Brescia, la pattumiera più ricca d’Italia
Il progetto di una nuova discarica di rifiuti speciali a Rezzato, in provincia di Brescia. 2 milioni di metri cubi di rifiuti da stoccare in otto anni. Transito di 92 mezzi pesanti al giorno. E tra i rifiuti: terreni contaminati, vernici, carcasse animali, percolato.
Non basta il livello inquietante di morti di cancro che si registra nella zona sud-est di Brescia a convincere gli amministratori locali, dai comuni alla Provincia alla Regione Lombardia, a bloccare i progetti delle nuove discariche nel capoluogo lombardo.
Se il progetto approvato pochi giorni fa non troverà opposizione, arriveranno a Brescia da tutta Italia due milioni di metri cubi di rifiuti speciali come scarti alimentari, carcasse animali, derivati del petrolio e del carbone, rifiuti dell’industria chimica, inchiostri, pitture e vernici, fanghi di fognatura, terreno contaminato.
Il conferimento continuerà per almeno otto anni, e potrebbe confliggere con l’altra grande discarica della zona: quella di amianto di San Polo, in via Brocchi (80 mila metri cubi), cui il Tar ha dato via libera a fine giugno. Nello studio di impatto ambientale si legge, a pag. 92: «In rapporto ai dati relativi alla mortalità…la realizzazione della nuova discarica non comporterà nessuna alterazione significativa rispetto alla situazione attuale rilevata».
Dato che stiamo parlando di una zona in cui la mortalità è estremamente elevata, bisogna dedurne che contribuirà fortemente al peggioramento della salute pubblica dei cittadini. Ascolta l’approfondimento e l’intervista a Valerio Beccalossi del CodiSa (Comitato Difesa Salute e Ambiente):