Una “Primavera coreana”?

Creato il 24 gennaio 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Mentre il 2011 volgeva al termine, la morte del leader nordcoreano Kim Jong Il ha colto il mondo di sorpresa (inclusa la CIA che, come tutti noi, ne veniva a conoscenza solo 48 ore dopo). Data la poca conoscenza della Corea del Nord in Occidente, i media hanno potuto solo speculare sul futuro del nuovo regime di Pyongyang. I soliti esperti, poi, hanno colto l’opportunità per rinnovare il loro appello a favore di un cambio di regime. Dopotutto, il 2011 è stato l’anno delle rivolte di massa contro i regimi repressivi; non potrebbe il destino avere in serbo la stessa sorte per la Nordcorea?

Se qualcosa di chiaro è venuto fuori nelle settimane successive alla morte di Kim Yong Il, è proprio che la caduta del regime nordcoreano non è possibile. Infatti, già dal 2008, il mondo sapeva della debole salute di Kim. Inoltre, la Corea del Nord ha già affrontato una successione in precedenza: nel 1994, Kim Il Sung morì durante un periodo incredibilmente tumultuoso, sia in patria sia all’estero. Kim Jong Il prese le redini del potere nel momento in cui il blocco commerciale socialista era collassato, eliminando in sostanza, da un giorno all’altro, tutti gli alleati storici e i partners commerciali della Corea del Nord. Non solo vennero a mancare importazioni fondamentali, come il carburante per i trattori, ma la Nord Corea si trovò di fronte a un mondo nuovo, in cui il suo nemico storico – gli Usa – era diventato l’unica superpotenza. Subì anche un difficile periodo di siccità e alluvioni, che contribuì all’acuirsi della crisi alimentare (si pensa che siano morti più di un milione di nordcoreani per la carestia) sotto il governo di Kim Jong Il.

Secondo tutte le testimonianze, la successione sta andando come programmato. Il 30 dicembre il figlio di Kim Jong Il, Kim Jong Un, è stato nominato comandante supremo dell’Esercito Popolare coreano, dimostrando che gode del supporto della Commissione militare e del Partito dei Lavoratori. Mentre l’ascesa di Kim Jong Un non porterà, probabilmente, a cambiamenti significativi nel breve periodo – né politici né economici o militari – il suo regno reca alcuni punti interrogativi. Si sa poco di lui; oltre al fatto che è giovane, sappiamo che è stato educato in parte fuori dalla Nord Corea, in Svizzera, e che non è cresciuto durante la guerra fredda.

Ciò che succede in Corea del Nord, comunque, è chiaramente condizionato da quello che succede a Seoul, e i venti del cambiamento stanno soffiando forte a sud della zona demilitarizzata, dove i movimenti della società civile stanno sfidando l’impostazione retrograda, da nuova guerra fredda, della dirigenza del paese. Dopo 4 lunghi anni di politiche repressive e di linea dura sotto il presidente Lee Myung Bak, il 2011 ha segnato la rinascita della democrazia in Corea del Sud grazie a tre sviluppi particolarmente illuminanti per la pace, la giustizia economica e la lotta alla corruzione.

Primavera in Corea del Sud

Un movimento della società civile che sta sfidando con successo la militarizzazione della Corea del Sud e la sua alleanza con gli Usa, è la stimolante organizzazione di contadini, pescatori e delle sommozzatrici del villaggio di Ganjeong, i quali lavorano senza sosta per fermare la costruzione di una base navale nell’isola di Jeju. Se tutto procederà come stabilito, entro il 2014 la base ospiterà 20 navi da guerra, portaerei nucleari e sottomarini, e due cacciatorpediniere Aegis integrati con il sistema di difesa missilistica Usa. E questo non è un villaggio qualsiasi, su un’isola qualsiasi. Ganjeong è sede di un sito dichiarato patrimonio mondiale dall’Unesco, una riserva della biosfera, dichiarata dal governo “area da preservare assolutamente”, caratterizzata da rare formazioni rocciose, abbondanti e fertili terreni, acque dolci e salate incontaminate, e vita marina a rischio. Anche se gli abitanti del villaggio hanno iniziato la lotta non violenta da ormai quasi 5 anni, il 2011 è stato un punto di svolta nella loro abilità di attirare l’attenzione, sia nazionale sia internazionale, inclusa quella dei media con la maggiore copertura, e la solidarietà mondiale.

Usando tattiche d’azione diretta, incluso l’uso dei propri corpi per bloccare i camion da costruzione e le navi da dragaggio, gli abitanti di Ganjeong hanno ritardato la costruzione della base di quasi 8 mesi. Mentre la copertura internazionale della loro lotta cresce, cresce anche la repressione da parte del Governo e della Marina sudcoreani. Dozzine di attivisti e abitanti sono stati malmenati, multati e arrestati, incluso il sindaco di Ganjeong, Kang Dok-Kyun. Imperterriti, gli attivisti e gli abitanti – supportati da centinaia di gruppi religiosi, pacifisti e ambientalisti in tutta la Corea del Sud e a livello internazionale – hanno continuato a organizzare proteste quotidiane presso il cantiere.

