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Una Piccola Impresa Meridionale – Recensione

Creato il 27 ottobre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
La nostra recensione di Una Piccola Impresa Meridionale, con Rocco Papaleo e Riccardo Scamarcio.

Photo credit: SinixLab / Foter.com / CC BY-SA

La piccola impresa meridionale a cui si riferisce il titolo forse non è quella che ristruttura il faro in cui Costantino, dopo essersi “spretato”, si rifugia per evitare le malelingue di paese. La vera impresa (in senso figurato) è quella di far convivere nello stesso posto tutti i comprimari che arrivano nello stesso posto per le ragioni più disparate.
Anche Arturo (Riccardo Scamarcio), lasciato dalla moglie fuggita con un’amante misterioso, sceglie di allontanarsi dal paese per non sentirsi più dare del cornuto, cercando ospitalità nel faro assieme al cognato.
Persino Valbona (Sara Felberbaum), fa ospitare la sorella escort Magnolia (Barbara Bobulova) al faro, per evitare pettegolezzi.
A loro si uniranno anche una coppia lesbica e una vivace impresa di ristrutturazioni, composta da un padre separato con figlia a carico e dal socio Gennaro (che si fa chiamare Jennifer “perchè è più internazionale”).
La ristrutturazione del faro parte come esigenza pratica, dettata dalle necessità, finendo per coinvolgere tutti quelli che erano arrivati lì per fuggire da qualcosa. Questo lavorare insieme porterà un gruppo così eterogeneo a conoscersi a superare alcune iniziali diffidenze e ostilità.
Rocco Papaleo ci riprova dopo il riuscito “Basilicata Coast to Coast” accompagnando sempre le storie dei suoi personaggi in paesaggi naturali suggestivi, mettendo personaggi diversi a confronto con esami di coscienza e malinconie esistenziali che ricordano “I Laureati” a cui partecipò nell’esordio di Pieraccioni. Gli spazi di commedia sono sfumati e delicati, per far sorridere senza sguaiare, lasciando sufficentemente a suo agio Scamarcio anche in gag e situazioni lontane dal suo repertorio classico. Papaleo si concentra sulla regia, lasciando al suo protagonista più un ruolo da accompagnatore, nella trama, per i vari comprimari.
Il clima da “famiglia allargata” dimostra una non estraneità del regista nell’imbastire la vicenda per essere odierno e recepibile da ogni pubblico, nonostante tutto giri intorno ad una piccola comunità.
Il punto debole della pellicola però rimane l’atmosfera da fiaba della scena finale, che vorrebbe spezzare una lancia del pregiudizio ispirandosi alle scene corali all’americana, ma che finisce per stonare ed essere sopra le righe rispetto ai toni e all’ambientazione del film.
Complessivamente la piccola impresa di Papaleo intrattiene lo spettatore, mantiene viva la vicenda con discreta verve, pur mancando dell’equilibrio di Basilicata Coast to Coast.


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