Sul sito ci siamo recentemente occupati dei criteri di ripartizione dei diritti Televisivi in Italia, offrendovi una simulazione per la stagione 2012/2013 e, con un lavoro fatto a quattro mani con il writer inglese Ed Thompson (@edtompsn) provando a verificare gli effetti dell’utilizzo del criterio della Premier League in Serie A e viceversa.
Un tale cambiamento sarebbe ovviamente molto difficile da ottenere, perché comporterebbe una vera e propria rivoluzione nell’assetto anche economico del nostro campionato. Basti pensare che la Premier League distribuisce in maniera uguale fra tutte le squadre circa il 70% delle risorse, mentre la Serie A si ferma al 40%.
Recentemente l’Assemblea di Serie A ha deciso qualche piccola variazione, raddoppiando (da 15 a 30 milioni) il contributo per le società retrocesse e decidendo di ripartire i ricavi addizionali delle prossime due stagioni (si passerà da 866 milioni d 1006 milioni) fra le prime dieci classificate.
C’è però una proposta di modifica dei criteri di ripartizione che potrebbe essere effettuata in maniera abbastanza semplice (ricordiamo che dovrebbero votare a favore 14 delle 20 squadre) e che, pur non introducendo degli stravolgimenti economici, continuerebbe nel percorso di aumentare la quota di ricavi che vengono attribuiti in base al merito della squadra.
L’ha pensata Alessandro Canfora (@AleCanfora) uno studente universitario in occasione della sua Tesi di Laurea nel 2009. Adesso che nel suo lavoro sta mettendo in pratica quanto studiato, ha deciso di riprendere gli appunti e riproporli.
Al fine di allineare la ripartizione alla media europea, ho ipotizzato una diversa ridistribuzione delle risorse riducendo del 50% il peso relativo alla percentuale destinata alla determinazione del bacino d’utenza (termine alquanto aleatorio) introducendo (per un peso pari al 15% del totale degli introiti) un nuovo parametro: il coefficiente di occupazione dello stadio.
Da questa riflessione è nata l’idea di premiare quelle società in grado di saper stimolare l’affluenza di pubblico, incentivando tale attività attribuendo, appunto, una percentuale derivante dagli introiti dei diritti audiovisivi (…) in base al coefficiente di occupazione dello stadio.
Come si può notare dalla tabella 5 una diversa distribuzione di circa 142,5 milioni di euro basata su un criterio “meritocratico”, legato alla attitudine di ogni singola squadra di riempire il proprio stadio, modificherebbe sostanzialmente l’impianto della intera distribuzione delle quote dei diritti televisivi, con un rapporto “First to Last” (squadra più pagata su squadra meno pagata) che passa da 4,2 a circa 2,7.
Un tifoso in più allo stadio, in questo modo, genererebbe un effetto positivo non solo per quanto concerne i “ricavi da gara”, non solo sui ricavi derivanti dalla componente merchandising che si vorrebbe sviluppare, ma anche sulla propria quota dei diritti televisivi.
Potrete trovare nei dettagli nell’articolo “Stadi pieni: premiamo le società” pubblicato sul Numero 0 di Spomeweek, uscito nel mese di dicembre 2012.
Alessandro Canfora: “Stadi pieni: premiamo le società.”