Sono passati più di quattro anni da quel tragico giorno in cui un sisma di inaudita intensità colpì di notte, quasi a tradimento, la città di L’Aquila trovandola totalmente impreparata.
Com’è noto i terremoti sono eventi naturali purtroppo non del tutto prevedibili; da ciò se ne deduce che anche in questo caso si sia trattato di una calamità inaspettata a cui non si poteva porre rimedio.
In realtà a L’Aquila accadde qualcosa di diverso: la popolazione infatti era preoccupata perché da mesi le scosse si manifestavano con insistenza in una climax di intensità crescente creando sgomento e panico; la gente si riversava nelle strade, dormiva nelle auto e chiedeva chiarimenti.
L’epilogo di tutta questa vicenda fu drammatico ed il conto salatissimo: 308 vittime ed una città martoriata; gran parte della popolazione non ha potuto ancora oggi rientrare nelle proprie case, abitazioni prive di criteri antisismici venute giù come fossero di marzapane, quelle stesse case in cui la Protezione Civile invitava a stare e che infine si sono rivelate delle trappole; persino la casa dello studente, che doveva rappresentare l’emblema della sicurezza, è venuta giù seppellendo molti studenti. A questo si aggiunge l’ingente patrimonio artistico della città che vanta chiese di enorme prestigio divenute, nella maggior parte dei casi, vuoti contenitori di preghiere ancora sussurrate.
A cura di Agnese Moschella