posso in tutto il mondo per più di vent'anni e aver sfinito persino i suoi stessi fan a colpi di repliche e merchandising, anche per Dragon Ball Z è iniziato un lento declino che lo vede apparire sempre più raramente soprattutto nel panorama videoludico, soppiantato dai nuovi shonen del momento come One Piece o Naruto.
Questo non significa che sia stato dimenticato o che non ci sia più posto per Goku, Vegeta e gli altri sui nostri teleschermi: ogni tanto bisogna pur spremere un altro po' questa gallina dalle uova d'oro che continua a conquistare sempre nuovi lettori e spettatori. Artdink ci ha provato con un titolo diverso dal solito, un brawler che è più un "simulatore" dei famosi combattimenti della serie che un picchiaduro a incontri vero e proprio. Dragon Ball Z: Battle of Z si ispira fortemente a Dragon Ball Z: Idainaru Dragon Ball Densetsu, peculiare titolo uscito a metà degli anni '90 per PlayStation e SEGA Saturn che, forse a causa dei limiti tecnologici dell'era, non riuscì pienamente a raggiungere gli obiettivi prefissati, ritagliandosi un posticino nel cuore dei fan e venendo dimenticato da tutto il resto del mondo... fino ad oggi.Frammenti di Dragon Ball Z
Pur diventando sempre più elaborati e spettacolari, i vari picchiaduro a incontri di Dragon Ball non sono mai riusciti a riprodurre al cento per cento la frenesia e la complessità dei coreografici combattimenti orchestrati da Akira Toriyama nella seconda parte del suo manga. Battle of Z si propone proprio questo obiettivo, schierando un gameplay decisamente peculiare che si fonda sulle battaglie più importanti e convulse della serie, prendendosi qualche licenza qua e là per traslarle in una lunghissima serie di missioni.
Le battaglie sono più di quaranta, in effetti: si comincia ovviamente con l'arrivo dei Saiyan sulla Terra e si passa per gli archi narrativi di Freezer, di Cell e di Majin Bu, infilando nel mezzo qualche scontro tratto da alcuni lungometraggi animati - come Il Super Saiyan della Leggenda e La Vendetta di Cooler - per arrivare alla più recente proposta cinematografica di Dragon Ball Z, La Battaglia degli Dei. È stata completamente esclusa la serie Dragon Ball GT e gran parte delle missioni propone delle sfide "alternative" che ci raccontano cosa sarebbe successo se avessero vinto i cattivi di turno o che ci mettono proprio nei panni dei nemici di Goku e soci. La proposta, tutto sommato, è più che generosa, anche se lascia un po' perplessi la scelta dei personaggi nel roster, che include gli scagnozzi anonimi di Freezer, per esempio, ma non propone Gogeta o Jamemba. Ogni missione è introdotta da una breve sequenza cinematica che riassume la vicenda in poche battute, riprendendo quelle del fumetto e della serie animata: la trama, insomma, è parecchio stringata e non ci sono sequenze narrative a legare le varie missioni, lasciando quindi spaesato chiunque non conosca la storia di Dragon Ball Z. I testi in italiano, per fortuna, sono piuttosto chiari, e sottotitolano il doppiaggio in lingua inglese che fa un po' rimpiangere le voci giapponesi e le loro urla cariche di intensità. Il risultato è una specie di cartone animato frammentato, grazie anche alla realizzazione grafica in un ottimo cel shading che se non stupisce su PlayStation 3 di certo lascia una piacevolissima impressione sul piccolo schermo OLED di PlayStation Vita, restituendo delle immagini che sembrano un vero e proprio anime interattivo. Dragon Ball Z: Battle of Z - Superdiretta del 25 ottobre 2013Squadra che vince non si cambia?
Oltre alla modalità Storia, Battle of Z propone anche una modalità cooperativa - che permette di affrontare le missioni online insieme ad amici e sconosciuti - e una modalità competitiva suddivisa in vari tipi di sfide.
