Il Movimento Cinque Stelle, dopo anni di voluto buio da parte dei media, è salito finalmente agli onori delle cronache. In senso negativo, ovviamente. Berlusconi ha raccontato ai suoi una colossale balla e, come al solito, ci hanno creduto tutti.
L’episodio è scaturito dai risultati delle elezioni regionali in Molise. Michele Iorio, pluri-inquisito pidiellino, si è confermato governatore per la terza volta con il 46,94%, staccando il rivale del PD Paolo di Laura di appena lo 0,79%, pari a 1469 voti. Un’inezia. Il PD si è subito scagliato contro il Movimento Cinque Stelle, reo, con il suo 5,60%, di aver fatto vincere Iorio. Berlusconi ha rincarato la dose: “Lunga vita a Beppe Grillo: il 95% dei suoi voti sono sottratti alla Sinistra”.
Non sarebbe la prima volta che il premier mente sapendo di mentire e che i democratici, per convenienza, gli vanno dietro alla grande. Va sottolineato che il M5S non sosteneva affatto Iorio e che il mancato appoggio al candidato del partito di Bersani è completamente coerente con la linea tenuta da Grillo fin dall’incipit dell’avventura politica. Anzi, sarebbe stato ipocrita il contrario.
È dall’incomincio che il Movimento lancia bordate contro il PD: troppo devoto all’inciucio, parolaio e inconcludente. Per nulla alternativo al centrodestra, tant’è che ormai è noto come lo definisce l’ex-comico: PDmeno-elle.
Il Movimento Cinque Stelle trova seguaci tra chi si è stancato della vecchia politica. Fa proseliti tra chi è colmo di rabbia anticasta. Il suo programma è totalmente diverso da quello della Sinistra, a partire dalla lotta alla Tav e al finanziamento pubblico ai partiti, mascherato da rimborso elettorale, per arrivare alla politica economica, praticamente opposta.
Ridicolo, insomma, pensare che Grillo abbia intercettato i voti degli elettori del PD. Molto più facile che abbia pescato nel grande bacino dell’astensione. Sottolinea Travaglio:
Grillo non è la causa delle loro disgrazie, ma è l’effetto. I suoi voti sono ex-voti che i partiti hanno perduto da un pezzo e non li riconquisteranno più, almeno finché seguiteranno a esibire certe facce, programmi e comportamenti. A comportarsi come una Casta di intoccabili.
Antonio Federico, il candidato in Molise, precisa:
È normale che il premier faccia queste provocazioni… In Italia la politica è come uno stadio, dove due squadre di calcio si sfidano e sugli spalti si tifa. Non c’è una carta di identità del nostro elettore medio, noi peschiamo nel non voto, tra i cittadini stanchi di un certo modo di fare politica. Non siamo una frangia del Pd che per ripicca si è separata e non ci interessa essere contro qualcuno. In vent’anni che Berlusconi è al potere il centrosinistra non è riuscito a fare nulla…
Beppe Grillo ironizza:
In Molise abbiamo fatto perdere il Pdmeno-elle? Loro, a perdere, ci riescono da soli, non hanno bisogno di appoggi esterni… Prima delle elezioni per i media il Movimento Cinque Stelle non esisteva e adesso i voti sono diventati di proprietà privata» del Pd e non una «libera scelta dei cittadini.
Il Movimento 5 Stelle è la prima forma di organizzazione sviluppata dal web in Italia. Nonostante la sordina mediatica, ha già ottenuto risultati importanti nelle elezioni. A Milano, Matteo Calise, il ventenne candidato sindaco, è riuscito a ottenere un seggio da consigliere. A Bologna, Ravenna e Savona hanno superato il 9%, a Trieste e Arezzo sono andati vicino al 6. Il top l’hanno toccato a Rimini, strappando l’11,3% dei voti. Siedono nei consigli regionali in Piemonte e in Emilia Romagna.
Anche una volta eletti, non sono stati contaminati dalla Casta, marcando così ancora di più la differenza con gli altri: si sono drasticamente ridotti le indennità, devolvendo gran parte ad opere pubbliche o alla cassa del Movimento.
Spiega Mario Adinolfi:
Questo rifiuto del privilegio del politico è stato dirompente per l’ulteriore ascesa di un movimento che basa il suo successo su tre fattori: far politica utilizzando al meglio il Web, farla con giovani che rendono conto in modo trasparente del loro operato e farla con una forte connotazione anticasta. E finora non hanno calato l’asso-Grillo, sono quasi senza soldi perché il loro guru è un po’ tirchio e sono stati osteggiati da tutti i commentatori.
In definitiva, è chiaro come i grillini siano usati dal PD solamente come capro espiatorio della debacle sia in Molise (non sono riusciti a raggiungere la doppia cifra), sia in Piemonte (il M5S era l’unico tra i votabili contro la Tav, come ha fatto a rubare voti al PD?).
Lo capisce anche uno col sale in zucca tra i democratici, Pippo Civati, rottamatore vero, non come Renzi che è pronto a vendere l’anima a Veltroni:
Come fa il PD a dire certe cose? Il Cinque Stelle non è un alleato che se ne è andato e prende voti anche da chi non vota più Pd. Le elezioni si perdono sempre per colpa propria.
Sul piano nazionale, il Movimento Cinque Stelle è accreditato del 3,6%, secondo EMG. Si potrebbe pensare che non sia un granché, ma non è così. È vicino alla soglia di sbarramento, quindi potrebbe prendere seggi alla Camera, mentre al Senato li otterrebbe di sicuro visto l’ottimo seguito in alcune regioni, Emilia Romagna in primis. Da sottolineare, poi, che la quota non è così dissimile, o addirittura superiore, a soggetti politici considerati di primo piano: FLI è dato al 3,9%, l’API allo 0,9, l’MPA allo 0,6, La Destra all’1,4%. Senza contare le tante mini stampelle del Governo, a malapena rilevabili nei sondaggi.
Beppe Grillo ha già tracciato il sentiero per le elezioni prossime venture:
Il M5S non va a Destra, né a Sinistra. Va avanti.
Fonti: Il Fatto Quotidiano, Corriere della Sera, La Stampa