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Una proposta per far salire il PIL: abolire le istituzioni

Creato il 17 luglio 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Dopo le proposte allo studio dell’esecutivo, si rispolverano vecchie ricette berlusconiane per guadagnare un punto di PIL in un anno: accorpare le festività alla domenica successiva. Ma noi ne avremmo un’altra: abolire governo, parlamento, presidenza della repubblica. Visto che siamo in tema di boiate…

Quando Berlusconi propose di accorpare le festività, facendole coincidere con la domenica successiva alla data di celebrazione, la società si espresse con toni poco lusinghieri nei confronti del nanetto di Arcore, colpevole tra l’altro di masochismo: meno festività significa meno “ponti”, e quindi meno possibilità di organizzare gare di burlesque di cui l’ex premier è noto appassionato. L’On. Osvaldo Napoli si indispettisce non poco quando gli si fa notare, ad Omnibus su La7, che il provvedimento di accorpamento festività è una vecchia proposta del centrodestra, ma tant’è che qualcuno ha ancora memoria lunga per sottolineare l’incoerenza degli esponenti politici che hanno retto le sorti d’Italia negli ultimi vent’anni.

Adesso la pessima idea viene ripescata: il carisma dei bocconiani, se mai ci sia stato, è ormai ridotto ai minimi termini e difficilmente un’idea del genere potrà avere seguito. Qualche settimana fa fu Polillo a riprendere in considerazione l’ennesima misura umiliante nei confronti delle forze produttive di un paese che non può uscire dalla recessione: ripeteremo fino alla nausea che, senza misure idonee alla programmazione economica, qualsivoglia correttivo è unicamente un contentino per tamponare momentaneamente una situazione resasi ormai drammatica.

Secondo i calcoli dei bocconiani, quelli che dimenticano di conteggiare circa trecentomila esodati, il PIL potrebbe crescere di un punto se si lavorasse il 25 aprile, 1 maggio, 1 novembre, 8 dicembre, giorno del santo patrono e pasquetta.

E’ interessante notare come, negli ultimi anni, si sia presa e fossilizzata l’abitudine di trascorrere le festività nei centri commerciali: sostanzialmente c’è una gran parte della società italiana (quella che gode dei fantastici contratti offerti dalla legge Maroni) che lavora tranquillamente durante i giorni festivi, primo maggio e pasquetta compresi. Non si faccia finta di non saperlo, non si ignori che la carenza di controlli in merito ha prodotto queste distorsioni.

Si aggiunga inoltre che gli italiani sono ormai al verde,come prova il pessimo andamento dei (finti) saldi di fine stagione: come dire che, nonostante l’aumento di produzione di beni e servizi, mancherebbero comunque i fondi per acquistarne nel breve periodo. Il sarcasmo rimane come sempre l’ultima difesa in nostro possesso: con la penuria di lavoro che si patisce alle nostre latitudini, dove si dovrebbe andare a lavorare? Il festival del ridicolo è sempre dietro l’angolo con la tecnocrazia dilagante che ha poca conoscenza della realtà.

Inoltre, a ben considerare le strade delle nostre città nel weekend e durante le festività, gli unici che dovrebbero recarsi a lavoro in quella ipotetica settimana sarebbero i liberi professionisti e gli impiegati degli uffici pubblici (questi ultimi impegnatissimi in infiniti tornei di girapollici), considerando che ormai la domenica viene vissuta, da molti pubblici esercizi, come un qualsiasi giorno feriale.

La distanza tra governanti e governati si amplia ogni giorno di più: quante volte, i brutti ed antipatici della loggia Monti, hanno trascorso nello shopping mall un giorno festivo? Hanno idea del fatto che ormai anche la domenica è diventata un giorno come gli altri?

Vogliono ridurre il popolo in schiavitù, ed il nuovo padrone è un libero mercato esasperato che ci chiede di diventare competitivi: non equiparando la qualità dei nostri prodotti a quella delle società industrializzate, ma livellando verso il basso la qualità di vita dei cittadini che devono adattarsi a vestire Made in China e a vivere con 400 euro al mese nonostante il latrocinio dei banchieri.

Ma in realtà una chance ci sarebbe, per uscire dall’impasse in cui la classe dirigente ha gettato il paese. Aboliamo le inutili, ridondanti, dispendiose istituzioni. Quirinale? Inutile, serve solo a mantenere un vecchiardo col pannolone a spese dei contribuenti. Governo? Serve solo a peggiorare le condizioni di vita del popolo ex-sovrano. Parlamento? Il posto di lavoro preferito da chi non ha mestiere.


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