Tagliamo la testa al toro, anticipandovi che giocare online prima dell'uscita del gioco in occidente non è stato affatto facile, soprattutto perché le opzioni sono risicatissime e non è possibile iniziare una partita finché non si è riempita la stanza. Le poche volte che ci siamo riusciti, abbiamo dovuto fare i conti con un netcode decisamente deludente che boicotta letteralmente la partita con un lag che rende arduo coordinarsi e giocare di strategia. I combattimenti di Battle of Z, infatti, non sono una mera questione di "button mashing" e richiedono invece un minimo di strategia che enfatizza la componente RPG implementata da Artdink. Il concetto è molto semplice: ogni personaggio può appartenere a una delle varie categorie di supporto, di attacco ravvicinato o di combattimento a distanza e possiede un trittico di mosse speciali peculiari. Se personaggi come Goku o Vegeta, nelle loro varie forme, sono particolarmente ferrati nello scontro da vicino o nella proiezione di attacchi energetici, altri come Crilin o Numero 18 possiedono delle abilità in grado di stordire brevemente i nemici o di curare i propri compagni. La scelta del team che deve affrontare una missione, insomma, diventa fondamentale, anche perché la modalità Storia, prima di essere conclusa, impone dei limiti ai personaggi che possono essere utilizzati per affrontare un determinato nemico, in accordo - o quasi - alla trama originale. Oltre a disporre di abilità e attacchi specifici, i vari personaggi aumentano di livello guadagnando punti esperienza e, come se non bastasse, possono essere potenziati equipaggiando loro le carte conquistate alla fine di ogni missione e aumentando valori come la potenza d'attacco in mischia e quella a distanza, la velocità di rigenerazione del Ki, la quantità di punti vita totali e via dicendo. Alcune carte, dette Premium, si sbloccano completando le varie missioni della modalità Storia e possono essere acquistate spendendo i punti Premium e i punti Dragon Ball guadagnati combattendo: tra esse spiccano anche gli oggetti che si attivano in battaglia, influenzando temporaneamente le capacità dei personaggi. Una volta scelto e configurato il proprio team, insomma, si lancia la missione e si inizia la battaglia... ed è proprio in quel momento che cominciano i dolori. E non solo per i nostri nemici.Un bel calcio nelle sfere del Drago
In realtà, le prime missioni di Battle of Z sono piacevoli e rinfrescanti. Propongono un approccio diverso dal solito e riproducono in maniera piuttosto convincente i famosi combattimenti dell'anime. Il sistema di controllo non è proprio intuitivo, e ci vuole un paio di missioni per abituarsi nonostante la sua apparente semplicità: un tasto è deputato all'attacco in mischia che può allungarsi in una semplice combo, due permettono di alzarsi o di abbassarsi in volo, un quarto consente di lanciare un proiettile energetico. Combinando i quattro tasti principali con un dorsale si effettuano le mosse speciali del personaggio che stiamo controllando, tra le quali ne spicca una, uguale per tutti, che permette di scagliare via il nemico e di dare inizio alle famose partite a ping pong con il bersaglio di turno. È naturalmente possibile agganciare un nemico e cambiare bersaglio con un semplice tasto, ma anche prendere di mira un compagno per curarlo o rianimarlo in caso di necessità, magari trasferendogli un po' del nostro Ki. Quest'ultimo, infatti, alimenta le nostre mosse speciali, e bisogna calcolarne il consumo se non si vuole restare storditi dopo aver usato un attacco che non potremmo permetterci. L'intera scena è sovrastata dalla barra Genki, che si va caricando man mano che il tempo passa e si picchiano i nemici, e che raggiunti determinati punti sblocca la possibilità di effettuare delle potentissime tecniche speciali, se non addirittura quelle finali che solo pochissimi personaggi possono permettersi di lanciare.
Fin qui sembra tutto molto interessante e divertente, nevvero? I problemi invece sorgono dopo qualche missione e arrivati alla saga di Cell bisogna fare i conti con gli errori di valutazione di Artdink: la difficoltà si impenna mostruosamente e ci si ritrova costretti a chiedere aiuto online o a ripetere le missioni precedenti per aumentare di livello i personaggi o guadagnare nuove carte e punti da spendere. Come se non bastasse, l'intelligenza artificiale dei nostri tre compagni, che non possiamo controllare, rasenta la stupidità più assoluta. Non di rado ci è capitato di fallire una missione proprio alla fine perché i nostri compagni, a pochi metri dal nostro corpo esanime, si rifiutavano di rianimarci, lasciando scadere il conto alla rovescia che segna il consumo delle nostre "vite", terminate le quali... è game over. Nonostante sia possibile dare delle indicazioni generiche sulla tattica da seguire in battaglia, i nostri partner sembrano fare costantemente di testa loro, curandoci sporadicamente o rifiutandosi di attaccare il nostro stesso bersaglio, magari tuffandosi a testa bassa contro boss giganti come Hildegarn o Vegeta nella forma di scimmione. Benché si giochi in quattro ci si sente sempre soli, insomma, e la frenesia dei combattimenti manda continuamente in tilt una telecamera che non riesce a star dietro efficacemente all'azione, confondendoci spesso le idee. Ancora peggiore è il caso di alcune missioni che bisogna completare scagliando una tecnica finale, come la Sfera Genkidama di Goku: in questi casi il nostro personaggio resterà immobile a caricare il suo colpo definitivo e il giocatore passerà un intero minuto a premere ripetutamente un tasto per incanalare l'energia Genki accumulata da tutti i giocatori del mondo (un piccolo tocco di classe, accompagnato peraltro dagli username PSN veri e propri). Il problema è che gli attacchi del nemico possono interrompere il processo, costringendoci a ricominciarlo da capo se non facendoci fallire la missione, sottolineando ancora una volta l'imbarazzante intelligenza artificiale dei nostri compagni che fanno di tutto tranne che difenderci: una situazione a dir poco frustrante che, alla fine, ci fa un po' rimpiangere quei banali picchiaduro a incontri di cui credevamo di non aver più bisogno.Pro
- Buona realizzazione tecnica
- Gameplay interessante
- Tante missioni e co-op online
Contro
- Intelligenza artificiale deludente
- Difficoltà calibrata male
- Abbastanza ripetitivo