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Una pagina da girare, il prossimo capitolo da scrivere, una vita da raccontare.

Da Andrea Venturotti

La vita ci è stata data per una creatività. Il tempo è come il tessuto su cui occorre disegnare una creazione” – Luigi Giussani

Chi dice che venti anni sono pochi si sbaglia di grosso. Sono pochi se ne hai sessanta e ne hai passati quaranta a fare nulla, oppure se li hai occupati con qualcosa che non ti piace e te la sei fatta andare bene.

L’unico modo per avere la vita che si vuole è quello di imboccare una strada e cominciare a correre. Correre con la mente, più che con il fisico. Abbiamo la dimostrazione che ciò che siamo lo decide la nostra mente. Penso ad Alex Zanardi. Uno che ha dovuto rivedere la sua “idea” di felicità. Per chi non lo conoscesse, facendo un riassunto in poche parole, lo definirei così: “Nato, cresciuto, diventato pilota, dimezzato e… Iron Man”. Su nato e cresciuto poco da dire. Alex è stato un ragazzo come me, con i suoi sogni e le sue passioni. Diventa pilota di Formula 1 e Formula Indie e… VINCE. Aveva tutto quello che sognava. Aveva il tempo. Lo aveva sfruttato al massimo. Poi, l’incidente. Uno spaventoso incidente in pista che lo costringe all’amputazione di entrambe le gambe a livello della coscia. Persona, pilota, umano: FINITO. Oh no… no… no signori miei… Questo ha preso il tessuto sul quale aveva disegnato la sua idea di felicità, lo ha tagliato e messo da parte. Tagliato come avevano tagliato lui stesso. E’ diventato più forte, ha continuato a correre in macchina, ebbene si, senza gambe ed ha continuato a vincere. Vi ho spiegato il riassunto della sua vita. Manca: IRON MAN. Questo signore decide di darsi all’Hand-Bike. Una bicicletta modificata per disabili che viene fatta muovere attraverso l’uso delle mani. Fa quello che faceva in macchina. Vince. Vince il mondiale di categoria, infrange ogni record di quel mondo fino a che… non gli bastava. Sente parlare dell’iron man. Una gara che è temuta persino dalle persone che sono ancora tutte intere: 3,8 chilometri a nuoto (ripeto, senza gambe!), 180km in Hand Bike e una maratona intera (42km) in carrozzella. Alex ha finito la gara. E’ arrivato in fondo, dove tanti non sono arrivati. E’ mortificato, Alex, all’arrivo. Dice di non aver fatto abbastanza. Dice di aver sbagliato i cambi, di aver gestito male i liquidi. Promette che il prossimo anno sarà di nuovo alla partenza di questa pazza gara e che scalerà ancora del tempo al suo record personale. Il tutto alla soglia del mezzo secolo di vita.

Una pagina da girare, il prossimo capitolo da scrivere, una vita da raccontare.

Ora… provate a dirmi una cosa… io: Nato, cresciuto, “studiato” e adesso “disoccupato”. Cosa diavolo dovrei dire? I miei sogni attuali? Essere indipendente da tutto e tutti. Indipendente economicamente, moralmente, spiritualmente… Ho avuto ciò che è stato dato a tutti. Un tessuto per venti anni. Sul quale ho scritto. Ho scritto i miei sogni: diventare un pilota, un astronauta, uno chef, persino un professionista di sport estremi. Poi ho capito che ora come ora, sarei felice con un lavoro da scrivania, di quelli dove ti devi alzare poco e parlare tanto. Ho sognato di vivere in una casa lussuosa, volendo sempre di più, pur non mancandomi nulla. Attualmente non ho una scala interna per andare in cucina o in qualsiasi altra parte della casa. Ho sognato l’amore, davvero tanto quest’ultimo. Ho cercato di trovarlo nelle ragazze più disparate e differenti fra loro. Ho provato a guadagnarmelo da una ragazza dolcissima, ma che forse era troppo dolce per me, l’ho cercato anche in qualche amica, pensando di scovare qualche nuovo tipo di rapporto. Nisba. L’ho strappato a una ragazza che alla fine ha strappato me… e a me… non è restato che strappare il tessuto. Cancellare totalmente i miei vecchi sogni, i miei vecchi bisogni. Sognavo di fare un book fotografico con me e lei mano nella mano in ogni parte del mondo… chiudendo ogni vacanza con una foto del bacio dato nel posto che ritenessimo più bello. Un bacio sulla Tour Eiffel, un bacio sulla statua della libertà, un bacio in ogni dove per ricordare il momento più bello. Le sue labbra, le sue mani, i suoi occhi che pur restando chiusi dicevano lo stesso qualcosa. Questi sogni oggi non ci sono più. C’è solo una sveglia che suona, il contatto del pavimento gelido con i miei piedi nudi, il brivido sulla schiena che sale ogni mattina al quale non mi abituerò mai e… la parte sinistra del letto sempre intatta. Il cuscino in perfette condizioni, le coperte tirate e… il freddo. L’immagine è forte e dannatamente triste… ma ditemi… come posso lamentarmi io di aver strappato un pezzo di tessuto della mia vita a causa di una che mi strappato il cuore, quando Alex… il nostro Alex si alza tutte le mattine e non sente il freddo solamente perchè i piedi non li ha più?

Una cosa è certa. Non puoi cancellare un pezzo di vita strappando via cose che ti ricordano il passato. Alex avrà sempre i suoi trofei che gli ricorderanno sempre che è un grande pilota, così come avrà sempre la cassetta dell’incidente di quella maledetta gara. Io avrò sempre il ricordo di lei, degli scogli, del gelato e di tutte le cose che non saranno mai al livello di una Parigi qualsiasi, avrò sempre con me il ricordo di quando stavo bene con la persona che mi faceva stare bene facendo niente…. avrò sempre il ricordo che, l’amore, c’è, c’è stato e ci sarà… Magari non verso di lei… ma questo fa parte del suo tessuto… mica del mio no?!

Una pagina da girare, il prossimo capitolo da scrivere, una vita da raccontare.


Tagged: Alex, AlexZanardi, amicizia, amore, capitolo, cominciare, felicità, Formula1, freddo, futuro, Gara, Hawaii, IronMan, lavoro, letto, presente, raccontare, Rivalsa, rivincita, vita, Zanardi


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