Buone notizie sono arrivate finalmente il 30 dicembre, quando l’Assemblea Nazionale ha tagliato il 96 per cento dei fondi stanziati della base navale per il 2012. Secondo l’attivista di Ganjeong Sung-Hee Choi, “un così enorme taglio di bilancio è senza precedenti nella storia della Repubblica di Corea”. Anche se questo taglio annuncia una grande vittoria per gli abitanti di Ganjeong, Choi avverte che quasi il 75 percento del bilancio del 2011, pari a 151,6 miliardi di won, non è stato usato a causa dei ritardi nella costruzione e che dunque la Marina, probabilmente, lo userà nel 2012 e per giustificare ulteriori fondi nel 2013.

Proteste dei lavoratori

Un altro esempio illuminante di organizzazione, che ha suscitato a livello nazionale una discussione sulla crescente ineguaglianza in Corea del Sud, viene da Busan, città portuale nel Sud Est del paese. Lì, Kim Jin Suk, la prima saldatrice donna del paese, ha organizzato una protesta individuale tutta al femminile contro i licenziamenti della Hanjin Heavy Industry and Construction. A gennaio, Kim ha scalato una gru alta 35 metri dopo che Hanjin aveva annunciato piani di licenziamento per 400 lavoratori. Per 309 giorni, la 51enne Kim ha vissuto nella cabina della gru, sopravvivendo a tifoni, monsoni e ondate di caldo.

Dopo 100 giorni, quando lo spirito di Kim ha iniziato a venir meno, migliaia di cittadini da tutto il paese sono saltati su centinaia di “Autobus della speranza” per mostrare il loro supporto alla protesta di Kim. La polizia antisommossa ha usato cannoni ad acqua e lacrimogeni per fermare la prima ondata di 7000 passeggeri che viaggiavano su 185 autobus.

Il 10 novembre, Kim, alla fine ha rinunciato alla protesta, ma solo dopo che la compagnia e il sindacato hanno elaborato un accordo che prevede il reintegro di 94 lavoratori entro un anno, compensazioni per i lavoratori dismessi, e il ritiro delle cause legali. La protesta di Kim ha rispecchiato la rabbia crescente tra le classi medie lavoratrici della Corea del Sud, che si sono sentite ingannate dalle politiche a favore delle imprese dell’amministrazione Lee e dal sistematico smantellamento della rete di sicurezza sociale del paese.

Lotta contro la corruzione

Un terzo sviluppo in Corea del Sud, che è diventato leggendario per aver sollevato gravi accuse di corruzione riguardanti il presidente Lee e altri uomini politici, è il popolarissimo talk show online settimanale che è stato lanciato ad aprile. Chiamato NaneunGgomsuda (“sono un leccapiedi insignificante”), dal soprannome dato al presidente Lee dai suoi critici più accaniti, tratta della corruzione nella politica sudcoreana e del predominio dei media conservatori, pro-impresa e pro-governo. NaneunGgomsuda è il podcast più popolare della nazione con circa sei milioni di download a settimana. Secondo il giornalista del New York Times Choe Sang-hun, NaneunGgomsuda “è emerso come canale autorevole dai punti di vista anti-governativi”. A dicembre l’ex membro dell’Assemblea Nazionale Chung Bong-ju, uno dei 4 co-conduttori dello show, è stato condannato a un anno di prigione con l’accusa d’aver diffuso la voce che il presidente Lee fosse implicato in uno scandalo borsistico: un palese tentativo dell’elite politica di censurare lo show e intimidire i suoi conduttori.

Non solo il podcast è servito come mezzo determinante per l’espressione della rabbia di molti sudcoreani, ma ha anche giocato un ruolo importante, lo scorso novembre, nella rielezione del sindaco di Seoul. NaneunGgomsuda è stato tra i primi a far luce su un attacco di hacker contro il sito telematico della commissione elettorale nazionale, che si è poi rivelato essere stato coordinato da un funzionario del partito di governo al fine di rovinare le possibilità del candidato indipendente Park Won-soon. Con una vittoria schiacciante, Park ha battuto il probabile capolista del Grande Partito Nazionale Na Kyung-won. Si è trattata di una vittoria significativa per molte ragioni. In primo luogo, Park è conosciuto come il padre della moderna società civile sudcoreana, per aver finanziato diverse istituzioni liberali, come il gruppo “Solidarietà popolare per una democrazia partecipativa”, il primo comitato di controllo della nazione e l’organizzazione filantropica “Fondazione Meravigliosa”. Ora governa Seoul, la capitale, con una popolazione di più di 10 milioni di abitanti, che detiene la metà del PIL del paese. Inoltre, l’elezione a Seoul è un’anticipazione di quello che accadrà nelle elezioni dell’Assemblea Nazionale e nelle presidenziali dell’anno prossimo.

I cambiamenti in atto in Sud Corea possono non solo far strada a un regime più progressista nel 2012, che influenzerà senza dubbio il modo in cui Pyongyang sceglierà di relazionarsi con Seoul; ma anche a una maggiore giustizia sociale. Servono entrambi i capi delle due Coree per rendere possibile la politica della trasparenza, nonostante siano i dirigenti sudcoreani ad avere la maggior parte del credito.

Le rivolte popolari nel Sud indubbiamente influenzeranno le prospettive per la riconciliazione, la pace e la riunificazione. Questi cambiamenti sulla penisola coreana rappresentano un’opportunità unica per l’amministrazione Obama di avere un approccio costruttivo in Corea verso il cambiamento, invece che seguire ciecamente un presidente sudcoreano impopolare, il cui tempo è ormai scaduto.

(Traduzione di Nerina Schiavo)


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