Una parola al giorno toglie il digital divide di torno. La parola di oggi è hoax: sembrano cose vere ma sono bufale. Hoax, appunto. Non tutto quello che si legge in Internet è vero, anche se verosimile. Imbroglioni, truffatori e burloni sono sempre in agguato anche sulla Rete e dunque si deve imparare a distinguere il grano dal loglio. Le bufale digitali più diffuse sono le catene di sant’Antonio le mail con appelli umanitari e sanitari e le catene di solidarietà. Seguono gli allarmi su presunti virus informatici con nomi improbabili. I social network, soprattutto Facebook, sono diventati (ahi noi!) veicoli straordinari di diffusione di hoax
Bufale o asini che volano…
Basta che uno posti la più inverosimile delle cavolate e giù tutti a rilanciare e condividere, senza neanche tentare una verifica. Che lo facciano gli utenti più sprovveduti, passi. Purtroppo anche molti giornalisti abboccano e pubblicano notizie strampalate. Dimenticano una delle regole fondamentali della professione: incrociare, distinguere e controllare le fonti.
Tempo fa mi occupai della bufala dell’”ultima macchina per scrivere”, un vero e proprio caso di studio.
C’è un attento osservatore della Rete, il giornalista Paolo Attivissimo, che nel suo blog Il Disinformatico offre un prezioso servizio antibufala. Ho trovato clamorose bufale in tema di sicurezza alimentare – tranquillamente rilanciate anche da importanti organi di informazione – sul sito Il fatto alimentare.